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 2014  ottobre 24 Venerdì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA TRATTATIVA CON L’EUROPA PER I TAGLI


REPUBBLICA.IT
BRUXELLES - Sulla manovra economica italiana "non vi sono particolari preoccupazioni o problemi" nell’Unione europea. "Nelle prossime ore sarà chiuso quello che deve essere chiuso. Credo che si risolverà, c’è spazio per trovare un punto di intesa. Oggi ci si è avvicinati abbastanza" a un accordo politico. Con queste parole il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha sintetizzato il vertice Ue a Bruxelles e la discussione sulla politica economica che ha definito "come al solito molto tosta, accesa, ma produttiva". Stando alle indiscrezioni, la battaglia tra Roma e l’Ue sui conti pubblici italiani starebbe per concludersi con un compromesso: Bruxelles concederebbe all’Italia un aggiustamento pari allo 0,30% del deficit strutturale rispetto allo sforamento dello 0,50% denunciato nella lettera ricevuta dal commissario Jyrki Katainen. Un’indicazione che Renzi non ha commentato in modo diretto, pur lasciando capire che si sta lavorando intorno a quest’ipotesi.
Il compromesso sarebbe il risultato di un percorso negoziale che vede impegnati il governo italiano, la commissione e il nuovo presidente Jean-Claude Juncker. L’obiettivo italiano era quello di ottenere le stesse condizioni concesse alla Francia, che ha uno sforamento dello 0,80% del deficit strutturale e che si vedrebbe autorizzato uno 0,50%.
Renzi: "Il governo non si ferma". Il presidente del Consiglio ha quindi ribadito le sue posizioni rispetto al rapporto con l’Unione: "Ora bisogna risolvere le nostre questioni, che sono la priorità del governo italiano. Un governo che rispetta tutti ma non si ferma davanti a nessuno", serve "una presenza più forte dell’Italia, più orgogliosa e determinata: ogni anno l’Italia dà 20 miliardi all’Europa e ne prende indietro una decina, è un Paese che ha una forza e un’autorevolezza fuori discussione, quindi non viene a prendere lezioni o reprimende. L’Italia fa la sua parte, gli italiani devono sapere che noi facciamo le riforme perchè è giusto".
Il premier non ha rinunciato neppure in questo caso a una battuta: "Ci sono certi momenti in alcune riunioni in cui persino Adenauer e De Gasperi diventerebbero euroscettici per le complicazioni della burocrazia e della tecnocrazia", ha detto riferendosi anche alla questione dei pagamenti aggiuntivi richiesti ad alcuni Paesi, Italia inclusa, per il bilancio comunitario.
Barroso: "Flessibilità entro i patti". Laconico il presidente uscente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso: "Siamo per il massimo della flessibilità entro le regole di Patto esistenti. Quello che la Commissione sta facendo è verificare se c’è o meno una deviazione particolarmente importante rispetto alle regole. La nostra decisione sarà presa la settimana prossima". Nello specifico sul nostro Paese, ha detto che "è in corso un lavoro al livello tecnico tra l’amministrazione della Commissione e l’Italia". E quando gli è stato chiesto se l’Italia sia tra gli Stati membri che chiedono più flessibilità o puntano a sfondare il patto di stabilità, ha risposto in modo secco: "Non voglio entrare in questa polemica, bisogna applicare a tutti i Paesi le stesse regole in modo uniforme".
Napolitano contro l’austerity. Intanto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha spezzato una lancia in favore della manovra di Matteo Renzi nel corso di un incontro con gli studenti al Quirinale. "Dopo anni di politiche restrittive, di austerity, dinanzi alla disoccupazione giovanile dilagata è giusto sollecitare" alle istituzioni europee l’attuazione di nuove politiche verso la crescita e lo sviluppo. "L’Ue non è un mostro che detta leggi inapplicabili - ha continuato il Capo dello Stato - ma è giusto che si impegni per l’occupazione".
"Ho letto la bozza del documento del Consiglio europeo - ha aggiunto Napolitano - e ho notato che il termine ’austerity’ questa volta non compare: per evitare nuove polemiche qualcuno ha accettato di non menzionarlo, forse perchè mosso da qualche complesso di colpa". E ha sottolineato come sia "grave che non si parli delle alte
motivazioni" che hanno portato alla nascita dell’Unione europea e "ci si accapigli tutti, competenti, meno competenti o per nulla competenti, sullo 0.1%" dei bilanci.
La posizione di Renzi al vertice Ue. Durante il dibattito sulle questioni economiche Renzi ha ribadito ai leader europei che "la crisi è più profonda di quello che si dice, e l’austerità sta minacciando la ripresa". Il suo governo, avrebbe detto ai colleghi, sta facendo le riforme e gli aggiustamenti di bilancio non perché lo chiede la Commissione ma perché è la cosa giusta per l’Italia. Il Paese sa di dover fare la sua parte, ma l’Ue deve capire che il mondo sta crescendo: per esempio gli Stati Uniti hanno seguito una politica di investimenti che ha fatto svoltare l’economia. Per le riforme che sta portando avanti il governo, avrebbe detto ancora il premier, milioni di persone protestano: serve quindi un ripensamento della politica economica e non preoccuparsi solo dei parametri decimali, tenendo anche conto delle condizioni eccezionali dell’economia.
