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 2014  ottobre 25 Sabato calendario

«CALCIO MORIBONDO». AGNELLI A TESTA BASSA

Il calcio italiano sarà presto moribondo», dice e ridice Andrea Agnelli, usando la gentilezza del verbo al futuro e dell’aggettivo non ancora definitivo. Il corpo malridotto della serie A ha bisogno di un massaggio cardiaco, forse di un elettrochoc: le istruzioni, il presidente della Juventus le snocciola durante l’intervento all’assemblea degli azionisti bianconeri, sei pagine che Tavecchio definirebbe «un foglietto » ma che contengono le idee (no: le disperate richieste) con le quali Agnelli conta di strappare il calcio italiano dal coma e che illustra ogni volta che può, convinto evidentemente di parlare a un popolo sordo. Stavolta, il capo della Juve parla apertamente di un conflitto politico tra le «forze conservatrici che al momento paiono prevalere» e quelle riformiste: cioè lui e pochi altri («Con Pallotta c’è sintonia, ha anche corretto il tiro dei suoi tesserati»). Tra le righe, ci sono attacchi anonimi però durissimi non solamente a Tavecchio ma soprattutto a Galliani (e dunque a Berlusconi suo padrone, di sponda) e a Lotito. Li accusa di tutelare «piccoli e grandi interessi particolari e rendite personali». Accenna ad «abili e disinvolti personaggi che affondano le radici del loro consenso in un tempo lontano, durante il quale la logica delle satrapie poteva reggere il potere». La loro vittoria è «soprattutto una sconfitta del calcio italiano». Poteva anche fare i nomi, a quel punto.
Il conflitto è acuto. Non dev’essere un caso che la Juventus abbia deciso di togliere l’asterisco accanto al numero degli scudetti vinti, che ormai sono trentadue senza neanche una precisazione. D’altronde, Agnelli non pare intenzionato a guadagnarsi un nuovo pubblico: «Noi siamo an-ti-pa-ti-ci. Dobbiamo farcene una ragione. Non piacciamo. Anche Trapattoni mi diceva che aveva la sensazione che non importava chi vincesse, ma che non vincesse la Juventus». Adesso parla da “politico” sconfitto ma da presidente vincente. «Se conquistassimo il quarto scudetto passeremmo dalla storia alla leggenda». Le batoste di Champions (una delle cause e non delle conseguenze, dopo tutto, del declino italiano nel mondo) non hanno scosso le certezze dell’ambiente bianconero. Agnelli ha difeso il lavoro (eccellente) di Allegri: «Ci sono modi diversi di vincere», ha ribadito sottolineando che lo si può fare con lievità o con rabbia, alla maniera di Conte, che comunque non è stato citato neanche di striscio. «Un’eventuale eliminazione non inciderebbe sui nostri programmi, tarati su eliminazioni al primo turno. L’obiettivo a lunga scadenza è raggiungere l’equilibrio economico a prescindere dagli introiti di Champions». Marotta invece qualche critica alla squadra l’accenna: «Bisogna essere realisti, possiamo fare molto meglio e questo deve entrare nelle nostre teste. Se giochi una partita solo negli ultimi 45 minuti devi porti delle domande». Intanto, annuncia ufficialmente il rinnovo del contratto di Pogba, «senza clausola rescissoria». La brutta notizia viene da Evra: starà fuori un mese per stiramento.
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