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 2014  ottobre 11 Sabato calendario

IL RITORNO DI TONINO “VOGLIO FARE IL SINDACO DI MILANO”

[Intervista Antonio Di Pietro] –
Tra due anni mi candiderò come sindaco di Milano”. Antonio Di Pietro ha deciso che i suoi giorni in purgatorio sono finiti. E mentre svela i piani futuri – la corsa per diventare primo cittadino del capoluogo lombardo – dà un taglio col partito che lui stesso ha fondato: “L’Italia dei Valori per me è come un figlio. Gli voglio bene comunque si comporti. Ma certe scelte dei nuovi dirigenti non posso condividerle. Non si sta nelle istituzioni a qualunque costo. Quindi auguro a tutti loro buon viaggio”.
Di Pietro, cosa ha provocato la rottura con l’IdV?
I nuovi vertici hanno deciso di rientrare nel centro sinistra renziano appoggiando politiche che hanno ben poco a che vedere con i valori fondanti del partito. Penso alla riforma costituzionale, all’Italicum, alla giustizia. Certi compromessi non si possono accettare.
Non si è offeso perché all’ultimo congresso non l’hanno nemmeno fatta parlare?
Nella lista dei relatori io non c’ero neanche, non so se mi spiego. È significativo perché hanno invitato solo ospiti del Partito democratico. Io, per la mia storia personale e politica, per preservare la mia dignità, non posso appoggiare questa linea. Al governo Renzusconi dico no: è una questione che va ben oltre il mio orgoglio.
Non può provare a riprendere le redini del partito?
No, ho chiuso. Io, fondatore, esco nel senso tecnico, definitivamente, ma senza rancori. Siamo ormai incompatibili. E poi ho imparato dai miei errori: noi eravamo diventati un grande partito, con risultati elettorali importanti. Poi abbiamo aperto le porte alle vecchie logiche politiche e abbiamo perso la nostra verginità. La nostra identità, addirittura. Abbiamo imbarcato arrivisti e approfittatori. Il tempo dei partiti è finito, in bocca al lupo all’Idv: mi auguro non svendano la propria anima.
Non è che l’Idv ormai è solo un peso morto?
Ci sono state persone che ci hanno fatto sfigurare. Ma la mia scelta adesso è prettamente politica: non condivido la linea e non credo più in questo modo di procedere.
L’aveva detto anche dopo la sconfitta alle ultime Politiche: avrebbe dovuto seguire il modello grillino, senza allearsi coi vecchi partiti.
Ha ragione il M5S. Infatti ora voglio essere libero. Pianificherò le mie alleanze solo con movimenti che sono completamente compatibili con la mia linea.
Cerca ancora l’ospitalità dei Cinque Stelle?
Sono amico di Beppe Grillo e di Casaleggio, ma per sposarsi bisogna essere in due. Ammetto che, un domani, preferirei lavorare con gente che rispetto e far squadra per andare più lontano, ma non faccio l’intruso.
Andarsene, per lei, sta diventando un’abitudine.
Mi sono dimesso per avvisi di garanzia e anche solo perché un programma come Report ha messo in dubbio la mia integrità . Questa volta non me ne vado per dimostrare qualcosa, ma per costruire.
Ha già cominciato a lavorare alla sua campagna elettorale?
Sto rimettendo in moto la mia rete di contatti. Comincio adesso un tour che durerà fino a Natale per ringraziare i vecchi amici e i cittadini che mi hanno sempre supportato, regione per regione. Entro dicembre la mia squadra sarà pronta. Quando dico che voglio diventare sindaco di Milano, non parlo tanto per aprire la bocca. La mia storia mi lega profondamente a Milano, che ha bisogno, ora più che mai, di pulirsi le mani.
Dov’era sparito negli ultimi mesi?
Se vuole le dico cosa sto facendo in questo momento: ho le mani impicciate col torchio per fare il vino. 13,3 gradi, una meraviglia. Ma adesso basta fare il contadino, è tempo di tornare in pista.
Beatrice Borromeo, il Fatto Quotidiano 11/10/2014