Padoan e la lettera dell’Ue. Frattanto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, a Napoli per un meeting dei giovani di Confindustria, si è detto "sorpreso per lo stupore" che ha suscitato la pubblicazione della lettera Ue: "Abbiamo fatto un atto di trasparenza" per "evitare sul nascere le più fantasiose speculazioni". E ha sottolineato che con la Commissione europea il rapporto è "cordiale e costruttivo". "La risposta" alla lettera dell’Ue "sarà inviata rapidamente, ma non so se oggi. Forse domani ma l’Unione europea è stata già avvertita", ha indicato.

REPUBBLICA.IT
MILANO - La possibilità che l’Europa chieda degli extra-versamenti ad alcuni Paesi membri fa andare su tutte le furie il numero uno del Regno Unito, David Cameron, che chiede una riunione immediata per vederci chiaro e annuncia che non pagherà un conto aggiuntivo che ritiene "inaccettabile". Anche il premier italiano, Matteo Renzi, sposa la linea britannica, affiancato dall’olandese Mark Rutte.
Secondo quanto ha riportato il Financial Times, alcuni Stati dovrebbero versare una sorta di conguaglio alle casse di Bruxelles. In sostanza, visto che il ricalcolo del Pil dal 1995 al 2013, ha portato una variazione dei conti pubblici, bisogna anche aggiornare il contributo alle casse comuni. In alcuni casi al rialzo, come per l’Italia che ha visto lievitare il prodotto interno lordo con l’aggiunta di parte dell’economia sommersa e il cambio dei parametri statistici. Roma rischia di dover versare circa 340 milioni extra alla Commissione Ue entro poche settimane. La cifra non è definitiva, si legge nel documento che Bruxelles ha inviato ai 28 Paesi membri: il dato esatto sarà reso noto a novembre. A pagare il tributo più alto sarà proprio la Gran Bretagna, con 2,125 miliardi di euro, mentre sconti di 779 milioni e 1,02 miliardi sono previsti rispettivamente per Germania e Francia.
Cameron ha reagito alla notizia con toni rabbiosi: la somma aggiuntiva che il Regno Unito dovrebbe versare "è assolutamente inaccettabile". Al termine del Consiglio europeo, ha ricordato che l’economia britannica ora funziona meglio di quelle di molti altri Paesi europei, ma che la richiesta europea, di pagare 2,1 miliardi in più al bilancio Ue entro il primo dicembre prossimo "è completamente ingiustificata" e che la somma "non sarà pagata". "Qui a Bruxelles sono state 24 ore con importanti successi, ma anche profonde frustrazioni e un bel po’ di rabbia per il modo in cui siamo stati trattati", ha aggiunto il numero uno di Downing Street.
Il premier britannico si è quindi detto d’accordo "con ogni singola parola" del presidente del Consiglio italiano quando denuncia che l’Europa è dominata dai burocrati: "Ha ragione Renzi - ha detto - è un’arma letale". Un’affermazione smorzata da Renzi stesso, secondo il quale il problema dell’Europa non sono gl extra-costi sul bilancio Ue ma "la tecnocrazia e la burocrazia". Il presidente del Consiglio ha però sottolineato di non aver mai parlato di "arma letale", come invece in precedenza aveva riferito il premier Cameron.
Si tratta in ogni caso di una nuova grana sul tavolo del vertice Ue, proprio mentre vanno in scena le trattative tra la Commissione e alcuni Paesi - ancora l’Italia e la Francia, ad esempio - sui programmi di bilancio. Alla ripresa dei lavori Cameron, Renzi e Rutte si sono opposti all’idea di versare nuovi soldi al bilancio dell’Unione. Mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese François Hollande - Germania e Francia dovrebbero recuperare fondi in base ai nuovi calcoli - hanno difeso a spada tratta il principio dell’applicazione delle regole.
Secondo quanto si legge nel documento di Bruxelles, il pagamento è dovuto "nel primo giorno lavorativo di dicembre 2014". Ed i "servizi della Commissione si dicono "coscienti che in alcuni casi questo potrebbe avere un impatto budgetario significativo in termini di flussi di cassa". La migliore performance dei Paesi chiamati a un maggiore contributo, dipende anche dalla revisione dalla metodologia di calcolo del Pil secondo il sistema Sec 2010, e da un maggiore introito dell’Iva.
Secondo quanto scrive il Ft, ieri sera Cameron ha incontrato il premier olandese Rutte, per parlare della questione, dato che anche i Paesi Bassi hanno ricevuto una richiesta di 642,7 milioni. A pagare dovrà essere anche la Grecia, con un contributo di 89,4 milioni. Sconti sono previsti, oltre che per Germania e Francia, per Belgio (170,5 milioni); Danimarca (321,4); Spagna (168,9).

