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 2014  ottobre 25 Sabato calendario

MATRIMONIO

«Si è capito che questa fra Moratti e Thohir è stata un’unione molto più forzata di quanto hanno voluto far credere. Un matrimonio tanto importante meritava di andare avanti almeno un’altro po’, prima che si arrivasse ad un “tradimento” reciproco così evidente. E alla fine chi ci rimette dopo tutto questo casino? L’Inter, solo l’Inter» (l’ex nerazzurro Nicola Berti).

CAMPAGNA «Mi considero un eterno ragazzo di campagna. I trofei più importanti sono quei valori che conservo dentro di me: l’amore per la famiglia, l’amicizia, il rispetto per il prossimo. Sono un uomo fortunato e devo ringraziare il buon Dio del tanto che ho ricevuto» (Ernesto Pellegrini).

MOZZARELLA «A Istanbul si sta bene, anche la cucina mi piace. Certo mi manca un po’ la mozzarella...» (Leo Lo Bianco, palleggiatrice dell’Italia e del Galatasaray).

TATANKA «Ho una moglie e tre figli meravigliosi. Ci siamo trasferiti definitivamente a Caserta dove mia moglie Laura Maddaloni, ex azzurra del judo, gestisce con me il Tatanka Club, la palestra di famiglia. Lei tiene un corso di difesa personale femminile che è il nostro fiore all’occhiello» (Clemente Russo).

STIPENDIO «Non è giusto secondo me rapportare il mio rendimento allo stipendio che prendo. E del mio stipendio s’è parlato parecchio. Secondo me è corretto valutare un portiere per le parate che fa o non fa» (Sergio Romero, portiere della Sampdoria).

COLPE «Io non do la colpa a Balotelli. Io do la colpa a Rodgers per averlo portato qui. Come ha potuto pensare di fare di lui un giocatore dopo che Mourinho, Mancini e Prandelli avevano fallito?» (l’ex centrocampista del Liverpool Jamie Redknapp).

MULTINAZIONALI «Il problema è che oggi si gioca contro delle vere e proprie multinazionali. E poi c’è un problema mediatico: tutti sono diventati esteti del calcio. Tutti pretendono il bel gioco, dalla critica ai tifosi. Io resto della mia idea: prima il risultato. Poi, semmai, il bel gioco» (Giovanni Trapattoni).

EREDE «È presto per dire se è già nato un mio erede. Io comunque ci spero sempre. Vedo tante partite e i talenti non mancano nella mia Africa. Quando qualcuno di loro mi colpisce chiamo subito il direttore organizzativo rossonero, Umberto Gandini, per segnalarglielo. Prima o poi...» (George Weah).