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 2014  ottobre 01 Mercoledì calendario

SE TAGLI L’ERBA ARRIVA LA POLIZIA

da Berlino
Ciro Immobile, ex campione del Torino, centravanti della Nazionale azzurra, ora gioca con la maglia giallonera del Dortmund. Sta scoprendo le insidie nell’area di rigore teutonica, e delle regole sociali nella patria di Frau Angela. Ha segnato un gol fantastico, poi i giornali per due volte gli hanno assegnato un cinque in pagella, che a scuola equivale a un nostro due (l’uno è il voto massimo, il sei il peggiore).
E l’altra domenica a casa sua è arrivata la Polizei.
Aveva compiuto un peccato mortale: si era messo a tagliare l’erba nel suo giardino, con una rumorosa falciatrice. Alla mattina del giorno di festa, non si debbono disturbare i vicini. Gli agenti si sono limitati a un’ammonizione, a un cartellino giallo. Se l’italico Ciro continuerà a peccare, prima o poi verrà multato. Qualcuno, se insiste, finisce perfino in galera per un paio di giorni, oppure dovrà versare una somma pari a quanto guadagna in media per ogni giornata che avrebbe dovuto trascorrere in cella. Per il campione sarebbe una stangata. E lo avverto: rischia di veder tornare la polizia alla sua porta anche se non taglia l’erba. I vicini non vogliono essere turbati dalla visione di un prato caotico, all’italiana.
Il fatto è avvenuto a Unna, a pochi chilometri da Dortmund, nella Ruhr, quella che era il cuore del carbone e dell’acciaio della vecchia Germania. Per la verità, la maggioranza dei lettori della Bild, il popolare quotidiano che ci rivela i guai di Ciro, prende le difese del giocatore: i vicini sono degli intolleranti, e avrebbero dovuto avere più comprensione per un ospite straniero che ancora non conosce le abitudini locali e la lingua. «Non capisco ancora quello che mi dice il trainer», ammette Immobile, che sta prendendo lezioni intensive di tedesco.
Ma farebbe meglio a traslocare. Ha commesso un grave errore nell’andare ad abitare in una villetta con giardino. I tedeschi, nonostante i pregiudizi, sono in genere pacifici e tolleranti, tranne i ciclisti e, appunto, i proprietari di un giardino. Ogni anno sono decine di migliaia le cause provocate da diverbi tra vicini divisi da una siepe. Quando abitavo ad Amburgo, il municipio aveva stabilito quali alberi e fiori era permesso piantare, per non turbare «l’aspetto globale della città». Avrei avuto una scelta fra 13 possibilità. Non avrei mai potuto scegliere un olivo, ammesso che riesca a crescere da quelle parti.
A Bonn, un mio collega emiliano trascurava di tagliare l’erba. Un giorno, di ritorno da un servizio, trovò il prato rasato come si conviene. La vicina, figlia del presidente del Bundestag, si scusò: «Lei è troppo occupato, mi sono permessa di tagliare la sua erba». Un’invasione di campo. Ho chiesto agli amici berlinesi che fastidio dia l’erba troppo alta: «Se non curi il prato, crescono anche le erbacce, e il vento porta il loro polline anche nei nostri giardini». Un caso di legittima difesa, dunque, sempre che sia vero.
È proibito fare più di un barbecue al mese, senza chiedere il permesso. Obbligatorio, adesso che siamo in autunno, raccogliere le foglie che cadono, però bisogna sistemarle in appositi sacchi, e non adoperare le rumorose macchine che le aspirano nelle ore proibite, dalle 13 alle 15, e durante il weekend. Per Ciro sarà più facile diventare capocannoniere della Bundesliga che sopravvivere al suo giardino.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 1/10/2014