Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  ottobre 01 Mercoledì calendario

CONTESTATRICI CHIC IN CHANEL E COLTE VIAGGIATRICI IN VALENTINO

[2 articoli] –
«Vota Coco». Chanel scende in piazza con le sue femministe, ed è subito contestazione di lusso. Un esercito di 100 ragazze in corteo- con megafoni e cartelli - manifesta come negli Anni ‘70. Sotto le volte del Grand Palais Lagerfeld ha fatto ricostruire un gigante boulevard parigino in 3 D. Il suo non è un messaggio politico: «Anche la moda ha aiutato le donne a sentirsi libere. Mademoiselle con il suo guardaroba è stata la prima», sottolinea kaiser Karl, in sintonia con chi continua a lottare per far valere i propri diritti, senza perdere un briciolo di femminilità.
La scenografia con i palazzi alti 25 metri è spettacolare. I capi parlano un linguaggio disinvolto. Fatto di comodi tailleur pantalone, scarpe basse bicolor, gessati laccati, giacche maschili in tweed e fantasie psichedeliche. Le modelle che portano in passerela striscioni tipo «La giornata delle donne è tutti i giorni», hanno capelli lunghi sciolti e giubbe militari, bomber oro e minigonne svasate, o a pieghe. Libertà è una maglia morbida, un’ampia sahariana foderata a fiori fluò, una borsa con lo slogan «ladies first», prima le donne (accortezza giubilata da tempo). Tutto ha un sapore gioioso, colorato. Solo la sera è un gioco di bianchi e neri, di sovrapposizioni blusa, giacchino boxy, scamiciato e pantaloni affusolati. Bell’omaggio all’altra metà del cielo. Concreto e pieno di combinazioni azzeccate.
La kermesse parigina finalmente decolla con la sostanza dei grandi nomi. Un’ovazione gigante accoglie la sfilata di Valentino. Il duo Chiuri-Piccioli ha fatto centro con il suo Grand Tour. Un viaggio nei posti più affascinanti dell’Italia. Come usavano fare i giovani europei per acculturarsi. «Vissuto con emozione più che per immagini alla Instagram. Vuoi mettere la differenza fra una foto e il fatto di trovarti a pochi metri dal Pantheon?», dicono i due creativi che hanno catturato e tradotto in abito con lavorazioni artigianali le bellezze del nostro Paese. Una ricerca, quindi, che supera le destinazioni. Così le ceramiche del Cambellotti finiscono intarsiate su sottovesti sottili in seta lavata e daino. Il blu indaco del mar Mediterraneo tinge le stampe dei foulard souvenir. Dalla «camera con vista» valentiniana si ammirano le tuniche in lino macramé dei ricchi corredi. Gli abiti da sera, sottili come magliette, sono veli incrostati di stelle marine, coralli e meduse. Mentre gli spolverini decorati da piumette citano il Barocco. Piccole conchiglie oro si intrecciano nei capelli e nei piatti sandali alla schiava. Il passo lieve scandisce una femminilità orgogliosa delle proprie radici.
Sul grande cartello affisso nel backstage di Saint Laurent campeggia la scritta: «Sto per avere un orgasmo». E’ questo l’atteggiamento che devono assumere le modelle in pedana per incarnare le lolite rock di Slimane. In bilico fra spirito parigino e stile targato L.A. (dove vive e lavora lo stilista). Magrissime, trucco sfatto e un’energia bestiale, indossano micro abiti monospalla punteggiati da bocche pop; bluse trasparenti sotto giacchini in piume di cigno, pagliaccetti peso piuma. Formato bonsai. Sfacciate, provocatorie, le girls caracollano su plateau patchwork. Gambe velate da collant neri, cappelli a falde larghe. Ricordano le groupies dei ‘70 Lori Maddox e Sable Stass. L’invito è un quadernetto fitto di immagini erotiche e lesbo, la dice lunga sulle fonti d’ispirazione. Questo il nuovo underground.
Da Sonia Rykiel debutta Julie de Liban. Sfila in boutique - davanti al Cafè Flore - in un’atmosfera da ricevimento in casa. La stilista che ha lavorato da Prada ed è stata il braccio destro di Marc Jacobs inietta al marchio una buona dose di leggerezza. Diluisce le righe, stigmate della maison («Le donne continuano ad amarle, fanno sorridere»), su freschi tailleur di canapa grezza, salopette over e abiti in organza stretti in vita. Calibrando con ironia eleganza e praticità.
La Stampa 1/10/2014


LIBERTÉ ÉGALITÉ DÉSHABILLÉ –
Volano gli stracci e Hollande si trova di fronte la più imprevedibile delle rivoluzioni. I medici e le tricoteuses, separati e insieme per far la festa al re di Francia. Da una parte la protesta vera. Quella dei professionisti in sciopero, arrabbiati contro le nuove regole imposte dallo Stato, che manifestano per le strade parigine innalzando cartelli e creando una mobilitazione senza precedenti. Dall’altra, sulla passerella di Chanel, marchio di massimo lusso, va in scena la finta contestazione femminil-femminista.
Uno show spettacolare con cento modelle che simulano, provviste di striscioni, megafoni e slogan, un corteo sotto le volte del Grand Palais. Lì è stato ricostruito un fantasmagorico boulevard parigino fiancheggiato da palazzi alti 25 metri in 3D.
Realtà e finzione s’incontrano in un inedito corto circuito. La moda, con le sue antenne tese, questa volta capta in tempo reale i malumori e la voglia di rivolta. Si esce dal Grand Palais - dopo aver assistito a uno show gioioso, studiato a tavolino per comunicare un messaggio di libertà estetica e vendere vestiti - e si incontrano farmacisti, notai, biologi e medici imbufaliti. Peccato che la loro presa di posizione non avrà la stessa risonanza del mega-show voluto da Karl Lagerfed per Chanel. Un evento mediatico che rimbalzerà in ogni angolo del globo riportando d’attualità, ma in chiave fashion, il periodo caldo degli Anni Settanta. La rivoluzione non è un pranzo di gala, è un backstage con le tartine: liberté, égalité, ma anche déshabillé.
a. ama., La Stampa 1/10/2014