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 2014  ottobre 24 Venerdì calendario

ALL’ACCUSA DI ASSOCIAZIONE A DELINQUERE FINALIZZATA ALLA DIFFAMAZIONE EMILIO FEDE NON CI STA: «MA QUALE RICATTO, QUELLA FOTO A LUCI ROSSE LA DIEDI AI VERTICI MEDIASET» E DÀ LA COLPA AL SUO PERSONAL TRAINER: «UN MASCALZONE»

ALL’ACCUSA DI ASSOCIAZIONE A DELINQUERE FINALIZZATA ALLA DIFFAMAZIONE EMILIO FEDE NON CI STA: «MA QUALE RICATTO, QUELLA FOTO A LUCI ROSSE LA DIEDI AI VERTICI MEDIASET» E DÀ LA COLPA AL SUO PERSONAL TRAINER: «UN MASCALZONE» – [Intervista] –
Direttore Emilio Fede, ci spiega perché aveva dei fotomontaggi del capo dell’informazione Mediaset nella scrivania?
«Guarda, racconterò tutto, verrà fuori tutto! Questo signore che aveva le foto è un ergastolano, un trafficante, un truffatore!».
Però le foto le aveva lei quando l’hanno licenziata 4 anni fa dal Tg4…
«Intanto era una foto sola e poi io dopo l’ho consegnata a chi di dovere, una personalità molto in alto di Mediaset».
Quindi c’è qualcuno in Mediaset che quelle foto le aveva da tempo. Chi è?
«Non posso dirlo, comunque era la persona più adatta…»
Alla procura risultano almeno tre foto.
«Boh, che ne so? È quel mascalzone che le aveva in casa, mi chiedeva dei soldi, mi diceva che aveva dei nastri che mettevano nei guai i vertici Mediaset, e io mi sono dato da fare per far sparire questa roba pagando di tasca mia. Di tasca mia, capito? E ora mi accusano di un ricatto. Pazzesco».
Il “mascalzone” sarebbe quel Gaetano Ferri che le faceva da personal trainer? Quello cui lei raccontava di Berlusconi, mafia e Ruby?
«Sì, lui, ma io non ho mai raccontato niente di simile, quei nastri sono dei montaggi…».
Però si sente la sua voce forte e chiara. Tanto che lei adesso è indagato e Mediaset dice che si costituirà parte civile.
«Comunque non ho niente da temere. Ho portato tutte le mie carte alla Procura di Monza. Sanno tutto».
Per la verità, ora indaga Milano...
«Vabbè, non importa. Ma tutta questa storia viene fuori perché tra un mese ci sarà la sentenza Ruby due e qualcuno forse non vuole che io venga assolto».
Il suo ex personal trainer aveva queste foto compromettenti e dice che era stato lei a dargliele...
«Tutto il contrario è stato lui a portarmele dicendomi che non dovevo raccontarlo a nessuno. Poi mi ha chiesto anche 5000 euro per pagare la transessuale che aveva posato per la foto... E io ho pagato per evitare uno scandalo. Ho persino cercato di rintracciare la transessuale, ma non ci sono riuscito»
Poi c’erano dei file dove lei parla anche di foto di Fedele Confalonieri...
«Sono nastri costruiti ad arte. L’ho già spiegato. Figuriamoci se io parlavo male di Confalonieri!»
Quando è entrato in possesso di quelle foto?
«Io ricordo una foto sola. Comunque è andata così: un giorno, poco prima che mi licenziassero, viene da me questo Ferri, ex detenuto mandato da Lele Mora, e mi chiede di aiutarlo a lavorare».
Guardi che in quel periodo Mora era in carcere.
«Appunto, erano detenuti insieme. Mora, però, in seguito mi ha detto che lui non c’entrava niente con questo tipo. Comunque, la mattina del licenziamento, Ferri mi porta questa foto. Una porcheria. Chiamo Crippa e gli dico: incontriamoci».
Lo ha avvertito?
«Sì, cioè gli ho scritto un messaggio dicendogli: “Caro Mauro, sono dieci giorni che ti cerco ma tu ti neghi. Vediamoci a colazione, mi ringrazierai. Era perché volevo consegnargli la foto che poi invece ho consegnato a chi di dovere».
E Crippa?
«Niente. Non mi ha risposto. La sera stessa sono venuti a licenziarmi. Che interesse avrei avuto a ricattare Mediaset? Crippa mi aveva offerto un contratto d’oro se me ne fossi andato subito, con uno stipendio da 27 mila euro al mese e una buonuscita che non ti dico. Tanto che io avevo mandato un biglietto a Berlusconi proprio il giorno prima. C’era scritto: domani scade l’ultimatum. Sono pronto a firmare».
Che ultimatum?
«Le mie dimissioni, come volevano loro. Invece alla sera mi hanno cacciato. Dopo 23 anni di onorato servizio mi hanno trattato di merda».
E adesso, scusi, quanto guadagna da Mediaset?
«Beh, dopo è intervenuto Berlusconi e mi hanno fatto un contratto da consulente editoriale per tre anni che scade proprio a giugno. Sono 27 mila euro al mese. Lordi, eh?».
Paolo Colonnello, La Stampa 24/10/2014