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 2014  ottobre 12 Domenica calendario

Domani, a Wall Street, sede della Borsa di New York, sventolerà una bandiera italiana a fianco di quella americana

Domani, a Wall Street, sede della Borsa di New York, sventolerà una bandiera italiana a fianco di quella americana. E sarà il giorno del debutto di Fiat-Chrysler. Una scelta, quella Sergio Marchionne, di cambiare strategia, per spostarsi verso mercati più forti ed in crescita - Stati Uniti e Brasile, in modo da sostenere anche le regioni più deboli. Marchionne ha dichiarato ieri, inaugurando una nuova concessionaria Chrysler, a Farmington Hills, nei dintorni di Detroit, che «Fiat Chrysler ha voluto portare le sue azioni alla Borsa di New York, al fine di attirare gli stessi azionisti che investono nelle case automobilistiche concorrenti. Il nostro obiettivo è quello di sostenere un diretto confronto sia con General Motors che con Ford, siamo una valida alternativa per chi è interessato ad investire nel settore automobilistico, anche noi siamo produttori mondiali di veicoli, esattamente come le altre due grandi case di Detroit, abbiamo sedi distribuite in tutto il globo». Inoltre ha sottolineato che «il potenziale di Fca, a medio- lungo termine, è anche superiore, siamo posizionati meglio, sia in Europa che in America Latina». Lo sbarco avviene all’indomani dell’accordo su Termini Imerese: il Ministero dello Sviluppo Economico, ha annunciato che, dopo quattro anni di chiusura, Termini Imerese sta ripartendo anche grazie alla collaborazione di Fiat che fornirà alla Grifa piattaforme, motori e componenti, per realizzare una vettura elettrica urbana. Gli ultimi accordi sono stati presi direttamente tra il ministro Federica Guidi e Marchionne, un’accelerazione che permetterà a questo stabilimento di ripartire in tempi celeri. Un tema centrale, quello dell’occupazione: nel 2004 Fiat aveva 160mila dipendenti, compresi quelli della attività industriali come Iveco, New Holland e CNH, oggi sono 300mila (senza il gruppo CNH), ma se non ci fosse stata l’acquisizione di Chrysler, forse il destino delle fabbriche italiane sarebbe stato ancora più critico. Il piano industriale ha avuto l’obbiettivo di aumentare i ricavi, per conservare l’occupazione. Una visione profondamente diversa da quella di Volkswagen che sostituirà i pensionati con i robot.Gli ottimi rapporti instaurati tra Matteo Renzi e Sergio Marchionne (quest’ultimo non nasconde la sua simpatia per il premier, tanto da fargli dire «a questo ragazzo voglio bene») potrebbero portare ad altri risultati, non incentivi ma aiuti strutturali a tutte le aziende, di ogni settore merceologico, capaci di produrre nel territorio ed esportare nel mondo. Bianca Carretto