Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  ottobre 24 Venerdì calendario

LA RUSSIA RILANCIA LA CORSA ALLA CONQUISTA DELLA LUNA PER ACCAPARRARSI LE RISORSE MINERARIE, SPERANDO DI TROVARE LA BENZINA DEL FUTURO. GRAN PARTE DEL SUOLO LUNARE CONTIENE INFATTI ELIO-3, IN GRADO DI SOSTITUIRE IL GREGGIO

Ma a chi appartiene la Luna? Forse non ve lo siete mai chiesti prima, attribuendo al nostro satellite caratteristiche più romantiche o tutt’al più rigidamente scientifiche. Neanche le sei bandiere americane che dagli anni Settanta campeggiano rigide e senza vento sui luoghi di sbarco delle missioni Apollo, hanno mai fatto associare quelle lande desolate a una qualsiasi sovranità nazionale. Eppure, come in un inquietante romanzo di fantascienza, la proprietà della Luna comincia a essere argomento di discussione tra le grandi potenze. E di primi contrasti.
A venire allo scoperto ci ha pensato ieri la Rosksmos, ente spaziale russo che al di là dei recenti fallimenti vanta nel suo blasone il mito immortale di Jurij Gagarin primo uomo nello spazio. Con una lettera, la “Nasa russa” ha chiesto al Cremlino di darsi da fare per «riservarsi i posti migliori in un’imminente colonizzazione della Luna». Sia i russi che gli americani, ma anche nuove potenze spaziali come Cina, India, Giappone e la stessa Europa, stanno studiando un nuovo approccio alla conquista del corpo celeste più vicino alla Terra. Approccio meno retorico, senza “balzi da gigante per l’Umanità” o fascinose targhe commemorative: la costruzione di basi permanenti, campi d’addestramento per l’esplorazione di altri pianeti e lo sfruttamento di risorse minerarie.
E i tempi non sono così lunghi. Secondo Roskosmos il problema potrebbe proporsi già prima del 2050. Per questo gli scienziati russi premono per mettere il resto del mondo davanti al fatto compiuto installando i primi campi di lavoro con tanto di bandiera russa già nei prossimi 15 anni: «Dobbiamo puntare all’area del Polo Sud lunare, la migliore per ore di luce e per quantità di risorse sfruttabili».
L’urgenza è spiegata dal fatto che il “codice della Luna” attualmente vigente è figlio di un vago accordo stipulato nel 1967 quando Neil Armstrong non sapeva ancora che sarebbe stato il primo terrestre a metterci piede sopra. L’accordo vieta l’uso militare di future postazioni lunari, attribuisce alle risorse naturali del satellite il carattere di “patrimonio di tutta l’Umanità” e vieta a ogni Stato di rivendicare la sovranità sui luoghi raggiunti. Di fatto le cose vanno diversamente. Gli Stati Uniti pretendono, ad esempio, che nessun futuro visitatore della Luna tocchi le attrezzature lasciate dagli astronauti delle Apollo nel Mare della Tranquillità o nel cratere di Frà Mauro. «E allora, cerchiamo di prenderci la prima fila», sintetizzano a Roskosmos in attesa di una giurisdizione tutta da discutere.
Ma cosa c’è sulla Luna di tanto ambito? Gran parte del suolo lunare è composto da regolite, miscela di polvere e frammenti rocciosi da cui si potrebbe estrarre ferro, alluminio, silicio, cromo e manganese. Ma la parte più ghiotta del tesoro è l’isotopo 3 dell’elio, elemento rarissimo sulla Terra che sarebbe di fondamentale importanza per i processi di fusione nucleare. Una tonnellata di Elio-3 avrebbe la valenza di 20 milioni di tonnellate di petrolio. I tecnici russi ne stanno già studiando l’estrazione per l’orrore degli ambientalisti: si tratterebbe di scavare una cava a cielo aperto di oltre 20 chilometri quadrati per tre metri di profondità. Ma i risultati sarebbero straordinari. Con un pizzico di retorica la radio filogovernativa Voce della Russia sostiene che «sfruttando i depositi lunari di Elio-3, l’Umanità avrà finalmente la fonte di energia eterna».
Ce n’è a sufficienza per scatenare una corsa allo spazio tutt’altro che romantica. In barba ai sogni di Konstantin Ciolkovskij, scrittore e scienziato dell’800 considerato il padre della “vocazione spaziale russa”. Ciolkovskij che, mentre i fratelli Wright lavoravano ancora sul primo aereo, disegnava navi spaziali per conquistare la Luna, sosteneva che la conquista del satellite avrebbe portato al perfezionamento dell’Umanità e all’inizio di un’era felice.
Nicola Lombardozzi, la Repubblica 24/10/2014