Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  ottobre 24 Venerdì calendario

KEVIN VICKERS, LA GIUBBA ROSSA CANADESE CHE HA FERMATO L’ATTENTATORE, DA TRENT’ANNI INDAGAVA SU TRAFFICANTI DI DROGA, ASSASSINI E TRUFFATORI SENZA AVER MAI SPARATO UN SOLO COLPO. E MAI AVREBBE PENSATO DI DOVERLO FARE NEL PARLAMENTO

«L’ho abbattuto». Con queste parole Kevin Vickers ha informato il premier canadese Stephen Harper che era barricato in una sala del parlamento. Vickers ha abbattuto Michael Zehaf-Bibeau, il terrorista protagonista dell’assalto di Ottawa. Lo ha fermato con la sua pistola, impedendo che l’aspirante jihadista potesse uccidere ancora. Un gesto coraggioso di un uomo che ha trascorso trent’anni nelle file delle Giubbe Rosse, indagando su trafficanti di droga, assassini e truffatori senza sparare un solo colpo. E mai avrebbe pensato di doverlo fare in quel luogo.
La carriera di Vickers, 58 anni, inizia nella regione del New Brunswick, costa est canadese, vicino al Maine. Tutti lo ricordano come un poliziotto determinato e capace come pochi a interagire con i cittadini. Ci sapeva e ci sa fare, sottolinea il sindaco di Miramichi, la cittadina dove è cresciuto. Il suo curriculum parla di indagini complesse, di situazioni a volte delicate che l’agente ha sempre provato a risolvere con un tocco di diplomazia. Smussando gli angoli, cercando il contatto diretto, usando la mediazione.
Una volta smessa la divisa, Vickers ha continuato a lavorare ottenendo — otto anni fa — un posto di prestigio. Quello di sergente di cerimonia. Una definizione che può far pensare a qualcosa di decorativo, da parata. E in effetti, durante alcuni eventi, porta una feluca, una palandrana scura, a volte un antico spadone. Ma dietro questo rito c’è una funzione precisa: quella di occuparsi della sicurezza dei deputati.
Un coordinatore, un angelo custode silenzioso, un funzionario chiamato a vigilare ma anche a dirimere questioni legate alle procedure. Nel 2011 si è battuto in favore dei sikh quando il Parlamento voleva bandire il kirpan , il loro pugnale tradizionale. In un’altra occasione ha fatto di tutto per dare accesso ad un gruppo di studenti. Piccoli incombenze insieme a quelle più importanti al fianco di re, regine e presidenti ospiti dei deputati canadesi.
Kevin è padre e sbirro buono che il destino ha portato nel mezzo di un atto di terrore. Alle 9 e 54 di mercoledì ha sentito, come altri, le urla all’ingresso principale, quando il terrorista ha fatto irruzione nell’edificio armato di un fucile. Alle 9 e 56 era lì nel corridoio diventato un campo di battaglia.
Non aveva la spada da cerimonia, ma la semi automatica e con quella ha aperto il fuoco sull’intruso. Le immagini delle televisioni mostrano il «sergente» mentre cammina lentamente e in modo calmo. Il braccio destro lungo il corpo, con in pugno la sua pistola. Perlustra le stanze dell’edificio insieme agli altri agenti, alla ricerca di possibili complici del killer.
Missione compiuta. Poi gli interrogatori dei suoi ex colleghi per ricostruire la dinamica dell’attacco. Quindi a casa dove sono arrivate tonnellate di messaggi di felicitazioni ai quali ha risposto con un «sono fiero di aver fatto parte di questo team».
Ieri mattina Vickers era al suo posto. Ha ripercorso i corridoi scortato da alcuni militari, è entrato nell’aula portando sulla spalla un grande scettro che accompagna l’apertura della seduta. Ad accoglierlo i deputati e un applauso interminabile. L’eroe si è commosso, il labbro ha tremato, poi ha chinato leggermente il capo rivolto alla platea. Un istante dopo era di nuovo il sergente. Sull’attenti. Come ha detto il ministro della Giustizia: «Grazie a Dio c’è Kevin». L’uomo con la pistola ha fermato quello con il fucile.
Guido Olimpio, Corriere della Sera 24/10/2014