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 2014  ottobre 24 Venerdì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - L’APPUNTAMENTO IN PIAZZA DELLA CGIL, L’APPUNTAMENTO ALLA LEOPOLDA DI RENZI


REPUBBLICA.IT
ROMA - "Al lavoro e alla lotta". Avanti con la protesta perché "non siamo tristi e non siamo scoraggiati. Nessuno, neanche questo governo potrà cancellare la voce del lavoro". Lo scontro sull’articolo 18 non si ferma qui, né si fermerà "con l’ennesima fiducia che l’esecutivo chiederà in parlamento". L’intenzione dichiarata a piena voce dinanzi a un milione di persone (le stime sono quelle degli organizzatori) è di procedere verso lo sciopero generale. E per sostenere "le richieste" inoltrate a Matteo Renzi in tema di lavoro e diritti, la Cgil oggi si dice pronta a "usare tutte le forme necessarie", perché noi "non difendiamo solo chi le tutele le ha già, ma chiediamo che" quelle esistenti "siano estese a tutti".
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Dinanzi a una piazza che, quanto a numeri, ha risposto in maniera convinta - e da tutta Italia - alla chiamata lanciata dal sindacato contro un jobs act definito "paradossale" da alcuni esponenti dello stesso Pd che hanno voluto partecipare assieme alla Sel di Nichi Vendola e a difesa di un articolo 18 che dodici anni dopo la grande mobilitazione al Circo Massimo torna a scaldare gli animi (ma con attori, protagonisti, contesto e ruoli politici differenti), la leader Susanna Camusso ha spinto sull’acceleratore, consapevole che, dalla Leopolda di Firenze (l’edizione numero 5 bollata come "imbarazzante" dalla dem Rosy Bindi), occhi e orecchie stamani erano rivolti a piazza San Giovanni a Roma, nel tentativo di capire quanto il test sulla tenuta di un sindacato in forte crisi di rappresentanza fosse stato superato o no: "Sabato ci conteranno a uno a uno", aveva previsto la segretaria qualche giorno fa nonostante il premier avesse chiarito che era finito il tempo in cui una manifestazione poteva bloccare il governo. Oggi, tuttavia, il monito della segretaria: questa non è la passerella di nessuno, non è la conta di chi c’è e di chi non c’è, ha detto riferendosi a quella minoranza democratica (da Fassina a Civati a Cuperlo passando per Damiano, Epifani e Cofferati) che a San Giovanni c’era.
Salita sul palco dopo le testimonianze di tredici lavoratori, il flash mob improvvisato da un gruppo di giovani e il ’Nessun dormà intonato dall’Opera di Roma, la Camusso (anticipata da un video ironico in cui a imitarla è stato Maurizio Crozza) è partita in quarta. Ha esordito dicendo "qui non ci sono camicie bianche, qui ci sono i colori del lavoro". Poi ha attaccato in modo diretto Renzi che "ha usato toni non rispettosi di questa piazza" e non ha risparmiato neanche il finanziere Davide Serra, ospite peraltro alla Leopolda, "che si permette di dire che bisogna intervenire sul diritto di sciopero...Ma quel costo è del lavoratore, non dei finanzieri".

"Noi - ha ribadito con addosso la maglietta bianca e rossa di ’Io sono Marta’ - non deleghiamo a nessuno il tema del lavoro. A chi è ossessionato dal numero 80 (i bonus, ndr) rispondiamo dicendo che noi siamo ossessionati dalle percentuali di disoccupazione. Bisogna fare delle scelte, questa piazza è di chi ama il lavoro, di chi lo soffre e di chi lo cura. Senza lavoro buono, con diritti, salario e certezza del futuro, si arretra".
A ruota, l’affondo è dedicato alla legge di Stabilità che "continua a essere costruita con qualche bonus in più ma che non basta. Troppo comodo non guardare a dove si annidano la corruzione e l’evasione. Noi siamo l’unico Paese europeo che non ha una tassa sulla ricchezza. Ci scontriamo con un governo che, per uscire dalla crisi, pensa sempre alla via più bassa. Non va bene che il premier dica all’Ue le cose che poi non fa in Italia. Cominciamo a costruire una strada per il Paese è a porre vincoli per investire in Italia. Bisogna avere il coraggio di non limitarsi a contrattare solo 0,3 decimi...". Ma non è tutto: "Matteo stai sereno", gli dirà poco più avanti, quando racconterà alla piazza di non avere "rimpianti" per la decisione presa dal premier di non usare più la sala Verde di Palazzo Chigi per il prossimo incontro sindacale di lunedì.
