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 2014  ottobre 12 Domenica calendario

EBOLA, ORA È ALLARME TRAPIANTI E TRASFUSIONI “IL VIRUS NEL SANGUE ANCHE SENZA SINTOMI”

NEW YORK.
I primi sono stati alcuni passeggeri arrivati da Casablanca, Bruxelles e Parigi, ma solo perché dall’Africa occidentale al Jfk non ci sono voli diretti. Chi si era originariamente imbarcato su voli partiti dagli aeroporti dei tre paesi più a rischio (Liberia, Sierra Leone e Guinea) è stato dapprima isolato, poi ha dovuto riempire un dettagliato formulario mentre medici o infermieri gli misuravano la temperatura con termometri notouch.
È partito da New York lo screening anti-Ebola (annunciato nei giorni scorsi da Obama) per controllare malati e possibili portatori del virus ed impedire che — come avvenuto nel caso del “paziente zero” Thomas Duncan a Dallas — facciano il loro ingresso negli Stati Uniti. Nei casi sospetti (febbre alta e/o gravi problemi intestinali) i nuovi arrivati verranno trasferiti d’urgenza al Bellevue Hospital Center di Manhattan, il grande e più antico ospedale pubblico degli Usa, sulla First Avenue, dove è stata attrezzata un’intera area per i malati di Ebola.
Nel frattempo c’è anche chi prevede un rischio di collasso per il sistema sanitario Usa. Con l’arrivo dell’autunno e della stagione delle influenze molti potrebbero scambiare forti sintomi influenzali con quelli del virus che arriva dall’Africa. E dall’Europa arriva un nuovo allarme. Il virus potrebbe essere presente nel sangue e negli organi di una persona contagiata prima che l’infezione si manifesti con sintomi conclamati. Per questo motivo il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) ha indicato agli Stati membri Ue, attraverso un documento ad hoc, di escludere dalle donazioni di sangue, organi, tessuti e cellule «le persone che si siano recate negli ultimi 60 giorni nei paesi a rischio».
Quanto agli screening negli aeroporti americani, nei prossimi giorni (probabilmente giovedì) inizieranno anche in altri quattro grandi aeroporti americani (Newark Liberty, Washington Dulles, Chicago O’Hare e Hartsfield- Jackson di Atlanta). Considerato anche il Jfk di New York, in questi cinque grandi scali arrivano o transitano — secondo i calcoli fatti dagli esperti e resi noti dalla Casa Bianca — il 94 per cento dei passeggeri in arrivo da Liberia, Sierra Leone e Guinea. Al Jfk ogni giorno arrivano (via Europa o Marocco) circa 150 persone (tre, quattro persone per ogni volo), un numero di persone facilmente identificabile. Inoltre tutti i passeggeri a rischio (almeno in teoria) dovrebbero essere stati già “scrutinati” negli aeroporti di partenza e chi ha avuto “contatti” con persone malate di Ebola dovrebbe essere già stato bloccato. Negli ultimi due mesi delle oltre 36mila persone in partenza dai tre paesi dell’Africa occidentale solo a 77 è stato impedito di salire a bordo e nessuno di loro è risultato infetto da Ebola: avevano tutti la malaria. Mentre Duncan è potuto arrivare tranquillamente fino a Dallas, dove è poi morto mercoledì scorso.
I controlli non erano ancora iniziati che già erano in diversi (medici, opinionisti vari) a criticarli nei talk show del mattino, nella convinzione che non sarebbero realmente efficaci per fermare un’eventuale diffusione o addirittura un’epidemia negli Stati Uniti. Il Centers for Disease Control and Prevention, il principale organismo sanitario americano di lotta alle epidemie, in risposta ha precisato che i controlli agli aeroporti sono solo un aspetto di una strategia complessiva più ampia. «Non importa quante procedure mettiamo in atto, ridurre il rischio a zero resta impossibile», ha spiegato Martin Cetron, direttore della Division of Global Migration and Quarantine del “Cdc”.
Alberto Flores D’Arcais, la Repubblica 12/10/2014