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 2014  settembre 30 Martedì calendario

Renzi convince la direzione del suo partito • Come potrebbe cambiare l’articolo 18 • Quarantotto jihadisti sono passati per l’Italia • Indagati per evasione fiscale quelli che vorrebbero acquistare l’Ilva • L’ultimatum della Cemortan a Schettino • Il social network che rispetta la privacy • Clooney è sposato anche per la legge italiana • I cartoni animati di Reagan Pd Ieri nella direzione del Pd hanno votato della riforma del lavoro e soprattutto dell’abolizione dell’articolo 18

Renzi convince la direzione del suo partito • Come potrebbe cambiare l’articolo 18 • Quarantotto jihadisti sono passati per l’Italia • Indagati per evasione fiscale quelli che vorrebbero acquistare l’Ilva • L’ultimatum della Cemortan a Schettino • Il social network che rispetta la privacy • Clooney è sposato anche per la legge italiana • I cartoni animati di Reagan Pd Ieri nella direzione del Pd hanno votato della riforma del lavoro e soprattutto dell’abolizione dell’articolo 18. La relazione di Renzi ha sorpreso l’ala sinistra del partito per i toni smussati e le mezze aperture: reintegro per i licenziamenti disciplinari oltre che discriminatori, due miliardi per gli ammortizzatori sociali e riapertura del confronto con i sindacati. Così, quando è stato il momento di votare, ha ottenuto questi risultati: 130 sì (“turchi” di Orfini compresi), 11 astenuti e 20 contrari. La minoranza si è spaccata. Gli intransigenti come D’Alema, Bersani, Cuperlo, Civati, D’Attorre, Fassina, Damiano, Boccia, Miotto hanno ribadito il loro no, Speranza e altri “dialoganti” hanno scelto l’astensione. Jobs act Mercoledì il Jobs act approderà nell’aula del Senato. I renziani sono 12. Se a questi si aggiungono gli esponenti di AreaDem (Dario Franceschini), si arriva a una quarantina. Nella maggioranza vengono normalmente conteggiati anche i cinque “giovani turchi” (vicini a Matteo Orfini e Andrea Orlando) che dovrebbero votare a favore del Jobs act. Ci sono poi quelli che vengono indicati come lettiani (anche se Enrico Letta ha sciolto la sua corrente): sono tre. Sul fronte opposto, ci sono quelli che dovrebbero votare no: Corradino Mineo, Walter Tocci e Maria Grazia Ricchiuti. Il quarto è Felice Casson, tra i senatori più critici. Poi c’è l’ampio gruppo dei bersaniani e dei cuperliani: una quarantina di senatori. Qui si conta Area Riformista, nella quale c’è un nucleo di irriducibili, guidato da Alfredo D’Attorre, deputato. È un’area poco omogenea e lancia segnali contraddittori. Vannino Chiti, per esempio, potrebbe aver gradito i messaggi lanciati dal segretario. Conti alla mano, pare che ci siano solo 7 voti di scarto, che potrebbero venire a mancare per via dei dissidenti del Pd (Trocino, CdS). Articolo 18 Con il Jobs act, stando a quanto detto ieri da Renzi, l’unica differenza rispetto a oggi è l’eliminazione del reintegro nel posto di lavoro da parte del giudice per i licenziamenti economici che sono manifestamente infondati. Tolti i licenziamenti discriminatori, vietati dai principi costituzionali, la riforma del governo Monti ha modificato i licenziamenti disciplinari e quelli economici. Sui primi, conseguenza di un comportamento del dipendente, il giudice può sanzionare l’azienda con un risarcimento fino a 24 mensilità ma anche con il reintegro, se il fatto non sussiste o se il lavoratore poteva essere punito dall’azienda in un altro modo. Renzi ha detto ieri di non voler modificare questo punto. Restano i licenziamenti economici, quelli decisi quando una nuova tecnica o le vendite in calo spingono l’azienda a ridurre gli addetti. In questo caso, secondo le regole