Cita la Thyssen, la Camusso, e rincara la dose a difesa dell’articolo 18 puntando il dito contro Confindustria: "Nessuno in buona fede può dire che licenziando si crea occupazione. Stiamo forse organizzando il festeggiamento delle imprese? La funzione di un governo è stare dalla parte di chi è più debole". Nel mirino - in un passaggio rapido - anche la riforma della giustizia: che riforma è, chiede, se non contempla il falso in bilancio?
A fornire manforte a una Cgil che negli ultimi tempi è finita sotto tiro per gli errori commessi negli anni dinanzi all’incalzare drammatico di giovani disoccupati e precari, c’era la Fiom di Maurizio Landini: in mattinata, tra bandiere, slogan, canti e tanti balli, il numero uno delle tute blu e la Camusso hanno raggiunto separatamente il corteo partito con largo anticipo da piazza della Repubblica (due quelli organizzati per l’occasione) ma nelle loro dichiarazioni hanno condiviso il messaggio da lanciare: "Un governo che si dice di sinistra - ha sottolineato Landini che non parlerà dal palco ma solo a margine della ’sfilatà - non può fare politiche di destra. Questa piazza unisce e non divide, la divisione l’ha cercata Renzi. E’ una manifestazione enorme, il governo ci ascolti, non faccia accordi solo con Confindustria".
Forte la presenza dei giovani che hanno aperto la manifestazione e fatto da "testa" a tutto il corteo: i pensionati dello Spi si sono piazzati ai lati del ’serpentonè quasi a sottolineare una scelta di campo dovuta (compresa la presenza dei ’nonni per il lavorò al grido di ’largo ai giovani’). E proprio sulla questione, Camusso dal palco ci tiene a difendere il sindacato e a ribadire che non vanno bene "le logiche indistinte in cui siamo tutti responsabili". Oggi con "il lavoro si giocano i destini delle persone ma anche del governo".
Un evento, quello di oggi, imponente: in 150 mila sono arrivati da tutta Italia organizzati con 2500 pullman, dieci treni speciali, una nave e due voli charter dalla Sardegna. Certo, non era facile bissare il successo della manifestazione del 2002, quando Sergio Cofferati portò al Circo Massimo tre milioni di persone che protestarono contro la modifica dell’articolo 18 ai tempi del governo Berlusconi. Ma la Camusso ha espresso soddisfazione: "E’ una manifestazione bella, grande, con tanta gente che vuole lavoro e chiede di estendere i diritti".
Al corteo, dietro lo striscione dei poligrafici dell’Unità, c’erano anche Stefano Fassina, Pippo Civati e Gianni Cuperlo, che ieri ha pubblicato un appello a partecipare sul sito di Sinistradem, la corrente della minoranza Pd. "Il lavoro è sotto attacco da tanti anni - ha detto Civati durante il corteo - ma questa volta è sotto attacco da parte del Pd. Siamo in piazza contro politiche sbagliate, non contro il governo". E si è chiesto: "Renzi vuole fare le cose che voleva Berlusconi?". Per Cuperlo "questa piazza va ascoltata. Mi auguro che in Parlamento ci siano le condizioni e la volontà per migliorare la delega sul lavoro". Mentre Fassina ha ribadito: "Qui c’è un pezzo importante del Pd. Questa manifestazione serve a riportare il partito sulla strada giusta". In un fuorionda, nella soddisfazione generale per la buona partecipazione popolare, Camusso ha confessato a Fassina "Ora possiamo respirare bene".
A sfilare c’erano anche il deputato Alfredo D’Attorre, Sergio Cofferati e Cesare Damiano - tessera numero 1 della Cgil nel 1970 - che hanno assicurato di non voler "picconare" il premier. E mentre oggi parte della minoranza dei democratici è scesa in piazza, a Firenze Renzi e mezzo governo hanno continuato i lavori della Leopolda. Kermesse definita "contromanifestazione imbarazzante" da Rosy Bindi, che ha partecipato al corteo e subito dopo ha litigato in diretta tv su Sky tg24 con Debora Serracchiani, in collegamento dalla stazione fiorentina. Da parte sua, il presidente del Consiglio ha affermato di non temere la piazza: "Rispetto il sindacato - ha detto ieri sera a La7- ma una manifestazione non ci fermerà". Non c’era, invece, Pierluigi Bersani. E anche altri bersaniani che, pur avendo firmato documenti di sostegno a quella piazza, hanno deciso di non partecipare alla protesta sindacale.
