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 2014  settembre 30 Martedì calendario

LO SPREAD TORNA A SALIRE STAVOLTA NON BASTA DRAGHI


Non è facile stabilire perché sale lo spread. Ma sale. Niente di grave, per ora: la forbice del Btp con il Bund tedesco risale di 2 punti a quota 144, dopo il passo in avanti di venerdì. Intanto il rendimento del decennale, rispetto a venerdì mattina, ha guadagnato 9 punti base al 2,44%. Il che non è poco, viste le «bombe» che minacciano di esplodere nella polveriera sui mercati solo all’apparenza tranquilli ma illuminati dalla marcia inarrestabile (e per noi propizia) del dollaro. a)La prima miccia l’ha accesa Bill Gross, nome che dice poco o nulla al grande pubblico ma che, per decenni, è stato uno signori incontrastati di Bond, Btp e spread. Così potente che l’allora presidente Bill Clinton una volta disse: «Vorrei essere quel Bill che, comprando e vendendo titoli di Stato, controlla i governi». Altri tempi: Gross, fondatore e padrone di Pimco (fondo che ha controllato fino a 220 miliardi di titoli di Stato), ha dato venerdì le dimissioni dopo una serie di fiaschi per passare a Janus, cioè il fondo concorrente. I mercati, però, ora temono che molti clienti lo seguano, liquidando le posizioni nel fondo total return, obbligando perciò a liquidare almeno parte dei 18 miliardi di euro in titoli italiani. b)Il piccolo terremoto sui Btp non è, però, l’unica fonte delle preoccupazioni del Tesoro. Un po’ perché le aste di ieri si sono comunque chiuse con un successo: ormai la domanda ha coperto l’84% delle richieste di quest’anno. I tassi, poi, restano comunque bassi, a partire dal nuovo record dei 5 anni collocati all’1,06%, nuovo record assoluto. Ma non mancano i segnali inquietanti: il nuovo Ccteu scadenza 2020, ha raccolto solo 2,9 miliardi rispetto ad un’offerta massima di 3 miliardi. La sensazione, Bill Gross a parte, è che dopo un anno di grande attrazione verso i titoli della periferia europea, i grandi gestori comincino a prendere un po’ le distanze dall’eurozona. Inoltre, il nervosismo non è limitato ai soli Btp, ma riguarda un po’ tutta l’area: arretrano in parallelo i Bonos spagnoli, su cui pesa l’incognita del referendum catalano, fa peggio la Grecia, il mercato più fragile della comunità euro. c)In questo contesto, Mario Draghi si accinge a giocare la sua partita più importante: a Napoli il presidente della Bce spiegherà giovedì i termini della prossima campagna acquisti degi Abs. Comunque consapevole che sia la Bundesbank sia parte del governo tedesco saranno pronti a contrastarlo con tutti i mezzi a disposizione. Non è una minaccia da prender a cuor leggero, se si considera il tono allarmato con cui il ministro Pier Carlo Padoan ha sottolineato ieri in Parlamento che «la situazione dell’Eurozona è peggiore delle attese». d)L’arma più convincente di Draghi resta quella valutaria: la discesa dell’euro offre ossigeno all’export europeo, almeno verso gli Stati Uniti. E il presidente della Bce non ha perso occasioni in queste settimane per sottolineare che i tassi euro resteranno bassi anche quando risaliranno quelli americani e quelli inglesi. e)Una politica saggia ma che solleva una domanda: perché i Bill Gross americani o, non meno importanti, cinesi dovrebbero continuare a comprare Btp a prezzi calanti piuttosto che i titoli americani o inglesi più sicuri e convenienti? f)Draghi ha ben chiara la risposta: lo faranno solo se la Banca centrale europea garantirà loro il Quantitative Easing, cioè il paracadute degli acquisti della banca centrale sulle obbligazioni italiane, spagnole o greche. Per questo, al di là degli Abs o dei Tltro, operazioni che da sole non bastano a risolvere il problema, la vera sfida riguarda il Quantitative Easing. Anzi, la capacità di attrarre i tanti Bill Gross che negli ultimi due anni hanno puntato su Draghi. Per altro pure sulle Borse europee non si respira un aria incoraggiante. Ieri le piazze principali del Vecchio Continente hanno chiuso col segno meno, trascinate da un mix di notizie sostanzialmente negative. Hanno pesato sul clima innanzitutto le tensioni politiche ad Hong Kong e la debolezza dell’euro. Madrid è stata la peggiore con una perdita dell’1,52%, seguita a ruota da Milano con l’indice Ftse Mib a -1,29%. Francoforte ha ceduto lo 0,71%, Parigi lo 0,83%.