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 2014  ottobre 11 Sabato calendario

AL LIMITE DELL’USURA

In Italia finanziarsi allo sportello costa ancora troppo, nonostante l’Euribor a tre mesi sia sotto lo 0,1%. Una recentissima analisi di Banca d’Italia rivela che ad agosto il tasso medio applicato, per esempio, alle famiglie che hanno fatto ricorso al credito al consumo si è attestato al 9,34%. Mentre per chi va in rosso sul conto il tasso medio è stato del 4,89%. Ancora, per le imprese non finanziarie che hanno chiesto prestiti fino a un milione di euro il tasso medio è risultato del 3,97%. Insomma, non sorprende che non ci sia la corsa di famiglie e imprese per chiedere i 23 miliardi di euro erogati alle banche dalla Bce di Mario Draghi in occasione della prima asta Tltro dello scorso settembre. Peraltro si tratta di finanziamenti concessi agli istituti di credito a tassi quasi nulli (0,15%) proprio per essere impiegati nell’economia reale. Logico quindi attendersi che i costi applicati a loro volta dalle banche ai clienti non siano alti. E invece no. D’altronde i tassi fissati per legge (a partire dai tassi effettivi medi di mercato, Tegm, rilevati trimestralmente dalla Banca d’Italia presso i singoli intermediari finanziari) al di sopra dei quali scatta l’usura arrivano ancora a superare il 24%. È il caso per esempio degli scoperti senza affidamento fino a 1.500 euro, che per il quarto trimestre prevedono un tasso-soglia del 24,18% annuo. Ciò vuol dire che una banca potrebbe arrivare ad applicare tale costo del denaro senza ricadere nell’usura. Nei crediti personali i tassi massimi arrivano al 19,15%. E non va meglio a chi va in rosso con il fido. Le aperture di credito in conto corrente possono arrivare a costare il 18,525% fino a 5 mila euro, il 16,6% oltre 5 mila euro. Su livelli simili sono gli altri finanziamenti per famiglie e imprese: qui il tasso-soglia è fissato al 17,36%. Per gli sconti commerciali delle fatture si può andare oltre il 15%. I tassi medi applicati effettivamente sul mercato sono inferiori, ma restano comunque molto spesso a doppia cifra. Le banche si giustificano dicendo che a chiedere i finanziamenti oggi sono i soggetti più a rischio e quindi occorre cautelarsi. Ma anche quando il prestito è garantito dallo stipendio o dalla pensione gli spread applicati sono alle stelle. Nel caso della cessione del quinto dello stipendio o della pensione la soglia d’usura per importi fino a 5 mila euro è del 19,2%, per importi superiori del 18,3%.
Va notato che si tratta di numeri calcolati in base alle rilevazioni sul mercato condotte nel secondo trimestre del 2014, perché così prevede la legge, però anche andando ad analizzare i prospetti aggiornati dei prestiti oggi offerti ai privati dalle banche la situazione non cambia. Nel caso del Prestito Multiplo di Intesa Sanpaolo il tasso annuo nominale (Tan) può arrivare al 9,95% e il Taeg, ossia il costo complessivo del prestito, al 10,9%. Quindi chi chiede 15 mila euro da rimborsare in 72 mesi avrà un costo totale del credito pari a 5.290 euro. Perfino i finanziamenti con cessione del quinto dello stipendio si rivelano piuttosto costosi, pur avendo garanzie molto elevate. Per legge infatti il lavoratore deve costituire un vincolo a favore della banca sul Tfr, destinato a garantire il rimborso in caso di cessazione del rapporto di lavoro. È necessaria anche la stipula di una polizza contro il rischio di perdita del lavoro e il caso morte. I documenti del prestito per la cessione del quinto dello stipendio del Credem riportano un Taeg del 17,69% e un Tan del 10,08% per un importo di 12.500 euro da rimborsare in 120 mesi. Chi si rivolge all’offerta online può ottenere condizioni più vantaggiose, ma che comunque superano un Taeg del 6,5%. Il miglior prestito presente sul sito prestitionline.it per un impiegato di 35 anni che chiede 20 mila euro per comprare l’auto prevede un Taeg del 6,54% per chi si indebita per 60 mesi.