Toccante l’esibizione dei coristi e di alcuni musicisti del Teatro dell’Opera di Roma, che saranno licenziati a gennaio 2015 e che hanno eseguito la celebre romanza "Nessun dorma" dalla Turandot di Giacomo Puccini.

REPUBBLICA.IT
"Quindici testimonianze di persone che hanno creato posti di lavoro e vogliono ragionare dell’Italia che non si arrende" dice Matteo Renzi dagli stanzoni della Leopolda. Parole che sembrano fare da contraltare alla manifestazione della Cgil a Roma. "Rispettiamo la piazza - aggiunge il ministro Maria Elena Boschi - sono contenta che stia andando molto bene anche la manifestazione a Roma". Firenze-Leopolda è anche il momento delle promesse: "Farò al massimo due mandati, arrivo 2023" dice Renzi riferendosi alla sua permanenza alla guida del governo.
Ai tavoli si discute. Limitare il diritto di sciopero dei lavoratori pubblici? "Esatto, sì", risponde David Serra, il proprietario del Fondo Albebris, a margine di un tavolo tematico in corso a Leopolda 5. "Dico che è un diritto, cerchiamo di capire che è un costo", ha aggiunto Serra che poi in diretta tv ha promosso il Job Act. La Leopolda è già affollata fin dalle prime ore del mattino e Matteo Renzi è sul palco. Un minuto di silenzio per Rayhaneh, impiccata in Iran per aver ucciso l’uomo che voleva violentarla. Il premier: "Continueremo la battaglia contro la pena di morte. Mi unisco al ricordo e alle volontarie che combattono contro la pena di morte". La stazione è molto social, quasi tutto va online, umori, fotografie, storie. E’ già al terzo posto nel trend twitter della giornata #Leopolda5.
Leopolda, i gadget e la Tshirt: "Gufi no, grazie"
Cinquanta tavoli, cinquanta temi e idee da coltivare. Altrettanti oggi pomeriggio. Dalla moda alla ricerca, dalla delega fiscale alle città del futuro, dalla scuola al lavoro ai diritti delle mamme. Dopo la prima notte che scorre via tra nostalgia e selfie, la Leopolda 5 apre la giornata con due sessioni di lavoro dedicate a "questioni concrete", come rivendica il premier Matteo Renzi, sul palco come sempre, in regia insieme ai 4 "moschettieri" protagonisti, i deputati Lorenza Bonaccorsi, Luigi Famiglietti, Edoardo Fanucci e Silvia Fregolent. Al tavolo Rai c’è il sottosegretario toscano Antonello Giacomelli, che fissa l’obiettivo di recuperare 500 milioni di euro di evasione del canone, mentre il deputato Salvatore Margiotta ricorda il progetto su cui lavora l’azienda del servizio pubblico: “Non l’abolizione ma la riduzione a 2 dei tg nazionali”.
Il format è già rodato, sembra una diretta tv e in effettii lavori dei tavoli scorrono in tempo reale sui grandi schermi, mentre la vecchia stazione ottocentesca fiorentina alle 11 del mattino è già piena di oltre 2 mila persone. Si parla di tutto, ad ogni tavolo c’è un coordinatore e un cosiddetto "discussant", un provocatore che contribuisce ad alimentare il confronto. Ai tavoli si parte sempre dalle presentazioni: il moderatore segna i nomi di tutti sull’Ipad e si comincia. Ogni tanto Renzi dal palco richiama tutti al sodo: "Mi raccomando, tutti i tavoli producano i documenti finali", quasi a ribadire che mentre la Cgil sta in piazza contro qui alla Leopolda si "produce per". Girando nel grande stanzone sembra di essere in una Babele: tavolo 26, delega fiscale, l’economista Ernesto Maria Ruffini ricorda a tutti uno dei sogni su cui il governo lavora da tempo, "mandare la dichiarazione dei redditi a casa". Utopie si mescolano a proposte, al tavolo del sottosegretario alla scuola Roberto Reggi spunta Vincenzo Di Nardo, vice presidente nazionale Ance, protagonista degli anni ruggenti della giunta Domenici a Firenze col project financing: "Valorizziamo i beni pubblici ma non solo con la vendita, bisogna valorizzarli tennendo conto dei singoli progetti che i privati mettono in campo. Quando si parla di trasformazione, è bene che il Comune dica cosa non si può fare, tutto il resto deve essere possibile".
