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 2014  ottobre 11 Sabato calendario

IL GOVERNO ALLA PROVA

“Se votate la fiducia non venite in piazza”
La Camusso a Torino apre la campagna di avvicinamento alla manifestazione del 25 contro il Jobs Act. Critiche anche alla sinistra del Pd: “Meglio se tacete”. Cuperlo replica: “Io ci sarò”. Ma la Cgil pensa già allo sciopero generale: “Ci arriveremo”
STEFANO PAROLA
TORINO .
Il teatro Alfieri di Torino ha 1.500 posti ed è strapieno, fuori ci sono decine di persone che non sono riuscite a entrare. Funzionari e delegati scalpitano perché sono troppo fresche le ferite inferte dal governo Renzi con il Jobs Act e dal Pd con la scelta di votare la fiducia. Così quando i lavoratori delle varie anime del sindacato prendono la parola parte un applauso ogni volta che un “compagno” parla di “sciopero generale”. Tant’è che neppure Susanna Camusso si tira indietro quando tocca a lei: «Arriveremo allo sciopero generale, perché ci dobbiamo arrivare».
Subito tira un po’ il freno: «La manifestazione del 25 ottobre a Roma è una prima tappa di una mobilitazione che cresce e che determinerà le condizioni per uno sciopero generale», dice ai giornalisti. Ma è proprio lì che vuole arrivare la “pancia” della Cgil che è seduta in platea. Ce l’hanno con Matteo Renzi: «È giovane ma propone uno schema vecchio: quello della contrapposizione tra tutelati e non», dice dal palco Toni Inserra, lavoratore della Cnh Industrial. «Il governo ha scelto la strada sbagliata, taglia i diritti e toglie risorse a chi non ne ha», accusa Simonte Tota, delegato sindacale della Lavazza.
Ma neppure la minoranza del Pd viene risparmiata: «Non sapete che rabbia mi è venuta quando ho visto in tv Bersani spiegare che non se l’è sentita di far cadere il governo perché tanto le leggi possono essere cambiate». Una bordata simile parte pure da Roma, dai pensionati della Cgil: «Non puoi dire che non sei d’accordo con le scelte del governo e poi dichiarare di votare la fiducia. Meglio stare zitti, si fa una figura migliore », dice ad Agorà la leader dello Spi Carla Cantone. Da Firenze, però, Gianni Cuperlo fa sapere che il 25 sarà in piazza con la Cgil: «È una manifestazione che ha delle giustificazioni oggettive, quando migliaia di lavoratori manifestano, la sinistra ha il dovere di ascoltarli». Eppure nel teatro Alfieri a ogni attacco corrisponde un applauso. Il più fragoroso arriva quando parla Sebastiano, un ragazzo che si è staccato dal corteo studentesco che sfilava per le vie del centro per contestare la “Buona scuola” e il Jobs Act: «L’articolo 18 è già stato distrutto dalla riforma Fornero, è giunto il momento di riprendere in mano la lotta di classe». Susanna Camusso cavalca la voglia di protesta: «Siamo entrati in una fase nuova, si è aperto uno scontro esplicito». Poi boccia il Jobs Act punto per punto: «Non si può raccontare che riduce la precarietà quando l’unico cenno nella delega riguarda i cocopro». Sulla cassa integrazione, con frecciata all’ad di Fiat Sergio Marchionne: «Renzi dice che deve essere uno strumento eccezionale? Lo vada a spiegare a quel signore di cui è tanto amico e che è andato a trovare a Detroit». E ancora: «Se parliamo al tempo stesso di demansionamento e di salario minimo significa che stiamo abbassando gli stipendi di tutti».
Il contrasto con il premier è ormai netto: «È scortese ma legittimo che qualcuno ci chieda dove eravamo in questi anni. Legittimo se ci dicesse dove era lui in questi anni. Noi eravamo davanti ai cancelli delle fabbriche », attacca la segretaria della Cgil.
Susanna Camusso però sa che lo scontro sarà duro. Nel suo intervento ricorda che all’inizio l’idea del cambiamento renziano «ha affascinato molti anche tra di noi», che ad accoglierla è stata anche «una parte del nostro mondo». Ora vuole capire quanto sia grande l’altra parte, ossia quella sinistra che si sente sempre più lontana dal premier. Ecco perché rimarca come la protesta del 25 sarà solo «la prima tappa». Poi, aggiunge, «bisognerà tornare nei luoghi di lavoro per far crescere l’idea dello sciopero e la partecipazione ». Arriveranno altri tagli, con la legge di stabilità, e i ranghi si serreranno ancora. Insomma, dice la segretaria della Cgil, «la marcia sarà lunga, ma noi non abbiamo paura ».
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La cassa integrazione è eccezionale?
Il premier lo spieghi al suo amico Marchionne
È scortese ma legittimo chiederci dove eravamo in questi anni: noi davanti le fabbriche Renzi dove era?