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 2014  ottobre 11 Sabato calendario

La rabbia del sindaco contro la Protezione civile: “Nessuno ha dato l’allerta” Doria: “La situazione di questa città è uno scandalo nazionale” Teodoro Chiarelli Genova si sveglia, ancora una volta, con l’incubo indecente dell’alluvione

La rabbia del sindaco contro la Protezione civile: “Nessuno ha dato l’allerta” Doria: “La situazione di questa città è uno scandalo nazionale” Teodoro Chiarelli Genova si sveglia, ancora una volta, con l’incubo indecente dell’alluvione. Dopo una notte di tregenda, con l’esondazione del Bisagno e dei torrenti Fereggiano, Sturla e Scrivia e, soprattutto, un morto, un uomo di 57 anni, annegato nel sottopasso fra via Canevari e la Stazione Brignole, la città si scopre incredula, furibonda, umiliata e in ginocchio. Affondata da almeno 100 milioni di euro di danni. A tre anni dalla catastrofe del 4 novembre 2011 con il suo lugubre corollario di sei morti, le prime luci dell’alba portano nuovamente acqua, fango e distruzione. In via Del Campo gli altoparlanti del museo De André diffondono beffarde le struggenti strofe di «Dolcenera» di Faber sulla catastrofica alluvione del 1972: «Acqua che non si aspetta, altro che benedetta, acqua che porta male sale dalle scale sale senza sale, acqua che spacca il monte che affonda terra e ponte, acqua di spilli fitti dal cielo e dai soffitti». Sì, perché sono decenni che Genova paga il suo tributo di morte al perverso groviglio di speculazione, incuria, ignavia e burocrazia: cinquantun morti in cinquant’anni. I genovesi non sanno capacitarsi di come tre anni siano trascorsi invano. La zona della stazione Brignole, Borgo Incrociati, Marassi, via XX Settembre con l’Orientale, il mercato coperto più chic del centro, piazza Colombo, via Galata, via Cesarea, Viale Brigate Partigiane: un unico, limaccioso paesaggio di devastazione. Fra i negozianti e i volontari che spalano il fango, nelle centinaia di telefonate alle tv locali, nelle esternazioni che corrono sul web si respira un misto di esasperazione e rabbia. Alcuni abitanti della zona del Fereggiano, già duramente colpita nel 2011, aggrediscono e insultano vigili urbani e tecnici della Protezione civile arrivati nel quartiere per verificare lo stato del torrente. Fortunatamente c’è anche voglia di rimboccarsi per l’ennesima volta le maniche e ricominciare. Perché in questa città il «mugugno» è sacro, ma l’operosità e la tenacia non difettano. Il sindaco Marco Doria, dopo una notte insonne, non si nasconde, ci mette la faccia. Puntualizza di non essere stato avvertito per tempo. «Mi limito a un fatto: l’allerta da parte della Protezione civile giovedì non è stata data». Poi il sindaco si scaglia contro le pastoie della giustizia amministrativa che blocca i lavori per la messa in sicurezza del Bisagno. Sì, perché qui a Genova si tocca con mano cosa significa avere a che fare con una giustizia che tratta allo stesso modo e con gli stessi tempi una bega di condominio e un contenzioso su opere fondamentali per una città: 35 milioni pronti da spendere, ma cantieri fermi da 3 anni per un ricorso al Tar. Doria abbandona per una volta il suo aplomb. «Genova è una città fragile e delicata, ha un corpo malato. Non si può curare con un’aspirina. Io non sono rassegnato. La situazione di questa città è uno scandalo e il Paese non se lo può permettere. Non dirò mai ai miei concittadini “state tranquilli”. Mentirei. Lo dico con la morte nel cuore: dobbiamo abituarci a convivere con questa fragilità che potrà essere rimossa solo con interventi radicali, strutturali e costosi». Denuncia Carlo Malgarotto, presidente dell’Ordine dei Geologi della Liguria: «Per dissesto idrogeologico siamo la seconda città più pericolosa d’Europa». E mentre Genova ferita riceve la solidarietà del premier Renzi, del cardinal Bagnasco, dei ministri liguri Pinotti e Orlando, di calciatori e cantanti, si contano i danni e si registrano nuovi disastri. Per l’intera giornata si susseguono violenti acquazzoni con allagamenti a Ponente, fra Sampierdarena, Cornigliano e Sestri. Chiuse le scuole (anche oggi) e i mercati cittadini. Così come i parchi e i cimiteri (aperti solo per accogliere le salme). Vietata la circolazione dei veicoli privati in centro, metropolitana a mezzo servizio, chiuso il casello autostradale di Genova Est, allagata la sede del Consiglio regionale. Tante le polemiche e i rimpalli di responsabilità. La questione più spinosa riguarda il mancato allerta meteo giovedì sera, che ha fatto sì che tanta gente si sia trovata impreparata nei locali pubblici e per strada. Trenta persone, che non sapevano come rientrare a casa dopo aver assistito all’opera al Carlo Felice, hanno trascorso la notte nel teatro. «L’allerta meteo non è stata data - prova a difendersi l’assessore regionale alla Protezione civile, Raffaella Paita - perché le valutazioni dell’Arpal, basate su modelli matematici, non hanno segnalato l’allarme». Alle 18.50 di giovedì, infatti, la Protezione Civile di Genova «scioglieva le righe» dell’emergenza maltempo con questo messaggio via Twitter: «Situazione: alle ore 19:00 sarà disattivato il Servizio Numero Verde di Protezione Civile».