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 2014  ottobre 25 Sabato calendario

IL RITORNO DI ANNA

Il professor Cirino Pascarella è un pensionato. Vive solitario e ingenuo la sua vita incolore in una locanda, la Pensione Smeraldo in un imprecisato luogo di mare, gestita dalla signora Olimpia che è obesa e che ha una figlia, Marilda, spilungona e con i baffi. Un’esistenza monotona, sempre uguale, quella di Cirino, che deve pure difendersi dalle avances ingombranti della signora Olimpia, decisa a fargli sposare la figlia ormai quarantenne.
Cirino e Marilda non si può fare è lo spettacolo-reading con cui Anna Marchesini, dopo sei anni di assenza, torna in palcoscenico con la grinta di sempre: al Piccolo Teatro di Milano dal 4 novembre. Un ritorno in grande stile, dopo aver combattuto con coraggio e determinazione la sua malattia. Un ritorno da solista, dopo gli anni del felice sodalizio artistico nel Trio con Solenghi e Lopez. Un ritorno non solo da attrice ma anche da autrice dello spettacolo: «Il testo è tratto dal mio libro di racconti, Moscerine (Rizzoli) dove, attraverso vari personaggi e situazioni, mi diverto a raccontare le vite degli altri», dice la Marchesini che in scena sarà accompagnata solo dalle musiche del trio Aire de Mar.
«La storia del povero pensionato — continua — è simile a tante altre: lui non vive ma si lascia vivere senza capire neanche il perché. Non ha una casa, infatti vive in una pensione, non è sposato, non ha amici, né parenti. È uno che “non ha”. Sono quelle vite, insomma, che scorrono piane, senza scosse, senza sogni né desideri... Ma basta uno scivolone, oppure una inaspettata carezza, o un incontro speciale, insomma, una minima increspatura dell’ordinarietà, che la vita può cambiare direzione. E infatti un giorno succede l’imprevisto: una presenza inquietante, che si materializza all’improvviso, trasformerà il triste percorso del pensionato in qualcosa di eccezionale».
Protagonista della vicenda è la solitudine: «Quella che viviamo tutti in questa nostra società numericamente molto affollata, iper stimolata, super tecnologizzata e globalizzata, ma che alla fine risulta solo la somma di tante solitudini. Sì perché, nonostante siamo tutti in contatto continuo, tra cellulari, e-mail, blog, chat e quant’altro, in una dissennata iper comunicazione che non comunica niente, ci ritroviamo in realtà orfani di attenzioni, di rapporti interpersonali, di un confronto vero con l’altro, quindi dell’ascolto dell’altro». Però scattiamo tante fotografie e i selfie impazzano: «Una vera e propria mania! — commenta la Marchesini —. È il sintomo di una sorta di bulimia dell’immagine che riflette l’anoressia di sé, la totale mancanza di senso, il rinsecchimento del contenuto a favore del contenente... Nel virtuale non c’è più sostanza, ma solo apparenza».
La grigia esistenza del professor Cirino si riflette e nel contempo si ritrae da questo affollamento: «C’è un po’ di me nel personaggio — ammette l’attrice-autrice —. Rifuggo da iPhone, iPad, web, persino dai computer! Stare davanti allo schermo mi dà l’ansia, mi fa venire caldo... Basti dire che non uso nemmeno la macchina da scrivere, i miei libri li scrivo ancora a penna!».
Un atteggiamento snobistico? «No! La mia è totale incapacità, dovuta dalla mancanza d’attrazione per il mezzo. Non sono e non voglio essere aggiornata, non voglio conoscere i segreti di internet, io sono una donna del Novecento, anzi direi a cavallo tra ‘800 e ‘900. Non ho voglia di imparare questo genere di comunicazione che, ripeto, non comunica nulla. Desidero morire senza sapere nulla».
Emilia Costantini