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 2014  ottobre 11 Sabato calendario

LE MARCE PER SALVARE I PICCOLI SCHIAVI ECCO LA “RIVOLUZIONE” DELL’INGEGNERE CHE COMBATTE GLI ABUSI SULL’INFANZIA

BANGKOK
Dopo Madre Teresa di Calcutta è il secondo Nobel della Pace assegnato all’India. Stavolta però tocca a un indiano di nascita. Kailash Satyarthi, carismatico attivista sociale di 60 anni che per metà della sua vita si è battuto contro gli abusi sui minori, specialmente i piccoli schiavi impiegati da padroni senza scrupoli nelle fabbriche e nei campi.
La stessa motivazione della giuria del Nobel attribuisce alla sua lunga battaglia civile la liberazione di almeno 80mila bambini dal lavoro forzato, tanti quanti sono i dipendenti e volontari che lavorano oggi nelle 750 organizzazioni collegate alla mastodontica rete di solidarietà verso l’infanzia costruita dal neo Nobel in tutto il Continente e perfino oltreoceano. «Con questo premio – ha detto a caldo dopo l’annuncio del riconoscimento ex aequo con Malala Yousafzai – penso che la gente darà più attenzione alla causa dei bambini nel mondo», e ha invitato la giovane pachistana a unire le loro forze nella stessa direzione. «La povertà – ha aggiunto – non deve essere usata come scusa per continuare lo sfruttamento, perché se ai bambini viene negata l’istruzione saranno destinati a restare schiavi».
La fondazione di Bachpan Bachao Andolan, “Rivoluzione per salvare l’infanzia”, risale al 1983, quando Satyarthi alla testa di un gruppo di attivisti non violenti sul modello gandhiano organizzava marce e raid contro le fabbriche dove si impiegavano minori in condizioni disumane. Presto queste spedizioni divennero rischiose per le rappresaglie delle squadre mandate dalle aziende, ma il capo di “Bba” riuscì a convincere la polizia a proteggere e accompagnare i militanti della sua organizzazione così da liberare i bambini dalla schiavitù e dargli rifugio, istruzione e un mestiere.
Satyarthi, nato in una cittadina del Madhya Pradesh di nome Vidisha vicino a Bhopal, aveva lasciato il college dove insegnava ingegneria per dedicarsi a tempo pieno alla missione della sua vita, maturata – racconta - quando aveva appena sei anni, dopo aver notato un bambino che puliva le scarpe all’ingresso della sua scuola. Dalle prime azioni eclatanti e dimostrative, l’ex ingegnere-crociato è passato presto a una strategia molto più ambiziosa, creare un movimento di opinione e legislativo per sensibilizzare i media, il governo, e coinvolgere le organizzazioni internazionali dei diritti umani.
Nel ’90 riuscì a coinvolgere altri Paesi in una “Marcia globale contro il lavoro minorile”. All’epoca si parlava poco di questa piaga che colpiva 250 milioni di bambini. Oggi, grazie al lavoro e alle campagne di Satyarthi, quel numero è sceso a 168 milioni. In un discorso al Kennedy Centre for Justice and Human Rights, rivelò che i piccoli operai venivano «picchiati severamente, a volte appesi a testa in giù sugli alberi, e bruciati con le sigarette se piangevano per tornare dai loro parenti». L’anno dopo, con la sua abilità nel creare lobby trasversali per una buona causa, mise assieme un Comitato di 458 parlamentari di tutti i partiti che imposero al governo legislazioni più severe contro gli abusi minori. Nello stesso anno a Ginevra convinse le Nazioni Unite a creare un sistema di etichette per garantire i consumatori contro il commercio di tappeti fabbricati da bambini. A ruota seguirono gli Usa con un divieto formale di importare tutti i manufatti dalle aziende indiane sospettate di sfruttamento minorile.
Ma il fiore all’occhiello della sua azione esplicitamente ispirata a Gandhi («Se il premio fosse andato al Mahatma prima di me – ha detto - sarei stato ancora più onorato») resta il progetto Bal Mitra Gram, ovvero 356 villaggi «liberi dal lavoro minorile» e diffusi negli ultimi 13 anni attraverso diversi Stati, soprattutto Rajasthan e Jharkhand. Non solo qui non esiste schiavitù, ma i ragazzi partecipano regolarmente anche alle attività delle amministrazioni locali, veri e propri avvocati dei loro diritti. Non ultimo, quello di non sposarsi da bambini.
Raimondo Bultrini, la Repubblica 11/10/2014