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 2014  ottobre 23 Giovedì calendario

«FARO’ DELL’UNITA’ UN GIORNALE POPOLARE»

«Abbiamo raggiunto un fantastico accordo con il Pd. Entro la fine di ottobre faremo un’offerta per l’acquisizione dell’ Unità». Guido Veneziani – editore di riviste non esattamente politiche come Stop, Vero, Rakam e Miracoli (nell’ultimo numero, «Satana non voleva che papa Wojtyla diventasse santo») – conferma l’anticipazione del Corriere della Sera e si dice pronto a prendere il timone del quotidiano fondato da Antonio Gramsci e a farlo rinascere.
Ci sono 30 milioni di debiti e 56 giornalisti.
«Non credo che pagheremo 30 milioni di debiti, ma ci assumeremo il nostro compito in modo importante. È prematuro parlare di organico, ma sarà più snello».
Cosa pensa della vecchia Unità?
«C’è una montagna di interregionali, con forti radici nel territorio: l’Unità è l’unico vero quotidiano nazionale. E ha un potenziale incredibile. Si sono messi d’impegno per ridurlo così».
Come si concilia un editore di riviste di gossip con un quotidiano politico?
«Lei mi offende se parla di gossip. Vero è una rivista familiare, di intrattenimento e approfondimento, con firme importanti. Poi, certo, la Clerici la mettiamo in copertina perché vende».
Come si immagina la nuova Unità?
«Io voglio fare un giornale popolare, nell’accezione positiva del termine. Non sarà il Sun, naturalmente: per intenderci, non ci saranno le donne nude. Certo, se becchiamo la fidanzata di Berlusconi nuda la pubblichiamo».
Farà informazione e approfondimento?
«Oggi siamo tempestati di informazioni e l’approfondimento politico dei quotidiani lo trovo un filino noioso. L’Unità si occuperà di politica e di sociale, con un linguaggio giovane, adeguato ai tempi moderni. Anche la cronaca, non nera, avrà un grande spazio».
Si punterà su uno sviluppo multimediale?
«Ci sarà la versione per tablet, ma mentirei se le dicessi che credo molto in queste cose. A me piace la carta, mi piacciono le edicole».
Lei è di sinistra? In che rapporti è con il Pd?
«Sono un cittadino, un imprenditore. Ho avuto trascorsi di sinistra e giravo con in tasca l’Unità, ma anche il manifesto e Cuore. Ora è diverso. Lei davvero pensa che in questo Paese ci sia ancora chi si dichiara di sinistra, di centro o di destra? Ma poi: lei pensa che Renzi sia di sinistra?».
Me lo dica lei.
«Eh. Comunque, Renzi mi piace moltissimo. È bello, sveglio, ha una gran dialettica ed è uno dei pochi politici che si capisce quando parla».
Ha già in mente un direttore?
«Il nome lo decideremo insieme. A me piacerebbe uno molto giovane, dinamico, innovatore. Non un vecchio trombone della nomenclatura. I miei direttori sono tutti sotto i 35 anni».
Alessandro Trocino, Corriere della Sera 23/10/2014