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 2014  settembre 30 Martedì calendario

PERISCOPIO

Sull’Espresso scrissi che Rosy Bindi aveva un nome da spogliarellista e un carattere da sceriffo. Giampaolo Pansa, Tipi sinistri. Rizzoli.

Il problema è che nessuno sa fin dove Putin si spingerà sull’Ucraina. E probabilmente non lo sa neanche lui. Pietro Del Re. la Repubblica.

(mfimage) La Madìa, tornando dal pellegrinaggio a Medjugorie dove pare sia apparsa lei alla Madonna, ha invitato tutti a guardare al sogno di una nuova Europa con «lo sguardo dell’Erasmus». Curzio Maltese. il venerdì.

Mario Monti, con il suo governo delle tasse, è responsabile della recessione di cui soffre l’Italia e ha fatto, in tal modo, più gli interessi commerciali della Germania che quelli dell’Italia. Piero Ostellino. Corsera.

Riforma del lavoro, le minoranze del Pd hanno presentato sette emendamenti. Uno ciascuna. Spinoza. Il Fatto.

Da almeno vent’anni si parla della necessità di abolire l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ma nessuno è mai riuscito a scalfirlo. Perché non è una norma, bensì una divinità e, come tale, non si discute: si accetta, anzi, va adorata. Vittorio Feltri. Il Giornale.

Bersani: «Difendo il diritto al reintegro nel posto di lavoro». Deve avere nipotini insopportabili. Edelman. Il Fatto.

Talk show in crisi: «Sono indeciso se guardare Giannini che di Martedì rifà Floris su Raitre o guardare Floris che rifà Ballarò e di Martedì su La7. Leoni. Libero.

Dal 1999 al 2013 le tariffe delle autostrade sono salite, in media, del 65,9% contro un’inflazione del 37,4%. Sergio Rizzo. Corsera.

È come se il famoso ossimoro italiano inventato da Enrico Berlinguer, il partito di lotta e di governo, si fosse finalmente scomposto in due poli autonomi. Da un lato, nella sinistra c’è infatti il conservatorismo di piazza della Cgil, quello di Susanna Camusso e di Maurizio Landini; e, dall’altro, c’è il riformismo governativo di Renzi e del suo Jobs Act. Salvatore Merlo. Il Foglio.

La democrazia è anche conflitto di interessi: meglio che si esprimano in bella vista, su una pagina di giornale, e non nelle grigie stanze di compensazione negli appartamenti del potere. De Bortoli, che fa benissimo il suo mestiere, aggiungendovi un tratto di eleganza, è ogni giorno chiamato a mediare tra posizioni contrastanti. Peccato che si sia deciso soltanto ora a mettere nero su bianco quel che pensa di Renzi e del narcisismo al potere. Aveva ragione Leo Longanesi: «Quando potremo dire tutta la verità, non ce la ricorderemo più». Renato Besana. Libero.

Quando il mondo guardava ancora solo all’Est, il preveggente Dan Segre (morto il 27 settembre scorso a 92 anni a Torino) fondava a Lugano l’Istituto di studi mediterranei, per capire meglio il Maghreb. Lo stipendio fu l’ultimo dei suoi pensieri: si fece dare un franco svizzero, simbolico, che bastava e avanzava. Francesco Battistini. Corsera.

Grillo ha sbagliato a sfidare a duello Renzi alle ultime elezioni, dicendo: «Chi vince, vince tutto. E chi perde, perde tutto». Lui ha perso. E ciò deprime l’energia del suo movimento. Il vero leader deve apparire sempre invincibile, e non affida mai il proprio destino a una battaglia sola. Troppo rischioso. Francesco Alberoni. Il Giornale.

Bettino Craxi, in una cena a casa della cantante Caterina Caselli, aveva chiesto a Romiti, presenti Cordero e Berlusconi: «Senta, Romiti, lei mi deve dire una cosa: ma tra questi due chi è il più bugiardo?». E Romiti: «Concordo con lei che sono due grandi bugiardi, ma se proviamo a tirare una moneta in aria, sono sicuro che, cadendo, rimarrebbe diritta». Alberto Statera. il venerdì.

I cinque o sei partigiani di Magliano si rivelarono ben presto dei giovani teppisti, interessati, non tanto a combattere i tedeschi, quanto a rubare, stuprare giovani contadine, capaci anche di un omicidio: venne ucciso nel letto un tranquillo e anziano contadino che loro dicevano fascista. Riccardo Ruggeri, Una storia operaia. www.grantorinolibri.it.

Le cassiere di Auchan dicono buongiorno nel momento esatto in cui, avendo dato lo scontrino al cliente in uscita, lei afferra il primo vostro articolo sul tappeto mobile. Hai voglia di trovarti nel suo campo visivo, proprio davanti a lei, da più di cinque minuti, è solo in questo momento in cui cominciano a registrare i vostri acquisti che esse sembrano scoprirvi. Questa estraneità rituale e assoluta cecità rivela che esse non fanno che obbedire a un obbligo di educazione. Dal punto di vista del marketing, noi esistiamo solo nel momento in cui si scambiano i pacchetti di detersivo o di yogurt contro il denaro. Annie Arnaux, La vie extèrieur. Folio.

È la terrazza sul tetto di un vecchio palazzo, al quartiere Prati. Si vede tutta Roma: dal cupolone a Montemario a Castel Sant’Angelo, e i tetti di tegole rosse contro al cielo blu chiaro. La prima volta che sono salita quassù, per la meraviglia, mi sono seduta su un muretto, e me ne sono rimasta zitta a guardare la città pigra e pingue, sotto di me, come una bella donna sdraiata al sole in un pomeriggio d’estate. L’altro giorno su quel terrazzo ho portato un figlio. Non gli avevo detto nulla. Ho spalancato la porta in cima alle scale e ho spiato il suo sguardo, nell’istante in cui si affacciava. Negli occhi gli si è accesa prima la meraviglia, e un istante dopo la gioia di chi vede una cosa molto bella. Poi, si è voltato verso di me e ha sorriso. Quel suo sguardo mi ha fatto venire in mente un giorno lontano. Avevo 13 anni e mio padre mi portò a Roma, per la prima volta. Camminammo per un dedalo di viuzze e, d’improvviso, sbucammo in piazza Navona. Io mi fermai per la meraviglia, e ricordo ancora esattamente come mio padre, in quell’istante, mi osservava. Di sguardo in sguardo, di padre in figlio e in altri figli ancora, è essenziale che passi la gioia per ciò che è bello. Poi tante cose potranno succedere e mettersi di traverso, e indurre dimenticanza. Ma lo stupore, il thauma (meraviglia, ndr) davanti alla bellezza che hanno visto da bambini, i figli lo ricorderanno. E sarà per sempre come una domanda sospesa, come una porta socchiusa su un luminoso segreto. Marina Corradi. Tempi.it.

Non si diffida mai abbastanza delle donne che sorridono come dei bulldog. Pascal Sevran, Tous les bonheurs sont provisoires. J’ai lu.

Il punto debole di mia moglie è il marito. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 30/9/2014