Anna Meldolesi, Corriere della Sera 11/10/2014, 11 ottobre 2014
Più la malattia dilaga nell’Africa occidentale, più cresce il rischio che Ebola arrivi in nuovi Paesi
Più la malattia dilaga nell’Africa occidentale, più cresce il rischio che Ebola arrivi in nuovi Paesi. Le probabilità di registrare almeno un caso importato dall’estero nel breve periodo, comunque, non sono uguali per tutti. Molto dipende dalla vicinanza geografica e dall’intensità del traffico aereo con l’epicentro dell’epidemia, ovvero Liberia, Guinea e Sierra Leone. Alessandro Vespignani, della Northeastern University a Boston, ha pubblicato su PLOS Currents Outbreaks un modello che cerca di prevedere i prossimi passi del virus. Il fisico italiano aggiorna costantemente le sue proiezioni, compilando la classifica dei Paesi più a rischio. L’Italia è nella parte bassa della graduatoria, al posto numero 22. Lo stato europeo più esposto è la Francia: viene subito dopo gli Usa, dove il primo caso importato di Ebola si è verificato a fine settembre. Seguono Gran Bretagna, Belgio e Germania. L’unico paese dell’Africa occidentale con cui l’Italia ha collegamenti rilevanti è la Nigeria, che finora è riuscita a contenere l’epidemia. Finché il fronte nigeriano regge possiamo sperare, se crolla sarà un problema globale. L’Oms e le autorità sanitarie americane concordano che i blocchi aerei peggiorerebbero il quadro, perché causerebbero il collasso delle aree colpite, mentre i portatori del virus potrebbero sempre aggirarli. Il modello non tiene conto di eventuali mutazioni del patogeno, che potrebbe adattarsi all’uomo diventando meno violento ma più difficile da fermare. Se l’epidemia dovesse continuare a marciare al ritmo attuale, la probabilità di avere casi di importazione entro la fine dell’anno sarebbe vicina al 100% in tutti i Paesi del mondo. Gli scenari futuri cambierebbero drasticamente con un’ampia campagna di vaccinazione, ma per valutare l’efficacia dei candidati vaccini sarà necessario ancora qualche mese. @annameldolesi