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 2014  ottobre 25 Sabato calendario

NO ALLA MUSICA, SÌ ALLE SCIENZE: LA SCUOLA SECONDO IL CALIFFO

Abolite musica, arte e filosofia, cancellato ogni riferimento alle nazioni di Siria e Iraq, nessun contatto maschi-femmine e interruzione obbligatoria delle lezioni in coincidenza con le preghiere islamiche: è la scuola modello Jihad ovvero le direttive per il nuovo anno scolastico che il Califfo Abu Bakr Al-Baghdadi ha fatto distribuire a tutti gli istituti sui territori controllati dallo Stato Islamico (Isis), promettendo «pene severe» nei confronti di chiunque dovesse disobbedirgli.
Le scienze religiose
Le scuole di Raqqa e Mosul, le due maggiori città controllate da Isis, sono state le prime a ricevere l’editto emanato dal «Diwan della Conoscenza» ovvero il ministero dell’Educazione del Califfato che si propone con le nuove norme di «eliminare l’ignoranza, diffondere le scienze religiose e combattere i falsi curriculum».
Bandito il nazionalismo
Il fondamentale divieto riguarda ogni riferimento agli Stati di Iraq e Siria sotto qualsiasi forma: patriottismo e nazionalismo sono banditi, inni e canzoni scolastiche vengono modificate e ovunque vi siano riferimenti agli Stati post-coloniali sostituiti dal Califfato la disposizione «obbligatoria» è sostituirli con la dicitura «Stato Islamico». L’evidente intento è sfruttare le scuole per sedimentare nelle nuove generazioni la convinzione che il Califfato esiste ed è destinato a durare negli anni a venire.
Le materie proibite
Nelle scuole dell’area che si estende dalla periferia di Aleppo a quella di Baghdad non sarà più possibile studiare musica, arte, filosofia, sociologia, psicologia, storia nonché educazione religiosa di fedi diverse dall’Islam sunnita. Si tratta di materie considerate «diaboliche» e «devianti» che scompaiono del tutto mentre fisica, chimica, matematica e scienze restano nei curriculum seppur con alcune limitazioni. Anzitutto nei libri di testo devono essere strappate le pagine con immagini «contrarie all’Islam» e poi c’è il divieto assoluto di avvicinarsi alla teoria dell’evoluzione di Charles Darwin «perché la Terra è stata creata da Allah». Il Califfo tiene invece molto all’apprendimento delle lingue e l’editto promuove non solo la conoscenza dell’arabo, ma anche dell’inglese, lasciando intendere di voler allevare una generazione di jihadisti in grado di muoversi senza restrizioni in giro per il mondo.
Le soste per pregare
L’imposizione della legge islamica - la Sharia - è universale ed assoluta, con frequenti riferimenti a teorie salafite e il richiamo a libri di studio ampiamente diffusi in Arabia Saudita. Ciò significa totale segregazione fra maschi e femmine in classi separate e con insegnanti solo dello stesso sesso nonché l’obbligo di «abiti rispettosi della legge islamica» e delle «soste per pregare». In occasione delle cinque preghiere quotidiane che ogni musulmano è chiamato a pronunciare le classi saranno dunque «sospese», per consentire di rivolgersi in raccoglimento verso La Mecca.
Insegnanti precettati
Assieme alle dettagliate disposizioni su materie, abbigliamento e classi, l’editto del Califfo dello Stato islamico si rivolge anche a «insegnanti, bidelli e personale amministrativo di tutte le scuole» affermando che «sono tenuti a rimanere sul posto di lavoro ed a svolgere le loro mansioni» perché se dovessero andare via, dimostrando dunque dissenso verso Isis, andrebbero «incontro a sanzioni personali e contro i loro famigliari». Ovvero, Abu Bakr al Baghdadi impone al personale scolastico di applicare le sue direttive, minacciando aspre sanzioni in caso di opposizione. «Il dovere degli insegnanti è di servire i musulmani - si legge in una comunicazione diramata a Mosul - per consentire ai residenti dello Stato Islamico di migliorare in tutti i campi della fede e delle scienze».
Il monito agli studenti
L’editto si conclude con un esplicita minaccia, formulata in maniera da investire anche gli studenti di qualsiasi età: «Gli annunci fatti sono vincolanti, chiunque agirà in contrasto con quanto stabilito andrà incontro a dure punizioni». Ciò significa che essere trovati in possesso di uno spartito musicale, di un libro di filosofia o di un’immagine «oscena» comporterà sanzioni severe.
Maurizio Molinari, La Stampa 25/10/2014