attuali, il giudice può condannare l’azienda a pagare al lavoratore fino a 24 mensilità mentre il reintegro è possibile solo quando i motivi economici sono «manifestamente infondati». Secondo la mediazione di Renzi il Jobs act eliminerebbe il reintegro solo in quest’ultima ipotesi. Le aziende in difficoltà potrebbero pagare per mandar via il lavoratore senza rischiare il reintegro. Però davanti al giudice il lavoratore potrebbe sempre dimostrare che si è trattato di un licenziamento se non discriminatorio almeno disciplinare e tentare così la strada del reintegro. [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno] Jihadisti Negli ultimi anni dal nostro Paese sono passati quarantotto foreign fighters, stranieri tornati nei loro Stati d’origine e poi arruolati dai jihadisti. Il ministro Alfano ha ribadito la necessità di tenere la sorveglianza antiterrorismo a livello «elevatissimo» perché l’Italia «è la sede della cristianità e perché ha fatto delle scelte importanti in Parlamento». Arcelor-Mittal Il conglomerato franco-indiano ArcelorMittal, primo produttore al mondo di acciaio, candidato all’acquisto dell’Ilva di Taranto con il gruppo Marcegaglia, è sotto indagine in Italia per una evasione fiscale quantificata in 129 milioni di euro, 31 dei quali ha scelto - pur respingendo gli addebiti - di pagare al Fisco a titolo di transazione. Sei giorni «Ti do sei giorni per dire la verità su quello che è successo dopo aver dato l’annuncio di abbandono della nave» (messaggio pubblicato il 24 settembre su Facebook da Domnica Cemortan, la 27enne moldava che era in plancia con Francesco Schettino la notte del naufragio della Concordia). Ello Paul Budnitz, 47 anni, californiano, con un investimento di 435mila dollari, ha creato il social network Ello. Racconta il New Yorker che Budnitz fosse irritato dai continui annunci pubblicitari e furti di dati personali, frequenti su Facebook. Su Ello c’è la possibilità di seguire gli aggiornamenti di chi non ti segue, dividendo però le persone (senza che gli interessati lo sappiano) tra “amici” e “rumore”. Non esistono “like” né favoriti e non è presente uno strumento per bloccare gli utenti molesti, ma c’è la possibilità di sapere quante persone hanno letto un determinato post (Danna, CdS). Clooney George Clooney e la moglie Amal Alamuddin ieri pomeriggio hanno lasciato l’Italia. Nell’ultimo giorno delle celebrazioni, sono state officiate da Walter Veltroni le nozze civili in municipio, a Ca’ Farsetti. Tutt’intorno c’erano i dipendenti comunali che protestavano per i tagli del commissario straordinario Vittorio Zappalorto, insediato dopo le dimissioni del sindaco Giorgio Orsoni coinvolto nello scandalo Mose. Sono arrivati con mezz’ora di ritardo a bordo del motoscafo “Amore”: lei cappello stile Rossella O’Hara in Via col vento, completo pantalone avorio; lui in grigio stirato e inamidato. La cerimonia nella Sala degli stucchi, con consegna come cadeau del leone alato in vetro di Murano, è durata dieci minuti. Veltroni ha letto gli articoli del codice civile, poi le firme sui documenti. Testimoni: per lui Alessandro Greco, taxista e uomo-ombra che lo scorta da sempre alla Mostra del Cinema, per la sposa Giovanni Zeqireya, bodyguard di fiducia dell’attore e organizzatore dell’evento veneziano. Ramzi Alamuddin, il padre della sposa, tra hotel, banchetti, sicurezza, spostamenti, avrebbe speso intorno ai 13 milioni di dollari (oltre 10 milioni di euro). Cartoni Ronald Reagan che nella suite del suo albergo veneziano, fra gli impegni del G7 del 1987, guardava in vestaglia il canale dei cartoni animati perché, confessò lui stesso, era il solo che riuscisse a seguire (Zucconi, Rep).