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 2014  ottobre 24 Venerdì calendario

E L’IS NON VIVE DI SOLO PETROLIO. C’È ANCHE IL PANE


Tutti sono convinti che la ricchezza del Califfato provenga dallo sfruttamento dei pozzi petroliferi del nord della Siria, ubicati nelle zone controllate dallo Stato Islamico. Ma non è così. Quasi più importante del petrolio è il grano.
Dall’inizio dell’estate, quindi poco prima del raccolto, l’esercito dello Stato Islamico ha conquistato un’area dove, secondo le Nazioni Uniti, si trova circa il 40 per cento della produzione di grano irachena. Chiusa tra i due grandi fiumi, il Tigri e l’Eufrate, è questa una regione dove si coltiva di tutto, perché ricca d’acqua, e da dove proviene gran parte della produzione alimentare del Paese.
Il grano è da sempre considerato una risorsa strategica, e infatti tutta la produzione viene acquistata dallo Stato per mantenere il prezzo della farina e del pane a livelli accessibili a tutti. E anche quest’anno il governo di Baghdad ha comprato il grano, non dai contadini ma dallo Stato Islamico, che si è anche impossessato del silos più grande del Paese a Makhumur, tra Mosul e Kirkuk, con una capacità di 250 mila tonnellate, pari all’8 per cento della produzione irachena. Quest’anno la quantità di grano depositata nel silos è stata di circa 14 mila tonnellate più grande rispetto al 2013, pari a 9,5 milioni di dollari. Molti pensano che lo Stato Islamico abbia portato a Makhumur grano da altre regioni per venderlo al governo iracheno a prezzi più alti di quelli praticati all’interno del Califfato dove oggi un chilo di grano costa meno della metà che in passato, prima dell’arrivo delle truppe dello Stato Islamico.
La guerra di conquista, infatti, ha più successo se guerrieri e popolazione hanno sempre lo stomaco pieno.