Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  ottobre 23 Giovedì calendario

TRONCHETTI VUOLE PROVARE IN TRIBUNALE CHE CARLO DE BENEDETTI È UN UOMO FALLITO

E adesso ci sarà da divertirsi. Tra poco vedremo l’ingegnere Carlo De Benedetti, il sommo inquisitore, in tribunale a dover rendere conto del suo passato imprenditoriale: dai cento giorni della Fiat all’Olivetti, dalle apparecchiature vendute alle Poste al Banco Ambrosiano. La rinfrescata che ci regaleranno le udienze pubbliche al tribunale di Milano valgono una finale di X-Factor (quel programma che purtroppo va in onda il giovedì sera). Un colpaccio messo a segno, si deve ritenere, con sadico gusto da Marco Tronchetti Provera e dai suoi avvocati.
Oltre al passato di Cdb, conviene rinfrescare, a questo punto, la memoria dei nostri lettori. Il grande finanziere è un po’ permalosetto, ma questo non gli impedisce di utilizzare toni piuttosto ruvidi nei confronti dell’universo mondo. Può sostenere senza colpo ferire di essere circondato da cretinetti (da Passera a Marchionne, da Colaninno ad Elkann), ma se qualcuno lo tocca scatta la querela. Mal gliene incolse dunque a Tronchetti quando sostenne: «Se anche io raccontassi - dichiarazione rilasciata all’Ansa - la storia delle persone attraverso i luoghi comuni e gli slogan, potrei dire che l’ingegner De Benedetti è stato molto discusso per certi bilanci Olivetti, per lo scandalo legato alla vicenda di apparecchiature alle Poste italiane, che fu allontanato dalla Fiat, coinvolto nella bancarotta del Banco Ambrosiano, che finì dentro per le vicende di Tangentopoli».
Tronchetti non era in una giornata di cattivo umore (cosa che può capitare a tutti), più banalmente rispondeva a un’«insolenza» che poco prima l’ingegnere gli aveva riservato sulla gestione della Telecom: «La comunicazione è fatta bene, la rapina ancora meglio».
Botte da orbi. Decidete pure voi chi abbia iniziato (vabbè questo è semplice) e chi abbia ragione. Quello che noi sappiamo è che Cdb per quella frase rilasciata all’Ansa querelò Tronchetti e che di conseguenza al tribunale di Milano si è aperto un fascicolo per reati che potenzialmente valgono sette anni di carcere.
La novità di queste ore è che gli avvocati di Mtp hanno depositato presso la cancelleria del Gup di Milano la rinuncia all’udienza preliminare. Ve la facciamo semplice. Con una mossa a sorpresa, ma con il senno di poi, comprensibile, Tronchetti vuole andare immediatamente a processo, senza tanti rinvii. Non solo pretende un pubblico dibattimento (non si vedono le ragioni di ordine pubblico per farlo a porte chiuse), ma rinuncia a far valere le sue ragioni in modo documentale.
Tronchetti vuole che il procedimento per cui è imputato viaggi più che spedito. Rinuncia alla possibilità che un giudice dell’udienza preliminare, viste le carte, archivi il tutto o trovi una via di conciliazione, e pretende di andare il prima possibile in dibattimento, in udienza, con testimoni e tutta la liturgia di un processo pubblico. Se siamo fortunati (sarà uno spettacolo da non perdere) già a febbraio potremo vedere Carlo De Benedetti sul banco dei testimoni.
Insomma gli avvocati di Tronchetti ci fanno un regalo straordinario, che a renderlo semplice si può sintetizzare così: caro Ingegnere, adesso si presenti in tribunale davanti a tutti e ci spieghi su quali basi si è sentito diffamato dalle dichiarazioni di Tronchetti.
Ci spieghi, Ingegnere, chiederanno i legali di Tronchetti, perché si è sentito diffamare quando il nostro assistito ha sostenuto che i bilanci della Olivetti fossero discussi; o perché non si possa sostenere che la vendita delle apparecchiature alle Poste italiane sia stato uno scandalo, quando lei stesso, Ingegnere, in un’intervista al Wall Street Journal ha detto che «ripagherebbe con il medesimo disgusto».
Insomma avete capito. Tra poco vedremo l’accusatore (De Benedetti) in udienza a dover giustificare all’indagato per diffamazione (Tronchetti) i motivi per i quali si è sentito offeso. E gli avvocati di Tronchetti riporteranno a galla un ventennio che evidentemente De Benedetti ritiene assolutamente immacolato.
Nicola Porro