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 2014  ottobre 26 Domenica calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 10

(Una strage ignorata)

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QUESTIONI AGRARIE –
I mafiosi subito dopo la guerra e prima della legge agraria, ammazzavano i contadini poveri, i sindacalisti, i comunisti anche tirandogli addosso bombe a mano. Per esempio Giuseppe Scalia, agricoltore, attivista politico e sindacale, tra i fondatori della cooperativa Eraclea. Il 18 novembre 1945 passeggiava con il vicesindaco davanti alla Camera del Lavoro di Cattolica Eraclea (Agrigento) e gli arrivarono addosso, tutte insieme, parecchie bombe a mano. Oppure i contadini Giovanni Castiglione e Girolamo Scaccia, centrati da una bomba il 22 settembre 1946, mentre partecipavano a una riunione nella locale Camera del Lavoro. Bombe a mano anche nell’azione dell’esercito contro gli impiegati che chiedevano un aumento dei salari, 19 ottobre 1944.
A Portella della Ginestra morirono in 12 e tra questi Vincenza di 8 anni, Giovanni di 11, Giuseppe di 12, Serafino di 14.
Nel secondo dopoguerra in Sicilia dominava ancora il latifondo. Nel 1946 le proprietà che superavano i 50 ettari occupavano il 40% di tutta la superficie agricola. 282 latifondisti avevano il 10% delle terre siciliane, e i 4/5 dei contadini non possedevano neanche un pezzetto di terra.
Nel 1946 continue agitazioni delle più diverse categorie di lavoratori siciliani: zolfatai, netturbini, metallurigici, dipendenti pubblici, operai, ecc. A Caccamo una «caccia al grano» finì con l’uccisione e il sequestro di alcuni agenti: lo Stato dovette intervenire schierando 520 militari, 180 agenti della polizia e 8 autoblindo.
Storica antagonista delle rivolte dei lavoratori, soprattutto del movimento contadino: la mafia. «I mafiosi, gli ex confinati del fascismo, si presentavano agli occhi dei liberatori come antifascisti perseguitati e nello stesso tempo mostravano la loro capacità di mantenere e gestire l’ordine anche in una situazione di grave instabilità e di improvviso collasso delle istituzioni statali».
Accursio Miraglia, dirigente del Pci, diceva sempre: «Meglio morire in piedi, che vivere in ginocchio». Morì riverso sulla porta della propria abitazione, tra le braccia della giovane compagna russa, Tatiana Klimenko.
Il 2 novembre 1950, l’Assemblea regionale siciliana approvò la legge di riforma agraria. Non era la legge sognata dal movimento contadino, ma comunque smantellò il feudo in Sicilia. Tuttavia gli agrari, prima degli scorpori, ebbero il tempo di mettere in vendita la terra migliore, che fu acquistata, in gran parte, dai mafiosi.
Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 26/10/2014