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 2014  settembre 30 Martedì calendario

NIENTE PUBBLICITÀ E INGRESSO SU INVITO: ELLO, IL SOCIAL POLITICAMENTE CORRETTO

Paul Budnitz ama definirsi un «imprenditore seriale». Il 47enne californiano ha inventato una dozzina di aziende, tra cui la compagnia di giocattoli d’arte Kidrobot e il marchio di biciclette di lusso Budnitz Bicycles. La sua ultima impresa, creata grazie a un investimento di 435 mila dollari del venture capital FreshTracks Capital, si chiama Ello e si propone come il social network che risolverà finalmente le contraddizioni morali di chi lo ha preceduto, Facebook in testa.
Racconta il New Yorker che Budnitz fosse molto a disagio nella sua vita social, vittima — come tutti — di continui annunci pubblicitari e furti di dati personali. Invece di lamentarsi, l’imprenditore ha invitato a cena i suoi amici più creativi spingendoli a progettare un nuovo social media.
Creato nel gennaio del 2014, per i primi mesi di vita Ello ha funzionato come una piattaforma per amici appassionati di design e riservatezza, attirando solo le attenzioni delle comunità tech americane e di qualche europeo del settore amante della privacy. La svolta è arrivata con la «rivolta» contro Facebook della comunità Lgbt di San Francisco. Il social network, che impone ai membri di iscriversi utilizzando la reale identità, aveva sospeso gli account di alcune drag queen che non usavano il loro nome vero. Cosa c’è di meglio per rendere spettacolare la protesta di migrare su un social network che consente l’utilizzo di nomi di fantasia e saluta i nuovi iscritti con la frase «Tu non sei un prodotto»?
È così che Ello si è trasformato nell’ultima speranza di chi crede che esista un’alternativa al mondo digitale guidato da Facebook e Google. Su questa utopia fanno leva esplicitamente i fondatori, autori di un manifesto che promette agli utenti di tenere lontana la pubblicità e non vendere i dati personali. Una promessa che sembra piacere a molti se consideriamo che la piattaforma, ancora in versione beta e a ingresso su invito, riceve circa 35 mila richieste all’ora ed è oggetto di discussione sui siti concorrenti.
A giocare a favore di Ello è proprio la nascente consapevolezza dei cittadini digitali, stufi dell’atteggiamento invadente e aggressivo di Mark Zuckerberg. Anche perché, al di là del design elegante e della semplice grafica, il social network di innovativo per il momento ha solo l’anima: ha mutuato da Twitter la funzione della chiocciola e la possibilità di seguire gli aggiornamenti di chi non ti segue, dividendo però le persone (senza che gli interessati lo sappiano) tra «amici» e «rumore»; da Facebook la lunghezza dei post e da Pinterest l’attenzione alle immagini. La funzione di ricerca è difettosa, così come la scrittura dei post (il tasto «invio» non sempre risponde). Per sapere «chi c’è su Ello» è meglio utilizzare i motori di ricerca di Facebook e Twitter, piuttosto che indagare sul social network. Non esistono «like» né favoriti e non è presente uno strumento per bloccare gli utenti molesti, ma c’è la possibilità di sapere quante persone hanno visto il tuo post. I contenuti e le attività degli iscritti sono per ora visibili a tutti, contraddizione che rende Ello nemico della protezione della privacy che proclama. Tutto questo non deve sorprendere: come ha scritto Jess Zimmerman sul Guardian , Ello è «un referendum su quanto siamo disillusi rispetto alle opzioni che abbiamo» nella nostra vita digitale. La metafora più bella è arrivata da David Banks sul blog Cyborgology: « Non dobbiamo aspettarci da Ello più di quanto ci aspettiamo da una bicicletta di lusso», ha scritto lo studioso con riferimento al brand di Budnitz. Una bici di lusso non è antitetica al capitalismo ma, come tutte le bici, inquina meno delle automobili e aiuta chi la possiede a tenersi in forma.
Non sarà dunque l’alternativa a Facebook, ma Ello fa credere che, prima o poi, un’alternativa arriverà. Perché gli utenti la chiedono.