Filippo Grimaldi, La Gazzetta dello Sport 28/10/2014, 28 ottobre 2014
ROMAGNOLI: «FENOMENO ALLA NESTA? ORA PENSO ALL’EUROSAMP»
La verità, Romagnoli: se era necessario che lei andasse a cercare gloria lontano da Roma e la Roma, la Samp è stata la scelta migliore.
«Concordo in pieno. Ho lasciato il mare a Nettuno, l’ho ritrovato qui... Scherzo. Ambiente perfetto, ottimi compagni. Gastaldello è fantastico, mi ha dato moltissimi consigli, idem per Palombo, Silvestre e Viviano. Alla Roma quest’anno lo spazio sarebbe stato molto minore, avrei rischiato di non giocare, o comunque di essere impiegato pochissimo».
Per un soffio, sabato sera, non avete fatto uno scherzetto ai suoi compagni giallorossi: di ieri e di domani.
«A fine gara ho parlato un po’ con tutti, ricevendo un sacco di complimenti, anche da Totti. De Rossi mi ha chiesto come mi trovavo a Genova. Tutto perfetto, davvero».
Zeman, Garcia, Mihajlovic, tre modi diversi di rapportarsi con i giocatori.
«Li unisce il grande carisma e la personalità. Passatemi il termine, Sinisa è il più “incazzoso”. Per Garcia è diverso, dipende da come hai giocato. Zeman è il più tranquillo».
Ha sentito Palombo dopo la Roma? «Nella vita bisogna sognare, io penso all’Europa».
«A questo punto comincio a crederci anch’io. Magari non alla Champions, però credo che l’Europa League sia alla nostra portata. Siamo forti. E le dico questo: le sfide contro Inter, Fiorentina e Milan diranno esattamente dove potremo arrivare quest’anno».
Lei non sembra avvertire la grande pressione che la circonda, dopo quel parallelo un po’ pesante, «il nuovo Nesta, ma con più tecnica», per dirla alla Mihajlovic.
«E’ impegnativo, certo, ma può solo inorgoglirmi. Chissà se un giorno riuscirò davvero a raggiungere i suoi livelli».
Nella vostra crescita collettiva, quale importanza dà al lavoro di Mihajlovic?
«E’ stato ed è fondamentale per un giovane. E vi spiego perché: non ha problemi a mettere in campo uno di diciotto o diciannove anni e, se va bene, pure a confermarlo. Più della metà dei meriti sono suoi, Ci trasmette tranquillità e una mentalità vincente».
Lei pensa all’azzurro , inteso come Nazionale di Conte?
«Non mi pongo limiti, ma neppure ci penso. E’ prematuro parlarne. Ora la mia attenzione è tutta sulla Samp».
Lei ha un romano doc in squadra, De Silvestri, e un presidente nato al Testaccio.
«Con Ferrero parlo in romano, mi tratta come un figlio. Io, però, abito a 50 chilometri dalla città, sono più burino».
Carlotta, il labrador arrivato come regalo da Totti, come sta? (lui sorride, n.d.r.)
«Proveniva da una cucciolata di Francesco, non fu lui a regalarmelo di persona. Sta benone, forse è un po’ sovrappeso. Abita a casa dei miei, qui non potrei tenerla».
E’ vero che Stramaccioni era arrivato a un passo da portarla all’Inter?
«Il mister mi parlò di questa ipotesi, ma la Roma disse no».
La sua carriera era iniziata da centrocampista?
«Centrocampista centrale. Poi, arrivato alla Roma, Tovalieri mi spostò in difesa, perché eravamo pochi nel ruolo».
Conti ha raccontato che quando la vide per la prima volta, lei era un po’ leggero, ma rapido di testa, capace di capire in anticipo le situazioni.
«Credo che questa sia la mia dote principale».
C’è un pericolo di ebbrezza da alta quota nella Samp?
«I rischi ci sono, ma non temiamo nulla e nessuno».
Ci racconta questa passionaccia per il 46, che poi sarebbe Valentino Rossi?
«Se non avessi fatto il calciatore, avrei voluto correre in moto o in auto. Ho seguito spesso Valentino da tifoso al Mugello con mio padre. In garage ho una Vespa d’epoca, una Special del ‘77 con cui d’estate vado al mare e una Yamaha R1. Ma state tranquilli: su strada non la guido...».