PIL E CRIMINALITA’
(AGI) - Roma, 9 set. - Criminalita’ e prostituzione gonfiano il Pil del 2011. Complessivamente, il contributo dell’illegalita’ vale 15,5 miliardi di euro, nella rivalutazione del prodotto interno lordo di di tre anni fa, con un’incidenza sul nuovo livello del Pil 2011 pari allo 0,9%. E’ quanto emerge dal ricalcolo da parte dell’Istat per effetto delle nuove regole europee. Nello specifico, 10,5 miliardi di euro provengono dalla commercializzazione di droga, 3,5 mld dalla prostituzione. Piu’ modesto il valore dell’attivita’ di contrabbando di sigarette che risulta pari a 0,3 mld. La rivalutazione complessiva del valore del Pil e’ di 3,7 punti percentuali per effetto dei cambiamenti introdotti dal Sec 2010 al sistema di misurazione e delle innovazioni introdotte dall’Istat. In questo modo, il Pil dell’Italia per il 2011 e’ quindi ora stimato in 1.638,9 miliardi di euro contro i 1.579,9 miliardi della stima in Sec95 con una rivalutazione di 59 miliardi (3,7% del precedente livello in valore). Alla rivalutazione del Pil nominale del 2011 hanno contribuito per 1,6% (pari a 24,6 miliardi di euro) le modifiche dovute alle innovazioni metodologiche introdotte dal Sec2010. La revisione e’ attribuibile per ulteriori 0,8 punti percentuali alle modifiche connesse al superamento di riserve europee sull’implementazione del Sec95. La restante parte della rivalutazione corrispondente all’1,3% deriva dalla combinazione di molti effetti dovuti alle innovazioni introdotte nelle fonti e nelle metodologie nazionali. In questo ambito va inclusa la nuova stima dell’economia sommersa, la cui quota sul nuovo livello del Pil risulta pari a 11,5%. L’applicazione del Sec 2010 e’ definita da un apposito Regolamento Ue del Parlamento europeo e del Consiglio (n.549/2013), relativo al Sistema europeo dei conti nazionali e regionali dell’Unione Europea. Al momento non e’ ancora disponibile un quadro completo dell’impatto che il passaggio ai nuovi standard contabili ha determinato sui conti dei diversi paesi europei. - Si puo’ comunque osservare che, con riferimento ad anni corrispondenti a quello dell’Italia per la definizione del periodo di benchmark, in Germania e’ stata operata una rivalutazione del Pil pari al 3,4% (di cui 2,7 punti dovuti al nuovo Sec, anno 2010), in Francia del 3,2% (di cui 2,4 punti per il nuovo Sec anno 2010), nel Regno Unito del 4,6% (di cui 2,3 punti attribuiti al nuovo Sec, anno 2009). In base al nuovo calcolo cambiano anche gli altri parametri dei conti pubblici. Il rapporto tra deficit e Pil si abbassa di 0,2 punti percentuali passando dal 3,7% al 3,5% con riferimento al 2011. Il saldo primario resta invariato all’1,2% del Pil. In particolare, alla rivalutazione del Pil nominale 2011, in base al Sec 2010, hanno contribuito per 1,6 punti percentuali (24,6 miliardi) le modifiche dovute alle innovazioni metodologiche introdotte dal Sec 2010. Di questi 20,6 miliardi di euro e’ attribuibile alla capitalizzazione delle spese per ricerca e sviluppo. Riguardo all’economia sommersa e illegale, e’ pari a 187 miliardi, l’11,5% del Pil 2011, la stima dell’economia sommersa e illegale secondo l’Istat. Nel ricalcolo del Pil nominale 2011, in base alle nuove norme Sec 2010, si definisce meglio, grazie all’affinamento della metodologia, il peso dell’economia non osservata. Si tratta delle somme connesse a lavoro irregolare e sottodichiarazione. A queste si aggiungono anche le attivita’ illegali (droga, prostituzione e contrabbando), per un combinato, l’economia non osservata, e’ di oltre 200 miliardi (12,4% del Pil). Per il 2011 l’insieme dell’economia sommersa e illegale valeva il 12,4% del Pil pari a circa 200 miliardi di euro su 1.638 miliardi complessivi del Pil. Il peso percentuale sul Pil e’ pari allo 0,9% per le attivita’ illegali, dell’11,5% per l’economia sommersa.(AGI) I nuovi dati sul Pil diffusi oggi dall’Istat, che ha aggiornato il calcolo con l’inserimento di voci quali droga, prostituzione e contrabbando, "confermano la necessita’ di considerare tali voci per disegnare il quadro economico reale dell’Italia", afferma il Codacons. "Sono gli stessi numeri comunicati oggi dall’Istat a far capire perche’ l’illegalita’ non poteva piu’ essere ignorata ai fini del Pil - spiega il presidente Carlo Rienzi - I 15,5 miliardi provenienti da droga e prostituzione e i 200 miliardi del combinato con l’economia sommersa sono una cifra astronomica, che non puo’ essere nascosta ed entra finalmente nei conti economici del paese, cosi’ da descrivere la vera realta’ dell’Italia senza bigottismi e censure", conclude Rienzi. (AGI) .