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 2014  ottobre 01 Mercoledì calendario

I TAGLI AL PARLAMENTO? PURE IL QUESTORE DICE CHE SONO FINTI

All’annuncio nel luglio scorso i dipendenti della Camera avevano protestato con forza, tanto da suscitare l’ira di Laura Boldrini. Ieri il famoso taglio degli stipendi, con l’adeguamento al tetto dei 240 mila euro come per tutti i dipendenti pubblici, è finalmente arrivato. Il vento della spending review soffia anche sul Palazzo. Ma per alcuni si tratta di una bufala. Soldi che escono dalla porta per rientrare dalla finestra. Il nuovo tetto delle retribuzioni di Montecitorio sarà di 240 mila euro per i consiglieri; 166 mila per documentaristi, ragionieri e tecnici; 115 mila per i segretari; 106 mila per collaboratori tecnici; 99 mila per collaboratori e assistenti. Un’operazione che, secondo la Boldrini, porterà a un risparmio in quattro anni di 60,15 milioni a Montecitorio e 36,76 a Palazzo Madama per un totale di 97 milioni di euro. “Abbiamo preso una decisione senza precedenti”, esulta il presidente della Camera. Le retribuzioni del Palazzo, infatti, sono altissime. Basti pensare che un semplice barbiere a Montecitorio può guadagnare 120 mila euro, mentre il segretario generale arriva a 480 mila.
Ma anche in questa riforma c’è l’inghippo. Il tetto dei 240 mila, infatti, non tiene conto degli oneri previdenziali e delle indennità di funzione. Netto invece che lordo, quindi. Se invece vengono compresi, ecco che la cifra sale a 360 mila. I tagli inoltre saranno scaglionati su quattro anni, quindi la riforma avrà piena applicazione nel 2018. Non cambia, infine, l’aumento del 2,5 per cento annuo automatico, che non ha pari in nessun’altra categoria professionale. “I tagli sono modesti. La situazione emergenziale del Paese avrebbe richiesto più coraggio. Peccato, perché era una buona occasione per accorciare la distanza siderale tra il Paese reale e le istituzioni”, afferma Stefano Dambruoso, deputato questore di Scelta civica, che si è astenuto. Ma Dambruoso ha fatto di più. Calcolatrice alla mano, ha dimostrato come un consigliere parlamentare con questi tagli nel 2015 avrà una retribuzione di 360 mila euro. Anche i grillini protestano. “È una riforma truffaldina, il taglio è un falso, un’illusione ottica”. L’azzurro Maurizio Gasparri, invece, è soddisfatto, ma chiede che la sforbiciata tocchi anche al Quirinale.
Gianluca Roselli, il Fatto Quotidiano 1/10/2014