Al tavolo della moda, con l’eurodeputata Simona Bonafè con l’amministratore delegato di Pitti Immagine Raffaello Napoleone si parla di "aggregare le aziende per fare una scuola dei mestieri, come già sta facendo Cucinelli in Umbria con buoni risultati". "O si sblocca il mercato della Russia o si va tutti a fondo", avverte però un imprenditore della pelletteria seduto al tavolo. Al tavolo sulla ricerca con la senatrice Rosa Maria Di Giorgi si parla di defiscalizzazione degli investimenti in ricerca e di credito d’imposta per i redditi da brevetti, tutte cose contenutenell’articolo 7 della legge di stabilità. In giro per la Leopolda Fabio Volo, Pif e altri ospiti, oltre al ministro Maria Elena Boschi è in arrivo il ministro Dario Franceschini. E’ arrivata anche Agnese Landini, la moglie di Renzi.
Al tavolo di Dario Nardella, sindaco di Firenze, c’è l’architetto Stefano Boeri, consigliere speciale di Palazzo Vecchio. Si parla di città del futuro, cosa fare oltre al car sharing, al wi-fi, ai volumi zero: "Va bene tutto, vanno benissimo le pedonalizzazioni e la rete, ma poi occorre riempire i i luoghi di cultura, soprattutto le periferie", dice il sindaco successore di Renzi.

DAGOSPIA
Da www.ansa.it
Alla manifestazione a Roma dalla Cgil contro il Jobs Act partecipa un milione di persone. La stima arriva da fonti dell’organizzazione. Il segretario della Cgil Susanna Camusso è arrivata alla manifestazione davanti allo striscione "Lavoro dignità e uguaglianza. Per cambiare l’Italia". Camusso ha quindi annunciato: "siamo pronti allo sciopero generale".
"La giornata di oggi non è solo una fermata. La Cgil è pronta a continuare la sua protesta per cambiare il Jobs act e la politica di questo governo anche con lo sciopero generale", ha detto Susanna Camusso nel corso del comizio finale a piazza san Giovanni. Per Camusso, con la delega sul lavoro del governo non si uscirà dalla crisi. "Altri ci hanno provato ma hanno fallito". "Non si esce dalla crisi - ha detto - punendo il lavoro. La Costituzione dice - ha aggiunto - che bisogna stare dalla parte di chi è più debole e non dare vantaggi a chi è più forte".
La Cgil è tornata a chiedere al governo una tassa sulle grandi ricchezze, progressività e giustizia fiscale ed avverte che "non si può fare la guerra tra poveri". Secondo il segretario della Cgil, il governo sta facendo una politica priva di coraggio.
Si è improvvisata anche cantante il segretario della Cgil, Susanna Camusso, coinvolta in un siparietto musicale da alcuni manifestanti durante il corteo di oggi a Roma. Sulle note della sigla del celebre cartone animato "Ufo Robot", la Camusso ha intonato le strofe scritte per il premier Matteo Renzi. "Mangia libri di cibernetica, insalate di matematica e al governo se ne sta...Ma chi è? Ma chi è? Super-Matteo", il testo del brano dedicato ironicamente al presidente del consiglio. Visibilmente divertita dall’esibizione, la Camusso ha accettato per regalo il testo della canzone, che ha portato via con sé.
Non appena il segretario della Cgil, all’inizio del suo intervento, ha nominato il premier Matteo Renzi, da piazza San Giovanni si sono levati fischi e cori.
Pronta la risposta del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che è invece intervenuto dal palco dei giovani imprenditori a Napoli: "Non credo francamente che in questo momento di grave crisi manifestazioni o scioperi siano la migliore delle soluzioni. Tutti siamo convinti che la questione cruciale sia far ripartire il lavoro e la domanda interna".
Gianni Cuperlo e Pippo Civati sono tra i parlamentari Pd presenti al corteo. I due deputati Pd, come concordato ieri anche con altri loro colleghi, hanno scelto di iniziare il corteo dietro lo striscione dei poligrafici dell’Unità. Diversi anche i consiglieri regionali democrat presenti ad un corteo dove, sporadicamente, è comparsa anche qualche bandiera del Pd. Anche se c’è chi non ha gradito la presenza della minoranza dem. "Fuori da questo corteo i parlamentari Pd che voteranno il Jobs act" recitava un cartello esposto nel corteo.
