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 2014  ottobre 01 Mercoledì calendario

CONVIENE AVERE CONTRO GROSS, IL DIO DEI BOND?

Bill Gross è uno startupper di successo. A modo suo è uno Steve Jobs della finanza avendo fondato, da un normale e inizialmente anonimo ufficio affacciato sul mare californiano di Newport Beach, la società che sarebbe, di lì a qualche anno, diventata il più grande gestore obbligazionario al mondo. Pimco è la riprova che in ogni industria, anche in quelle iper regolamentate come la finanza, è possibile trovare oceani blu, cioè nuove terre fertili da coltivare e da cui estrarre ricchi guadagni per molti decenni. Oggi è anche un signore molto, molto ricco grazie al successo imprenditoriale, avendo venduto molto bene tempo fa la sua creatura.
Circa venti anni fa, per un breve periodo, ho lavorato per il team europeo di Pimco. Allora era un fondo privato specializzato nelle gestioni obbligazionarie già molto famoso negli Usa, ma praticamente ignoto in Italia e in gran parte dell’Europa. Aveva ovviamente una marcia in più, altrimenti non sarebbe, poi, diventato il più grande fondo al mondo della sua categoria. La marcia in più era il suo imprenditore-fondatore. Per capire il carisma che la leadership di Gross esercitava mi è sufficiente ricordare come me lo descrisse un top manager dell’epoca: «He is like God». Un Dio dei bond, così era considerato Gross da chi capiva tanto di finanza.
Ovvio che una divinità non si discuta e che è, a modo suo, immortale. Non deve stupire, quindi, se la stessa Allianz, un colosso assicurativo a livello mondiale e il primo in Europa, abbia perso in borsa ben il 6% della sua capitalizzazione come conseguenza della ufficializzazione della uscita di Gross da Pimco. Gli investitori temono che, senza il suo fondatore, Pimco perda lo smalto del protagonista, la capacità di battere gli indici, la forza del suo track record. E, soprattutto, che perda masse in gestione.
Sono i segni peculiari del capitalismo contemporaneo animato dagli estremi e dove la costruzione, anche mediatica, della personalità superiore, acquisisce un valore peculiare. Difficile dire a priori se effettivamente Gross è nella condizione di elaborare una strategia di investimento superiore alle altre, ma il solo dubbio che, dato il suo curriculum, possa farlo davvero suggerisce di non restare alla finestra. È l’economia delle star applicata all’imprenditoria di successo: la probabilità che faccia ancora bene chi ha già avuto successo non è più alta di quella dei suoi concorrenti ma la massa preferisce comprare l’offerta della star. Così pensa di rischiare meno e di poter imboccare una scorciatoia verso il profitto. È il benefico effetto di cui possono godere solo in pochi. È il privilegio riservato a chi è diventato Dio nel capitalismo contemporaneo.
Edoardo Narduzzi, MilanoFinanza 1/10/2014