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 2014  settembre 30 Martedì calendario

NO A TV E POMPELMI. TUTTI I DIVIETI DEL CALIFFATO


AL BAGHDADI non ha lasciato proprio nulla al caso, e nella delirante struttura societaria del Califfato non poteva certo mancare una “Carta delle Città”. Il documento è stato promulgato a inizio settembre e adottato invia sperimentale a Raqqa e Mosul, le località di riferimento dei territori conquistati dal suo esercito. La Carta, e non c’era da dubitarne, è un reticolato di limitazioni e divieti. I miliziani hanno addirittura organizzato sessioni di catechesi nelle moschee locali per illustrare il documento che si ispira alla sharia. Per indorare la pillola hanno organizzato banchetti luculliani promettendo prosperità e benessere a chi seguirà in maniera disciplinata il codice, riconoscendo in Al Baghdadi la figura di un novello Maometto.
In realtà le amputazioni delle mani per i ladri, e la lapidazione per le donne adultere, somigliano alla piuma che provoca il solletico sotto la pianta dei piedi a fronte di regole ferree che non ammettono sviste o errori. Anche un innocuo telefonino può condurre alla morte se non sarà privo di suonerie: sul display inoltre non dovranno apparire immagini, semmai la trascrizione di versi del Corano come sfondo ornamentale. Le donne sono costrette a indossare un particolare niqab, con un foro per un solo occhio. La vista è un dono prezioso, ma gli occhiali da sole sono un oltraggio alla morale poiché “nascondono la luce che è dono di Allah”. Gli indumenti, maschili e femminili, compresa la biancheria intima, non devono possedere alcuna etichetta riconducibile alla lingua inglese. Si potrebbe andare avanti all’infinito, ricordando che è reato bere succo di pompelmo, perché in larga misura arriva dalla città israeliana di Jaffa. Persino le bibite gasate sono state messe al bando, “perché di produzione sionista” come la televisione e il computer. Le ragazze avranno d’ora in poi l’opportunità di ambire a titoli di studi universitari, ma dedicarsi al massimo alla conoscenza approfondita del Corano. Il testo sacro non potrà essere maneggiato nei giorni del ciclo mestruale, perché sarebbe “un contatto sconsiderato di mani impure su pagine di virtù assoluta”. Gli uomini di Al Baghdadi hanno provveduto negli ultimi giorni a radere al suolo tutti i bagni pubblici di Raqqa e Mosul “per non alimentare promiscuità e sguardi morbosi”. È stata messa al bando qualsiasi attività ricreativa e sportiva, giudicate una pericolosa distrazione per chi dovrebbe “vivere allenandosi alla jihad e al martirio”. Queste regole ricordano per certi versi il modello sociale “puritano” adottato dai talebani in Afghanistan negli anni bui del dominio integralista, rivisto e corretto nelle restrizioni. Come a Kabul, Isis ha inoltre istituito autentiche pattuglie morali, note come Hisba Diwan, per garantire che le disposizioni non vengano disattese. Per i trasgressori non sono previsti sconti di pena. Nessuna pietà sembra essere il grido di battaglia.
La ferocia di una Carta da “diritto medievale” non offre alcuna protezione contro la detenzione arbitraria, non regala la presunzione di innocenza, o il diritto ad un avvocato o a una prova d’appello. Le esecuzioni e le amputazioni vengono eseguite nella piazza principale, sotto gli occhi di tutti, per generare ulteriore terrore. Come accaduto con l’ostetrica di Mosul, Ghada Shafiq, decapitata per essersi rifiutata di indossare il niqab in ospedale durante l’assistenza a una partoriente. Roba che riporta alla memoria gli anni più raccapriccianti della rivoluzione francese.
Musab Al Talwiq, uno dei feroci luogotenenti di Al Baghdadi, plaude alla nuova Carta, e su twitter (lui evidentemente può utilizzare il computer in assoluta libertà) commenta che “per le persone che hanno sofferto decenni di dittatura brutale e il malgoverno di politici che avevano cessato di proteggerli, è arrivata l’era della giustizia che cancellerà il disordine. Le regole sono chiare, chi le segue non ha nulla da temere”. Purtroppo migliaia di persone in questo momento temono persino di respirare.