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 2014  ottobre 11 Sabato calendario

Lavori mai partiti e fondi inutilizzati “Sarà così per altri quattro anni” MICHELA BOMPANI AVA ZUNINO IL RACCONTO GENOVA

Lavori mai partiti e fondi inutilizzati “Sarà così per altri quattro anni” MICHELA BOMPANI AVA ZUNINO IL RACCONTO GENOVA . «Genova è una città fragile e delicata, il suo corpo è malato. Per curarla servono le grandi opere. Abbiamo i soldi, i progetti, ma sono bloccati dai tempi della burocrazia e della giustizia amministrativa». Parla con rabbia il sindaco Marco Doria, a poche ore dal disastro che ha messo in ginocchio la città e provocato un morto. Sempre nelle stesse strade. Sempre gli stessi palazzi. Sempre lo stesso torrente, il Bisagno, che negli ultimi tre anni è esondato tre volte, facendo sette vittime, l’ultima giovedì notte. E dire che dopo trent’anni di schermaglie i soldi per disinnescare la bomba-Bisagno ci sarebbero pure. Ma i ricorsi delle ditte escluse dagli appalti viaggiano da due anni e mezzo da un Tar all’altro (prima Liguria, poi Lazio) e al Consiglio di Stato. E i lavori non possono partire. «I tempi tecnici sono incomprensibili, dilatati dall’inefficienza del sistema — dice il sindaco — la Corte dei Conti ha tenuto fermo un progetto sei mesi prima di darci il via libera». Ora il sindaco e, soprattutto, il presidente della Regione, Claudio Burlando, che da qualche settimana è il commissario ad acta per il rifacimento della copertura del Bisagno, dicono basta. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è d’accordo. «Se un’alluvione è causata da piogge incessanti è comprensibile — ha detto ieri Renzi — Non è tollerabile se è frutto della mancanza di opere pubbliche già finanziate, ma bloccate dalla burocrazia». A ricordare le tappe di questi progetti, finanziati ma fermi, è Burlando: «L’opera più importante per mettere fine a queste tragedie è la copertura del Bisagno: abbiamo impiegato quattro mesi e mezzo per l’appalto e sono trenta mesi che aspettiamo di sapere se si può partire», dice. Il presidente chiede al governo di poter andare avanti anche «in pendenza di una causa ». Dice: «Le opere di protezione civile, che riguardano la sicurezza della gente, non possono finire nel calderone della giustizia amministrativa e civile. O decidiamo che gli appalti di questo tipo vengono assegnati con procedure inappellabili, oppure diamo tempi contingentati per i processi». Il Bisagno è un sorvegliato speciale dal 1970, l’anno della prima alluvione con 44 morti e duemila sfollati. Da allora non ha smesso di fare paura. Il piano per ridurre i rischi di piena è pronto da decenni: servono due opere, la copertura del torrente nel tratto che attraversa la città e sfocia in mare, e la deviazione di un affluente, il Fereggiano, incastrato tra il cemento dell’edilizia collinare. Adesso i soldi ci sono. La copertura del Bisagno è a metà. Il secondo lotto, costo 35 milioni, è stato appaltato a marzo del 2012. Ma l’impresa arrivata seconda nella gara d’appalto ha fatto ricorso: il Tar della Liguria dopo un anno ha sentenziato che la gara era da rifare. L’impresa che aveva vinto a sua volta ha fatto ricorso al Consiglio di Stato. «E questo» racconta Burlando «ha impiegato un anno per dire che il Tar Liguria non era competente». Così si ricomincia. Il ricorso è stato presentato al Tar del Lazio che ha ribaltato la sentenza dicendo che era tutto regolare. «Il 9 luglio scorso — ricorda il governatore — il Tar del Lazio si è pronunciato e ha depositato le motivazioni tre mesi dopo, il 3 ottobre. E adesso il rischio è che qualcuno si rivolga al Consiglio di Stato». Il Bisagno intanto è sempre lì, a seminare il panico. «È uno scandalo. Fino a quando queste opere non saranno realizzate, non potrò dire ai genovesi: state tranquilli in caso di pioggia», dice il sindaco Doria. I progetti sono lì, i soldi pure. Valeria Garrotta, l’assessore comunale all’Ambiente, ha fatto due conti: «Giovedì notte, quando il Bisagno è esondato, nel torrente scorrevano mille metri cubi di acqua al secondo. Duecento metri cubi sono usciti dagli argini ed è la quantità d’acqua che sarebbe assorbita dalle nuove opere». Ma anche la deviazione del Fereggiano è una storia di ordinaria burocrazia. «Abbiamo conquistato 25 milioni di finanziamento, facendo inserire il “deviatore” in un elenco nazionale di opere di riqualificazione urbana — insiste Doria — gli altri Comuni hanno scelto il restyling dei quartieri. A maggio potranno aprire i cantieri, ma ci vorranno quattro anni di lavori. Quattro anni con il fiato sospeso, a sperare che non piova». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il governatore: “Il piano per i torrenti bloccato dai ricorsi delle imprese” Il sindaco: “Siamo una terra fragile e malata, per curarla non basta l’aspirina” “ Sconcertante che le opere pubbliche siano bloccate dalla burocrazia. Non lasceremo solo chi vuole ripartire MATTEO RENZI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO “