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 2014  ottobre 24 Venerdì calendario

IL 25% DEI TEDESCHI VIVE DA SOLO

da Berlino
Un popolo di solitari. Il numero dei single continua ad aumentare. Una decina d’anni fa, a Berlino viveva senza partner circa il 30%. Quasi uno su tre. Adesso la metropoli è sempre in testa superando il 50%. La metà vive da solo, e più le donne che gli uomini. Una tendenza nazionale: in Germania ormai 20 milioni sono single, quasi il 25% degli 82 milioni di abitanti.
Vent’anni fa erano meno di 12 milioni. Gli uomini nel 1991 erano l’11%, adesso sono oltre il 19%. Le donne sono passate dal 18 al 21%. A parte le percentuali crescenti non è novità, ma un sondaggio indaga sui motivi della solitudine.
I tedeschi dai risultati sembrerebbero un popolo di presuntuosi e allo stesso tempo di timidi: il 35% confessa, come motivo della solitudine, di aver pretese molto alte sul probabile partner che deve essere alla propria altezza. Meglio vivere da soli che cedere a compromessi. Finisce male. Ed è la stessa percentuale di chi confessa di avere problemi a stabilire contatti con il prossimo, per timidezza. Dall’inchiesta, non sempre la solitudine è vista in modo negativo. Per molti è una scelta di vita: al momento preferisco pensare al lavoro e alla carriera (il 31%), i vantaggi dell’essere single sono per me superiori a quelli di vivere in coppia (il 24%). Poi seguono i rassegnati e i pessimisti: non sono abbastanza attraente (il 18%), non ho abbastanza mezzi (sempre il 18%), sono troppo vecchio (il 14%).
Sono le donne ad avere più pretese sull’eventuale compagno (il 38%), e la tendenza a vivere da solo aumenta con il titolo di studio delle signore (il 31%). Sono meno disposte a dividere la vita con qualcuno più ignorante, o meno preparato di loro. Gli uomini invece si adattano o, più probabilmente, preferiscono dominare una convivente o una moglie meno istruita.
Più single nelle grandi città che in campagna, e anche questo dato rimane costante di decennio in decennio. Dopo la capitale, segue Amburgo con il 48% del suo milione e 800 mila abitanti, seguita da Brema con il 45%, Dresda con il 44%, e Lipsia con il 42%. E cambia anche il quadro delle famiglie: sempre meno coppie con bambini e sempre più coppie non sposate.
Il 30% degli 8 milioni e 100 mila famiglie censite ha preferito non andare innanzi a un pastore protestante, a un prete, a un ufficiale di stato civile. E diminuisce il numero di chi vuol regolarizzare l’unione anche in presenza di figli. Le coppie con bambini non sposate erano nel 1996 il 5%, oggi sono raddoppiate sfiorando il 10%. E, nonostante che ci siano notevoli vantaggi fiscali per i coniugi, diciamo, «ufficiali», grazie allo splitting (si somma il reddito di lui e lei, si divide per due, e si paga separati, un vantaggio se uno dei due guadagna niente o molto poco). E, inoltre, il divorzio è molto più veloce e meno costoso che da noi. Ma i giovani sentono il vincolo legale come qualcosa di burocratico che possono evitare.
Cresce anche il numero di padri e madri che educano i figli da soli: vent’anni fa erano il 14%, adesso siamo al 20%. E naturalmente sono quasi sempre donne, il 90%. E per le madri single, nonostante gli interventi sociali, c’è il rischio del declassamento: un buon terzo del milione e mezzo di mamme con bambini senza partner vivono al limite della povertà. Perdono il lavoro e non è facile per loro trovare una nuova occupazione, e finiscono per sopravvivere grazie agli assegni sociali. Una situazione precaria con conseguenze gravi sull’inserimento scolastico dei bambini.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 24/10/2014