Anche sul fronte delle imprese i tassi sopra i quali scatta l’usura sono ancora molto alti perché partono da un tasso medio applicato nel secondo trimestre elevato. Gli anticipi e gli sconti commerciali venivano per esempio concessi nel secondo trimestre a un tasso medio dell’9,3% fino a 5 mila euro), dell’8,11% da 5 mila a 100 mila e al 5,47% oltre 100 mila euro, quindi la soglia d’usura è rispettivamente fissata al 15,6, 14,13, 10,8%. Se questa è la fotografia di quanto avveniva fino a fine giugno, oggi dalle note informative i tassi massimi applicati restano per i prestiti a medio termine intorno al 10%, si tratta di uno spread notevole. Che disincentiva il ricorso al credito, nonostante l’Italia arrivi da tre anni di contrazione dei prestiti. Un’analisi di Unimpresa ha infatti calcolato che negli ultimi tre anni il credito bancario alle imprese ha subito una contrazione pesantissima: di quasi 70 miliardi di euro. Mentre le famiglie hanno visto ridursi i finanziamenti di 14 miliardi. Da luglio 2011 a luglio 2014 i prestiti al settore privato da parte delle banche è diminuito complessivamente di 83,1 miliardi (-5,49%) passando da 1.513 a 1.430 miliardi. «Con questi dati intendiamo rispondere ai banchieri, che per giustificare la stretta ai rubinetti del credito puntano il dito contro le aziende sostenendo che la colpa è del cavallo che non beve: la realtà è diversa e racconta di una sistematica azione volta a ridurre drasticamente l’offerta di liquidità allo sportello», commenta il presidente di Unimpresa Paolo Longobardi. Sempre da uno studio di Unimpresa emerge che il credito bancario è sempre più caro e anche nel caso di presenza di garanzie statali: possono arrivare a sfiorare il 20% infatti gli interessi e i costi complessivi a carico di una pmi che chiede denaro in banca sfruttando il Fondo centrale di garanzia e i Confidi. Ai tassi standard sulla somma richiesta vanno aggiunte molte altre voci: le spese di gestione della pratica, la quota associativa da pagare alle associazioni collegate ai Confidi, le garanzie sulla copertura assicurata dagli stessi Confidi, il fondo cauzione una tantum e quello annuale. Voci che, sommate, pesano fino al 19,58% per una piccola linea di credito. «Abbiamo analizzato migliaia di casi e vogliamo portare all’attenzione del governo Renzi una situazione ormai non più sopportabile: per rimettere in moto il motore del credito serve un intervento drastico», aggiunge Longobardi. «Le garanzie pubbliche sono importanti e vanno rese più accessibili, altrimenti la massiccia dose di liquidità immessa nel mercato dalla Bce non potrà essere sfruttata dalle pmi».
Ma come viene fissato il tasso di usura? Dal 14 maggio 2011 il limite oltre il quale gli interessi sono ritenuti usurari è calcolato aumentando il Tasso effettivo globale medio (Tegm) di un quarto e aggiungendovi un margine di quattro punti percentuali. La differenza tra il limite e il tasso medio non può inoltre essere superiore a otto punti percentuali. Tale metodo è stato introdotto dal decreto 70/2011, che ha modificato la legge 108/96 che determinava il tasso soglia aumentando il Tegm del 50%. Il Tegm risulta dalla rilevazione effettuata ogni tre mesi dalla Banca d’Italia per conto del ministro dell’Economia. La Banca d’Italia ha fissato i criteri per calcolare in modo omogeneo il Tegm che gli intermediari devono inviarle ogni tre mesi. I Tegm relativi a categorie omogenee di prestiti e dei relativi tassi soglia applicabili ciascun trimestre sono pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale e sui siti di Banca d’Italia e ministero dell’Economia. La Banca d’Italia ha il compito di controllare che i tassi dei prestiti di banche e società finanziarie non superino la soglia d’usura. Nella tabella pubblicata a pagina 14 sono riportati i tassi soglia validi per il trimestre in corso elaborati in base ai Tegm registrati nel secondo trimestre 2014. Il Tegm è, assieme al Tasso annuo effettivo globale (Taeg), un indicatore del costo reale di un prestito e spesso i due coincidono. Nel Tegm sono comprese le commissioni di qualsiasi tipo e ogni spesa accessoria (a esclusione di imposte e tasse e agli interessi di mora) e si riferisce agli interessi annuali praticati dalle banche e dagli intermediari finanziari per operazioni della stessa natura. Invece nelle note informative dei finanziamenti è indicato il Taeg. Il calcolo di Taeg e Tegm risponde a criteri differenti: alcuni costi sono inclusi nel Taeg e non nel Tegm (per esempio, le imposte) e i costi assicurativi sono trattati in maniera differente. Il Taeg rappresenta il costo totale del credito in percentuale annua rispetto al capitale erogato e comprende gli interessi e tutti gli altri costi, compresi eventuali compensi di intermediari del credito, imposte, commissioni e altre spese, a eccezione di quelle notarili, che il cliente è tenuto a pagare in relazione al contratto di credito e di cui il finanziatore è a conoscenza. Sono esclusi dal Taeg i costi di coperture assicurative facoltative e gli interessi di mora. «Gli elementi che entrano nel calcolo di Taeg e Teg sono molto simili, ma ciò che più importa è che, essendo il Teg un dato storico relativo all’insieme dei finanziamenti già erogati, il parametro corretto per valutare una proposta di prestito nel credito al consumo è il Taeg, in quanto è un dato preventivo calcolato sul singolo finanziamento personalizzato in base alle richieste del cliente», spiega Roberto Anedda, direttore marketing di PrestitiOnline.it. Nei prospetti è riportato anche il Tan (Tasso annuo nominale), ovvero il tasso in percentuale annua rispetto al capitale erogato, che però non comprende spese e imposte.
Roberta Castellarin e Paola Valentini, MilanoFinanza 11/10/2014