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 2014  ottobre 01 Mercoledì calendario

LE PAROLE DI BERSANI SUL «METODO BOFFO»

Nessun dossier, nessuna macchina del fango. Se Bersani ha scagliato contro Renzi la pietra acuminata del «metodo Boffo» è perché non ne poteva più di vedersi dipinto dai renziani come gufo, perdente incallito, vecchio rosicone, cavernicolo rimasto all’età della pietra o scialacquatore di pubbliche risorse. E così, forte della convinzione di aver fatto, nella sua vita politica, più riforme del premier in carica, ha spaccato quello che ritiene uno specchio deformante e ha chiesto rispetto. Per riprendersi la sua «dignità» di ex segretario ha buttato nel dibattito quel riferimento urticante al trattamento che una certa destra inflisse al direttore di Avvenire , Dino Boffo. Un’uscita assai sopra le righe (della quale si è forse anche pentito) e che Renzi è stato abilissimo a schivare, derubricando l’accusa a «metodo buffo». Ma i fedelissimi di Renzi non hanno troppa voglia di riderci su. Ecco allora Davide Faraone giurare che «siamo stati noi a subire il metodo Boffo, con un ostracismo incredibile che ci ha costretti a una lunga traversata nel deserto». A memoria di renziano, mai Pier Luigi ha subìto attacchi sul piano personale: né quando l’ex braccio destro Penati è stato condannato per tangenti, né quando la storica segretaria Zoia Veronesi è stata processata per truffa e poi assolta con formula piena. Eppure gli amici di Bersani non dimenticano. «L’accusa che lo offende di più — rivela Chiara Geloni — è quella di essere conservatore, una balla evidente». Ma c’è dell’altro. C’è l’umiliazione per tutte le volte che Renzi o i suoi luogotenenti inchiodano l’ex leader al 25% delle Politiche, con frasi tipo «vi piace perdere». C’è il profondo fastidio di sentirsi « delegittimato per aver espresso critiche di merito» e c’è, soprattutto, la rabbia per le rivelazioni del tesoriere Bonifazi sul «buco» milionario nei conti del Pd.