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 2014  settembre 30 Martedì calendario

BARGNANI: «OGNI STAGIONE È LA PIU’ IMPORTANTE DELLA MIA VITA»

L’entusiasmo è quello del primo giorno di scuola. Anche nel bunker di Greenburgh, in aperta campagna, dove si allenano i New York Knicks che cinque mesi fa hanno chiuso l’anno con molte insufficienze e la miseria di 37 vittorie. Merito dei nuovi e illustri maestri, Phil Jackson (in verità, arrivato già a metà marzo) e coach Derek Fisher, che hanno portato con sé un nuovo sistema di insegnamento e le prove concrete del suo funzionamento: un curriculum carico di trionfi. Persino Carmelo Anthony promette solennemente che diventerà uno studente modello. Chiede alla platea di ansiosi giornalisti: «La sentite anche voi questa energia positiva, vero?». Aggiunge: «Io l’ho avvertita subito. C’è ottimismo, c’è fede. Sono uno a cui piace studiare. Ho chiesto lumi sul triangolo (l’attacco degli 11 titoli Nba vinti da Jackson, n.d.r.) a Michael Jordan, Kobe Bryant e Scottie Pippen. Ora non vedo l’ora di iniziare a imparare. So che funzionerà, ci vuole soltanto pazienza».
Contagioso, perché a chiunque chiedi ti ripete le stesse cose. Tutti con la stessa consapevolezza: quella di essere finalmente in ottime mani. Anche Andrea Bargnani, che proviene da tre infortuni e altrettanti campionati in cui ha giocato un numero limitato di partite, si appassiona alla nuova dottrina, quella che ha fatto stravincere Chicago Bulls e Los Angeles Lakers. Dice: «Sarò uno studente molto attento. Il triangolo lo conosco da fuori, l’ho visto applicare dalle squadre di Jackson. Non vedo l’ora di apprenderlo dall’interno».
Sembra ritagliato apposta per lei, giusto?
«Per me e per tutti gli altri. E’ un sistema che coinvolge la squadra: si basa sull’altruismo, la palla gira costantemente, tutti la toccano più volte, dunque c’è più divertimento. Punta a mettere tutti a proprio agio. E’ semplice, ma bisogna impararlo bene. Ci sono tante variazioni, a seconda di come si predispongono le difese avversarie. Semplice, ma complesso».
Coach Fisher ci ha detto che con lei ha parlato più di difesa che di attacco.
«Perché la difesa è dove dovremmo mettere più attenzione. Dobbiamo fare tesoro dell’esperienza della scorsa stagione: quell’aspetto non funzionò benissimo».
Com’è il suo rapporto con Fisher?
«Bello e molto informale. Ha smesso solo quattro mesi fa, è ancora un giocatore. Lui e gli altri vice sono tutti dei vincenti: trasmettono fiducia. Sanno esattamente che cosa serve per arrivare al successo, non credo ci sia di meglio».
Per lei sarà un anno determinante: è in scadenza di contratto e dovrà dimostrare di aver superato i problemi fisici.
«Tutti gli anni sono uguali nella stessa misura. Non è che giochi al campetto con gli amici, sei nella Nba. Non è una banalità: questo, come è accaduto in passato, sarà il campionato più importante della mia carriera».
Secondo Jackson, l’Est sarà più competitivo: prevede che ci vorranno almeno 45 vittorie per andare ai playoff.
«Questo non lo sapremo fino a metà aprile. Andiamo per gradi. Il primo obiettivo è imparare da zero un sistema nuovo. Mica facile in un mese».
Traguardi personali?
«Vengo da tre stagioni con tre infortuni in cui ho giocato pochissimo. Come si dice qui: “Stay healthy”. Insomma, spero di stare bene e dare un contributo importante».
In Italia, pure le grandi squadre si nascondono. Nella Nba c’è la tendenza opposta: anche i Knicks non si considerano battuti in partenza.
«Diciamo che noi siamo più scaramantici degli americani. Da giocatore dico che l’obiettivo realistico sono i playoff».
Storie come quella di Marco Belinelli creano incentivi maggiori?
«La sua è una bellissima avventura. Io penso ai playoff, i sogni, poi, sono un’altra cosa».
Ettore Messina è diventato vice di Popovich agli Spurs. Ce la farà a diventare capo-allenatore?
«E’ uno dei più preparati e bravi al mondo. Come sapete bene, conta avere l’opportunità e saperla sfruttare. Ci riuscirà».