Non ha smesso di affluire in piazza San Giovanni a Roma il ’popolo’ della Cgil, che sta manifestando contro le politiche del governo Renzi. Quando già la piazza è gremita, il flusso di persone, bandiere, striscioni é ancora costante, in particolare da via Emanuele Filiberto, che appare a perdita d’occhio ancora piena di gente. La piazza oramai é quasi satura, e i manifestanti si stanno ammassando anche nello spazio lungo le mura e muoversi da un lato all’altro dell’area è sempre più difficile.
Mentre dal palco si susseguono gli interventi in attesa che prenda la parola la leader Cgil Susanna Camusso, continuano ad arrivare gruppi da tutta Italia. Tantissimi gli striscioni della Fiom, ma anche della lista Tsipras.
Blitz in mattinata al Colosseo dove un grande striscione è stato esposto sulle impalcature dell’Anfiteatro Flavio durante il corteo della Cgil: "14 novembre è tempo di sciopero totale generale" recita il manifesto dei movimenti e degli studenti della Rete sociale di Roma.
"Siamo tantissimi, la piazza è piena ma la coda del corteo è ancora alla stazione Termini". Così dal palco di piazza San Giovanni una delle organizzatrici della manifestazione nazionale della Cgil. La piazza è in effetti già molto piena di manifestanti con un vero e proprio ’tappeto’ di bandiere del sindacato e centinaia di grandi palloncini rossi sono in volo sopra le teste, ai piedi della Basilica. La folla partita da Termini sta arrivando da via Emanuele Filiberto, che, vista da Porta San Giovanni, è un unico fiume rosso. In piazza un grande cartello con lo slogan ’Conservatori di coraggio’.

2. RENZI ALLA LEOPOLDA: “QUI CHI CREA LAVORO”
Da www.lastampa.it
matteo renzi alla leopolda matteo renzi alla leopolda
Doveva restare nel back stage ed invece Matteo Renzi non ha resistito alla voglia di coordinare i 100 tavoli tematici che animano la Leopolda. Il premier, seduto sul palco, presenta i vari coordinatori e qua e là dà indicazioni. «Ci servono - chiede al gruppo che discute di made in Italy - linee concrete e puntuali di richieste che il governo possa portare avanti. Spero che usciate dalla riunione con una mezza paginetta di proposte concrete». E ancora, rivolgendosi ad un altro tavolo: «Sulla spending review serve confronto serio su quello che abbiamo già iniziato a fare».
Il secondo giorno alla Leopolda è iniziato con 52 tavoli di discussione su temi come le riforme, la scuola e le pmi. Fra i moderatori, il ministro alle riforme Maria Elena Boschi e il finanziere Davide Serra. Dal palco, Matteo Renzi dirige i lavori, dando la parola ai moderatori dei vari tavoli, che intervengono così nei video allestiti alla Leopolda. Moderatori anche il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi, il sindaco di Firenze Dario Nardella, il politologo Roberto D’Alimonte, l’europarlamentare Simona Bonafè. Nel pomeriggio, altri 52 tavoli, poi interventi di chi si è iscritto via web.
Oggi alla Leopolda, nel corso della giornata, ci saranno “15 testimonianze di persone che hanno creato posti di lavoro e vogliono ragionare dell’Italia che non si arrende e si rimette in moto, che crea speranza e posti di lavoro”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi intervenendo dal palco nella seconda giornata della Leopolda. Mentre sono in corso i lavori dei 52 tavoli tematici, Renzi si collega in “diretta” con i coordinatori delle varie discussioni. In particolare parlando con il tavolo della moda, Renzi ha sottolineato la necessità di portare avanti in Europa la battaglia per il “Made in”, una “grande questione che è stata colpevolmente sottovalutata” e ha chiesto agli imprenditori “linee concrete e richieste al governo che ha grande sensibilità per il settore”.
Molti i vip sopra e sotto il palco. Alla Leopolda, infatti, è arrivato anche Pif, che era stato ospite anche in precedenti edizioni per parlare di mafia. Pif si è avvicinato al palco e ha salutato il premier Matteo Renzi. Pif e Renzi hanno dialogato brevemente e hanno sorriso più volte e scherzato. Alla Leopolda è presente anche il regista Fausto Brizzi che ha parlato del cinema e delle sue prospettive in Italia. Incursione, non riuscita, di Fabio Volo, che è stato bloccato dalla sicurezza.

