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 2014  ottobre 01 Mercoledì calendario

“COSÌ TORNEREMO A FARE FIGLI” IL PIANO LORENZIN PER LA FERTILITÀ

[Intervista a Beatrice Lorenzin] –
Un piano per far nascere più bambini in Italia. Interventi nelle scuole ma anche tra i pediatri, i medici di famiglia e gli specialisti per informare soprattutto i giovani sulla fertilità: come funziona, quando arriva, quando e perché se ne va. Il ministro alla salute Beatrice Lorenzin nomina oggi un tavolo di esperti, tra ginecologi, sociologi, membri di associazioni femminili, psicologi, sessuologi ed educatori. Chiede a loro un documento dove siano indicate strategie in grado di far crescere la natalità.
L’obiettivo è molto ambizioso, da anni in Italia nascono pochi bambini. Come pensate di invertire la tendenza?
«Intanto ho chiesto di partire dagli aspetti demografici. Dovremo studiare il declino della fertilità e le sue cause. Se è legato ad esempio al tabagismo, a fattori ambientali, a malattie professionali e non. Affrontiamo un problema di tipo sociale, culturale ed economico, visto che ormai siamo sotto il tasso di sostituzione, cioè per ogni uomo e donna non nascono due figli».
A quali misure pensa?
«Facciamo lavorare il tavolo di esperti. Ci sarà certamente bisogno di campagne di informazione importanti. Ad esempio è necessario che i medici spieghino ai pazienti come possono preservare la fertilità o rimuovere i problemi che la ostacolano. Dobbiamo fare prevenzione coinvolgendo le famiglie, i pediatri, gli insegnanti. Paradossalmente, in un periodo di iper-informazione come quello che stiamo vivendo, di questi temi si sa poco, ad esempio sulla finestra fisiologica durante la quale si può diventare genitori. Può essere ristretta da problemi di salute, come ad esempio le malattie sessualmente trasmissibili, che sono in aumento».
Il ministero della Salute può affrontare una cosa del genere da solo?
«No, perché il tema tocca più aspetti. Ad esempio c’è la questione economico, ci sono dati allarmanti riguardo al nostro futuro e a chi pagherà le pensioni o lo stesso sistema sanitario. E poi c’è una questione culturale. Per questo spero di coinvolgere anche i ministri dell’Istruzione e del Lavoro. Per ottenere risultati dobbiamo eliminare il disvalore che si porta dietro la maternità in certi contesti professionali. Non risolveremo mai questo problema se non aiutiamo le madri lavoratrici».
Anche la fecondazione eterologa serve a fare figli, eppure il governo ha deciso che se ne deve occupare il Parlamento.
«La procreazione medicalmente assistita non basta per risolvere questo problema, anche se può essere utile. E infatti valuteremo anche l’utilità del congelamento degli ovociti in donne in situazioni particolare, ad esempio a causa di una malattia. Vorrei che i centri pubblici per la fecondazione fossero diffusi su tutto il territorio. E metterò l’omologa e l’eterologa nei livelli essenziali di assistenza assicurati a tutti i cittadini. Spero che troveremo un modo per fare in tempi brevi un centro nazionale di tracciabilità dei gameti dei donatori».
Per alcuni problemi sessualmente trasmissibili esiste il vaccino, come quello dell’Hpv. Lei di recente è stata negli Usa a parlare di vaccinazione. Perché?
«Sono stata alla Casa Bianca al summit sulla salute globale e l’Italia è stata incaricata di guidare le strategie vaccinali mondiali nei prossimi cinque anni. Sia sull’uomo che sugli animali. Lavoreremo per alzare il livello di copertura in Europa per far comprendere quanto è importante questa pratica per prevenire malattie pericolose. Ma ci occuperemo anche di Africa, cioè di polio, Tbc, meningite, afta. Abbiamo parlato anche di Ebola e del nostro contributo nei Paesi colpiti, un tema trattato anche a Milano nel meeting informale dei ministri alla Salute europei. Le questioni sul tavolo nel nostro continente sono tante: l’innovazione in sanità, la terapia del dolore, la prevenzione del cancro e del tabagismo. Questi due, aspetti legati anche al tema della fertilità».
Michele Bocci, la Repubblica 1/10/2014