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 2014  ottobre 25 Sabato calendario

IL TESORO USERA’ LA RISERVA DI 3,3 MILIARDI

La lettera di risposta al commissario Jirki Katainen la scriverà oggi, dopo aver visto il premier Matteo Renzi di ritorno da Bruxelles e ascoltato i termini del possibile accordo con Bruxelles sulla legge di bilancio. Ma già ieri sera il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in un incontro riservato presso l’editore Laterza, mostrava una certa soddisfazione. Se davvero la partita si chiudesse con una correzione aggiuntiva del deficit pubblico di 0,2 punti del Pil, 3,3 miliardi di euro, oltre al miliardo e mezzo di riduzione già prevista, dicevano ieri nei corridoi del ministero, per il governo sarebbe un risultato senz’altro positivo.
L’impronta di fondo della manovra, nella sostanza, non cambierebbe, anche se si ridurrebbe di un terzo la spinta per la crescita. Resterebbe comunque una legge di bilancio espansiva, che dà all’economia parecchio di più di quello che toglie, cosa che non accadeva da un pezzo. E, soprattutto, il compromesso raggiunto a Bruxelles non modifica la filosofia complessiva con la quale Renzi e Padoan avevano impostato la manovra. «I tre pilastri su cui si fonda la legge di Stabilità» commentavano ieri al Tesoro, «restano intatti».
Sarebbe garantita l’attenzione ai conti pubblici, sia con il rispetto del deficit nominale (che resta e continuerà a essere mantenuto sotto il tetto massimo del 3% del Pil), sia con la correzione del deficit strutturale (quello depurato dall’effetto della congiuntura, che è il parametro più importante per Bruxelles) che passerebbe da uno 0,1 allo 0,3% del Pil, con un riflesso positivo anche sul debito. Ci sarebbe lo spazio per il finanziamento delle riforme strutturali. E resterebbe anche un margine consistente per una riduzione strutturale delle tasse (con la conferma a regime del bonus di 80 euro e degli sgravi Irap).
I soldi in più che servirebbero per ridurre il deficit strutturale e chiudere il compromesso con Bruxelles sono già stati accantonati nel bilancio, per cui non ci sarà bisogno di cancellare misure, o rivedere stanziamenti. Ci sono 3,3 miliardi appena appostati nel fondo per la riduzione della pressione fiscale, più un altro miliardo e mezzo che era già stato previsto per l’abbattimento del deficit.
Se l’accordo con la Ue si chiudesse destinando in tutto 4-5 miliardi alla correzione dei conti, l’effetto espansivo della legge di Stabilità si ridurrebbe appunto di un terzo. Da una manovra netta positiva di 10 miliardi, che derivava da minori entrate e maggiori spese per 30 miliardi compensati solo da 20 miliardi di maggiori tasse e tagli di spesa, si scenderebbe a 7 miliardi.
La spinta impressa all’economia dalla manovra, quindi, si ridimensiona, e molto probabilmente ci sarà anche un effetto negativo sulla crescita, anche se marginale. Ma è certamente meglio di dover fare una manovra correttiva compresa tra 15 e 40 miliardi, come chiedeva Bruxelles alla vigilia, tagli e tasse che avrebbero avuto un effetto depressivo «non sostenibile» dice il Tesoro.
In attesa di chiudere la partita con Bruxelles, Padoan sembra, intanto, aver già voltato pagina. Ieri, con un messaggio su Twitter, il ministro ha preso «l’impegno politico» di disinnescare gli aumenti dell’Iva, che dovrebbero scattare nel 2016 per garantire la quadratura dei conti futuri.
L’incremento, progressivo, dovrebbe essere molto consistente, 2 punti per l’aliquota del 10%, 2,5 punti per quella del 23. Insieme al taglio delle detrazioni Irpef, altra misura prevista nella legge di Stabilità che si cercherà di evitare, dovrebbe portare 16 miliardi nel 2016, 24 miliardi nel 2017 e 28 l’anno successivo. È un’ipoteca pesante sulla crescita del futuro, che il governo avrà un intero anno di tempo per cercare di evitare. Al posto dell’aumento delle tasse potrebbero essere decisi altri tagli alla spesa pubblica, ma anche in questo caso l’effetto negativo sul Pil non sarebbe trascurabile.
Mario Sensini