3. POLDO E LA LEOPOLDA
Marco Travaglio per “il Fatto Quotidiano”
Cazzari di terra, di mare e dell’aria! Camicie Bianche della Rottamazione e delle Regioni! Uomini e Donne della De Filippi, di Porro e della D’Urso, ascoltate! Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra pancia! L’ora dei selfie, degli hashtag, delle slide e delle linee-guida revocabili! La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli scribacchini di Bruxelles e Strasburgo.
L’Italia parolaia e renzista è un’altra volta in piedi anzi seduta, forte, fiera e compatta come non mai. La supercazzola è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola e accende i cuori da Arcore al Nazareno alla Leopolda: vincere! E twitteremo! Popolo renziano, corri alle poltrone e agli iPhone e dimostra la tua viltà, il tuo servaggio, il tuo sedere!
Matteo Orfini: “Basta atteggiamenti provocatori. Renzi faccia il segretario di partito e la smetta con certe guasconate. L’idea di fare il premier è una follia. Renzi è l’ultimo giapponese di una linea che in tutto il mondo è stata abbandonata. Mi ricorda i Righeira, gli Europe, certe sue scelte estetico-musicali ricordano il mondo dei paninari. C’è un’idea della spettacolarizzazione della politica un po’ figlia di quegli anni”.
Andrea Orlando: “Basta passare con Renzi che si diventa nuovi, anche se non lo si è di curriculum... Il vero apparato, inteso come professionismo politico, è a sostegno di Renzi... Per noi il cambiamento è un governo che provi a ottenere la maggioranza al Senato in base a un progetto, lui preferisce la formula del governissimo, legittima, ma già sperimentata in maniera drammatica visto l’epilogo del governo Monti”.
cofferati cofferati
Dario Franceschini: “Tra la competenza e l’esperienza di Bersani e la rottamazione di Renzi ci possono essere dubbi a chi affidare il Paese? Bersani ragiona, Renzi recita”.
Federica Mogherini: “Renzi ha bisogno di studiare un bel po’ di politica estera, non arriva alla sufficienza, temo. Matteo, lascia stare la politica estera e di difesa, Obama ed F-35 compresi. Ti conviene, dai retta. Renzi è un po’ troppo sul passato per essere l’uomo del futuro. Bersani ragiona da premier, Vendola è affidabile, Renzi un po’ fuori fase. Sceglie lo slogan che usò Franceschini alle primarie 2009, ‘Adesso’. Come inizio di rottamazione lascia un po’ a desiderare”.
Pina Picierno: “Qualcuno dica a Renzi che l’Onu ha appena stabilito che deve studiare... Bella la supercazzola di Renzi sui diritti... Lo slogan ‘Adesso’ di Renzi l’ha lanciato Franceschini nel 2009, ‘mazza che svolta! M’avanzano un sacco di cappellini della campagna di Renzi, che faccio li spedisco a lui o libero il mio garage? Bersani è l’unico a parlare di lotta alle mafie: mi piacerebbe che Renzi facesse lo stesso... Ma Renzi per chi ci ha preso, per renziani?”.
Alessandra Moretti: “Renzi non sta bene dove può essere messo in discussione, non ama il confronto democratico e si comporta da primadonna, ma ne abbiamo già avuta una e si chiamava Silvio Berlusconi. È egocentrico e anche maschilista. Chi è più bello tra Renzi e Bersani? Bersani tutta la vita! Ma avete visto le foto di Bersani da giovane quando aveva i capelli fluenti? Somiglia a Cary Grant, un possibile attore, e poi è alto e con le spalle larghe. Non c’è paragone con Renzi, che ha pure quel modo di parlare così strano”.
Piero Fassino: “Se il programma di Renzi è ‘tutti a casa’, non è un programma per governare il Paese”.
Ps. Tranquillo, Matteo, nessuno ripeterà nulla di tutto questo: lo dicevano – vedi antologia raccolta dall’Espresso – fino al giorno prima che tu scalassi il partito e il governo. Ma ora è tutto passato. Piuttosto, lascia stare l’incolpevole Leopoldo di Toscana, che era una persona seria. Molto meglio Poldo, quello dei cartoon di Popeye che ingolla i panini interi: rende