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 2014  ottobre 25 Sabato calendario

SIAMO SOPRAVVISSUTI AL SECOLO BREVE: IL COMUNISMO È MORTO, HITLER È STATO SCONFITTO. MA NON È DETTO CHE ADESSO SIAMO MESSI MOLTO MEGLIO

Siamo scampati al secolo breve: il comunismo è morto, Hitler è stato sconfitto, nazionalismo e internazionalismo sono passati di moda. Difficile dire se sarà breve anche il secolo in corso, e se scamperemo ai nuovi demoni: l’islamismo radicale, la grillizzazione della politica, le pandemie ideologiche e religiose.
Qualunque cosa se ne dica in giro, nelle redazioni dei giornali, in televisione, al tavolo dei governi, nelle segreterie dei partiti e nei cortei sindacali, non sono le crisi economiche e nemmeno le emergenze politiche il problema del Ventunesimo secolo. Nel Ventunesimo secolo il problema è che, per contrastare la sventura economica, politica e religiosa, non ci sono più abracadabra né strumenti affidabili: la democrazia si è rovesciata in demagogia, alla sociologia si è sostituita la teoria del complotto, il pregiudizio antiscientifico e l’intolleranza per le opinioni razionali sono diventati «valori» e, quanto all’orgoglio per la superiorità della cultura occidentale e delle istituzioni rappresentative su ogni altra forma di governo e sulle culture premoderne si è trasformato in relativismo, piagnisteo e senso di colpa.
Non era mai successo prima che una parte cospicua del mondo considerasse la sharia superiore alle leggi laiche che governano il mondo civile (e che l’Occidente non ci trovasse niente di strano). Non era mai successo prima che una parte dell’Occidente considerasse i vaccini «pericolosi» e le medicine «veleni».
Non era mai successo che un parlamentare, com’è capitato da noi, sostenesse il diritto dei terroristi di ricorrere agli attentati perché, dopotutto, «non hanno altro modo di far valere le proprie ragioni». Al giudizio, che un tempo fondava la visione del mondo non solo europea e occidentale, si è sostituita la superstizione, come nelle società tradizionali, indifferenti ai diritti e ostili alla ragione.
Tutto nasce, è vero, nel secolo breve, quando hitleriani e leninisti banalizzano la democrazia, definendola «imbelle» e «formale», quindi proclamano il khanato universale degl’invasati e degli psicopatici.
Ma nemmeno Hitler e Lenin, che pure non andavano per il sottile, si sarebbero abbassati a sottoscrivere le chiacchiere da circolo delle bocce di Beppe Grillo tipo «chiuderemo il parlamento» o «io non sono un democratico». Nazisti e comunisti erano degli eversori e degli allucinati, ma almeno avevano letto qualche libro ed erano alla testa d’imponenti movimenti politici, nati dalle «tempeste d’acciaio» della grande guerra, tanto che per poco non rivoltarono il mondo.
Mentre i loro eredi nel Ventunesimo secolo, persino quando devastano le città irachene, danno l’assalto al parlamento canadese o tagliano la gola a un giornalista, non sono che bulli e macchiette da bar di provincia. Idem, ahinoi, i loro avversari. A sfidare il califfato tarocco d’Al Baghdadi c’è un presidente americano con l’occhio incollato ai sondaggi d’opinione. A tenere testa, molto più in piccolo, al Movimento 5 Stelle non c’è nessuno, solo ombre - Renzi, Berlusconi. Quest’ultimo, poi, sedicente campione del «liberalismo» italiano, è il migliore amico di Vladimir Putin, un tiranno in stile 1984.
Quel che è peggio è che non ci sono più obiettivi da raggiungere. Se nel Ventesimo secolo le società dell’est europeo volevano democrazia e mercato, oggi le primavere arabe vogliono dispotismo e lapidazione delle adultere. Nel Ventunesimo secolo la parola «libertà» provoca sorrisetti alla Merkel-Sarkozy anche tra i «liberali».
Diego Gabutti, ItaliaOggi 25/10/2014