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 2014  ottobre 12 Domenica calendario

CHI HA SBAGLIATO, L’UOMO O LA SCIENZA?

Cosa è successo? Quando ci si fa questa domanda significa che è successo quello che non doveva. E allora rimane l’unica domanda possibile per Genova: Perché? Cosa non ha funzionato? Gli esperti si dividono tra chi non accetta scuse di sorta e parla di responsabilità chiarissime e chi invece giustifica il disastro con l’imponderabile che pervade sempre le manifestazioni atmosferiche.
Sergio Brivio, fondatore di 3BMeteo, ricorda che «la Liguria è una zona ad alto rischio e chi ha la responsabilità di vigilare e prevedere deve avere due antenne sollevate, meglio un’allerta di troppo che una in meno». «Quel che so è che in questo caso c’erano i dati per capire che stava per abbattersi una precipitazione importante. E tenendo conto dell’orografia del territorio di Genova e della Liguria di Levante c’erano certamente segnali di pericolo».
Anche secondo Luca Mercalli, meteorologo e climatologo, «la tecnica meteorologica permetteva di vedere questo evento, tanto che noi lo abbiamo scritto giovedì mattina su La Stampa».
«Certo non potevamo sapere che la furia si sarebbe abbattuta proprio su Genova. Perché i temporali non sono prevedibili sul punto esatto. Non puoi dire se saranno su un quartiere o su un altro. Ma era assolutamente prevedibile la situazione generalizzata di rischio su Genova e sulla Liguria di ponente». I modelli matematici hanno fallito? O lo hanno fatto i responsabili della protezione civile? Mercalli chiarisce che «in meteorologia si usano diversi modelli matematici come un medico può fare diversi esami per fare una diagnosi. Il problema però è un altro: le persone che vivono in aree a rischio dovrebbero avere una certa vigilanza e le autorità devono predisporre piani efficienti ed efficaci di prevenzione. Le due cose viaggiano insieme».
«È falso dire che l’evento fosse inatteso e imprevedibile», accusa Gianfranco Saffioti, presidente dell’associazione ligure di Meteorologia. «Pensavo che si fosse toccato il fondo nel 2011 e invece quando piove forte si continua a morire. I meteorologi ufficiali si giustificano dietro la lettura di una mappa, ma la prevenzione e la gestione del rischio si fa con la gente, con i cittadini, con gli appassionati, con gli strumenti ma anche e soprattutto per la strada». Un evento prevedibile dunque «iniziato giovedì mattina con il temporale auto-rigenerante e i venti che si tenevano in equilibrio. Era chiaro quel che stava accadendo».
Mentre secondo Antonio Sanò, meteorologo di www.ilmeteo.it, «il ruolo del meteorologo si limita ad analizzare modelli di precisione e indicare quando ci sono perturbazioni. Non è in grado di prevedere interazioni del maltempo con il territorio». «L’alluvione di Genova non poteva essere prevista dalle semplici previsioni meteo», assicura. «I modelli matematici classici - spiega Sanò - non indicavano nessuna precipitazione eccezionale su Genova, anzi le indicazioni erano di pioggia debole e moderata».
Carlo Cacciamani è il direttore del Servizio IdroMeteoClima Arpa del Centro Funzionale Regione Emilia-Romagna, e non capisce le accuse mosse ai suoi colleghi liguri perché «prima di tutto il giorno prima ho letto una previsione corretta» e poi perché «una previsione a 24-48 ore precisa nel tempo e nello spazio di eventi molto intensi è quasi impossibile. Diverso - spiega - il caso delle previsioni nowcasting, un’ora prima, dove non si usano i modelli ma l’osservazione». Come anche «l’osservazione deve integrare i modelli matematici», spiega Cacciamani. Diciamo allora che l’interpretazione umana ha fallito?
L’esperto della protezione civile non ci sta perché, dice «la complessità orografica di questo territorio rende difficile le previsioni. Non le so dire poi cosa non ha funzionato nell’allerta. Ma anche qui la discussione è ampia in quanto i falsi allarmi sono dannosi come i mancati allarmi».