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 2014  ottobre 11 Sabato calendario

Grillo: “Meglio Berlusconi dei falsi amici di sinistra” Sotto il palco 5000 persone. L’attacco del leader: il Parlamento non esiste più Francesco Maesano Comizio blues

Grillo: “Meglio Berlusconi dei falsi amici di sinistra” Sotto il palco 5000 persone. L’attacco del leader: il Parlamento non esiste più Francesco Maesano Comizio blues. Sotto, ad ascoltarlo, pochi attivisti, forse cinquemila, numeri che scolorano di fronte all’imponente capacità del Circo Massimo. Sopra la band che punteggia di note uno degli interventi più politici di questa seconda vita di Beppe Grillo che, per un momento, sembra interrompere cinque anni di comizi impetuosi per farsi riflessivo. «Magari, la nostra natura è essere meno istituzione. Fare meno proposte di legge e andare a fare da scudo umano in mezzo alla gente. Il parlamento è un’istituzione che non esiste più». Pausa, in attesa del responso della folla che subito lo sostiene. Poi torna il Grillo di sempre, il buttadentro mediatico che le prova tutte per far salire tensione e attenzione, capace di ripartire dal posto con un nuovo slogan che cita il precedente: «O noi, o noi». Martellante nei suoi attacchi a Renzi, come a cercare un corpo a corpo con un avversario che un po’ gli sfugge. «Renzi rottama più che puoi, facci ritrovare con il culo per terra. Dacci una scrollata che ne abbiamo bisogno». Un Grillo che pesca a piene mani dalla cronaca e arriva alla questione delle tessere che ha agitato il Partito Democratico. «Abbiamo più iscritti noi. Renzi è leader di un partito senza base, noi siamo una base senza leader». Addirittura gli preferisce Berlusconi, «uno che combatte per le sue aziende, un nemico dichiarato. Meglio lui che questi finti amici della sinistra che da vent’anni fanno i c... loro». «È colpa mia – prosegue tornando alle Politiche del 2013 – avevamo vinto. Se c’era un altro presidente invece di vedersi di nascosto e fare una larga intesa, eravamo già al governo. Perché noi siamo in grado di farlo domani mattina. Invece ho sbagliato. Quando ho visto Renzi la prima volta, perché mi avete obbligato con un sondaggio in rete, ho agito d’istinto, ho visto uno che raccontava bugie e gliel’ho detto. Adesso lo prenderei per la testa e gli direi di fare presto a distruggere il Paese». Poi la stampa, come sempre in una posizione di riguardo nella gerarchia dei nemici del M5S. Tra gli attivisti presenti c’è qualche irriducibile che nel pomeriggio se l’è presa con una giornalista della Rai, accusando lei e la testata di «essere asserviti al regime di Renzi». Grillo tocca quel tasto e la melodia prosegue da sola: «Dobbiamo superare i pregiudizi di un’informazione malata. Non parlano più del Movimento, come se avessero una circolare». La propaganda si fonde con la gestione degli affari interni. I sindaci del Movimento saranno pure meravigliosi, «ma alcuni sono più o meno buoni», precisa Grillo dal palco. Il destinatario della stilettata, Federico Pizzarotti, tra la folla non c’è, arriverà solo oggi: il venerdì è il giorno dei pionieri, tutti innamorati di Luigi Di Maio. Il giornale edito dal Movimento, distribuito tra i gazebo, gli ha dato spazio con un editoriale in prima pagina. Meno affetto per Roberta Lombardi, l’organizzatrice della kermesse. Prendi una svolta tra un gazebo e l’altro e la trovi che discute con un gruppo di volontari che lamenta di non aver ricevuto l’assicurazione contro gli infortuni. «Onorevole...», l’apostrofa una. «A me onorevole non mi ci chiami – risponde lei – e se non vi piace l’organizzazione la prossima volta ci pensate voi, così io mi riposo e faccio la parlamentare». (Roberto Monaldo/LAPRESSE) - L’auto elettrica Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio hanno inscenato una finta fuga dai giornalisti a bordo di un’auto elettrica. Il cofondatore del Movimento, accompagnato dal figlio Davide, è rimasto piuttosto defilato e non è intervenuto dal palco pag. 1 di 2