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 2014  ottobre 12 Domenica calendario

POZZECCO: «CHIAMATEMI PURE IL RENZI DEL BASKET»


Il basket che parte e che dopo la vittoria di Milano a Cremona manda subito in scena Varese-Cantù, derby ruvido e di passione, in fondo un Oscar l’ha già assegnato: a Gianmarco Pozzecco. Da giocatore «Gianburrasca», a coach, dopo Capo d’Orlando, proprio di quella Varese che ancora si specchia in lui e negli altri ragazzi del 1999, quelli del decimo titolo. E il Poz che diventa una bomba mediatica, ben oltre i risultati del precampionato («Ma non sono preoccupato») e le attuali ambizioni del club che fu la Ignis, lancia l’idea che un allenatore sia un’arma di marketing: «Io l’ho sempre pensato».
Ieri era un tipo strano, ma divertente; oggi invece Gianmarco è un minotauro tra l’uomo maturo e un impenitente mattacchione. Eccolo qui, il mattacchione. Overture: Pozzecco tirava la giacca agli allenatori; rischia la legge del taglione. «Vorrei che riprendessero la scena in cui lo faranno a me: poi manderei il video a Recalcati e a Bianchini, affinché se lo godano». Primo atto: chi ricorda il Pozzecco coach? «Una volta lo chiesi a un mio vice. Risposta: ma sei scemo? Non assomigli a nessuno». Secondo atto: Bianchini, dopo aver letto che lei predica la difesa, l’ha paragonata all’Innominato che si converte: «Effettivamente è come vedere una volpe a guardia del pollaio. Da coach sono inversamente proporzionale a quello che ero da cestista. All’epoca avevo risolto il problema in modo “futuristico”: non difendevo e basta». Quindi — finale del cabaret — Boscia Tanjevic la cacciava dalla Nazionale... «L’avrei tirato sotto con l’auto. Ma adesso lo adoro e dico che su certi aspetti aveva ragione: oggi anch’io farei fatica ad allenare uno come me».
C’è chi lo ha definito il Renzi dei canestri. Gianmarco ci sta: «Renzi vuole cambiare il sistema, il mio “nuovo” per il basket è un legame intenso con la squadra. Ne sono fiero». Ma non si prende sul serio: «Non so dove arriverò, come coach. Non mi importa: non sono legato ai successi personali». Purtroppo lo ha dimostrato quando ha bruciato la chance Nba: «Avete ragione. Avrei provato qualcosa a me stesso e soprattutto avrei verificato se è vero che Shaquille O’Neal si allenava nudo, canotta a parte...».
Ci stavamo dimenticando del Poz delle battute. Lo riportiamo su binari seri. Chi vincerà lo scudetto? «Milano resta favorita». Chi è il miglior italiano? «Alessandro Gentile è impressionante. Però io prenderei sempre Hackett. Lo dico perché pure Daniel ha litigato con l’Italia? A parte che siamo 2-1 per me e se vuole tenere botta deve farsi mandare a casa un’altra volta, penso che in estate abbia fatto solo una cavolata. Resta un tipo positivo».
Se batterà Cantù, non si tingerà i capelli come un tempo: li taglierà a zero. È la prima promessa, il resto è una cambiale-scudetto per Varese. Pozzecco, la firma e ci mette la data? «Certo. Titolo in due anni: non ho tempo e sono solvente».