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 2014  ottobre 12 Domenica calendario

M5S TRA DIVISIONI ED ECCESSI MA NEI SONDAGGI TIENE ANCORA


ROMA Ma, insomma, ’sto Movimento 5 Stelle a che punto è della sua avventura? Morde o non morde? Cresce o decresce? Mica facile rispondere. Anche i sondaggisti sono divisi. Alessandro Amadori, di Coesis Research, dice: «Dagli ultimi dati il Movimento è in leggera crescita collocandosi intorno al 21%, resta lontano dal 25 e rotti delle politiche del 2013». «A noi risulta sostanzialmente stazionario intorno al 20% con una lieve tendenza a decrescere», ribatte Enzo Risso, dierttore della triestina Swg.
POCO VENTO
Entrambi però martellano su un punto chiave. «Grillo non ha più il vento in poppa e se non ci fosse il sistema politico a tenerlo in piedi con la sua inefficienza sarebbe in grave affanno», sentenzia Risso. «Grillo continua ad aver consenso ma non offre più un sogno, i suoi lo votano in massa perché sono sempre arrabbiati e non trovano un altro sbocco al loro pessimo umore», ci mette il carico da novanta Amadori.
GLI AVVENIMENTI
E basta mettere in fila gli avvenimenti delle ultime settimane per capire che il giudizio dei due osservatori è tutt’altro che gratuito.
La domanda chiave è: a cosa servono i 100 parlamentari grillini? Negli ultimi mesi, prima sulla riforma del bicameralismo e poi su quella del lavoro, si sono distinti per le battaglie campali in Senato combattute a suon di ostruzionismo, urla e okkupazioni. Però i senatori grillini non solo non hanno impedito al governo di far passare le relative fiducie, con le quali ormai da vent’anni si governa l’Italia, ma hanno finito per offrire un’immagine del Movimento piuttosto paradossale: gli eletti per fare le rivoluzione difendevano pilastri del ”vecchio regime” come il Senato e il sindacato barricato intorno al bunker dell’articolo 18.
LA DICOTOMIA
«Quest’ultima presa di posizione rischia di spiazzare Grillo - spiega ancora Risso consultando le carte Swg - Nella nostra ultima indagine è emerso che un quarto degli elettori grillini, il 26% per l’esattezza, è favorevole alla riforma del mercato del lavoro. Addirittura il 28% non era contrario all’intervento per decreto e il 41% è contrario all’eventuale sciopero generale. Siamo di fronte ad una forte dicotomia fra una forza che viene votata per la sua immagine quasi rivoluzionaria e di profondo cambiamento e invece la realtà concreta che vede Grillo schierato a favore del’articolo 18 che una parte della base del partito vive come una battaglia di retroguardia».
D’altra parte non è un mistero che gran parte deLl’elettorato di Grillo veda come fumo negli occhi ogni forma di apparato e ai suoi occhi non c’è apparato più odioso e autoreferenziale di quello del sindacato e della Cgil in particolare.
E allora? Come uscirà Grillo dal cul de sac nel quale sembra essersi cacciato? Gli basterà sbandierare il mitico ”reddito di cittadinanza” per tutti i disoccupati per tornare a risultare lo strumento preferito per urlare il disagio dalla quota di giovani precari e con basso titolo di studio che costituiscono buona parte dell’elettorato M5S? «Difficile fare previsioni - si interroga Amadori - Una sola cosa è certa: il mercato di Grillo resta quello della rottura, quello della logica anti-sistema. Fuori da questo canale sia il leader che il movimento fanno fatica».
Ma oltre ai sondaggi c’è una prova del nove dello stato di consenso per i 5Stelle? «Direi - azzarda Amadori - che il classico slogan ”piazze piene e urne vuote” per i grillini non vale. Forse le due cose vanno di pari passo in relazione alla capacità del Movimento e dei suoi leader di raccogliere il sentimento di rabbia degli italiani».
IL CASO UE
Capacità messa a dura prova da alcune modeste performance istituzionali grilline. Basti pensare al pasticcio scoppiato al Parlamento europeo dove è finito con lo scioglimento del gruppo di comunicazione guidato da Claudio Messora un lungo braccio di ferro interno al M5S. I 17 europarlamentari hanno deciso, su sollecitazione di Gianroberto Casaleggio, di rinunciare al cosiddetto ”gruppo condiviso” formato da una quindicina di persone. Perché? «No comment», è stata la risposta del capogruppo Ignazio Corrao.