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 2014  settembre 29 Lunedì calendario

6% ALL’ANNO DAL 1960 – [UN DIAMANTE È DAVVERO PER SEMPRE]


Ajediam è un’importante società di Anversa, grossista specializzato nel settore dei diamanti, ove opera da moltissimi anni e grazie alla sua attività, ha il polso del mercato: gli amanti della statistica l’apprezzano in quanto pubblica un importante grafico che mostra le quotazioni dei brillanti a partire dal 1960. I valori si riferiscono a pietre perfette, da un carato, colore ottimale, con prezzi in dollari tra operatori al netto di eventuali tasse. L’andamento è eccezionalmente chiaro. Mostra senza ombra di dubbio che il diamante rappresenta uno dei migliori investimenti da oltre 50 anni, con un tasso di rendimento composto di circa il 4,5% annuo in dollari; per un investitore italiano la performance salirebbe al 6,1% considerando un acquisto in lire nel 1960 e una valutazione attuale in euro. Si notano talune brevissime incertezze nel movimento rialzista. L’ultima si riferisce al disastroso biennio 2007-2008 con relativo crollo delle borse internazionali.

PREZZI E MINIERE
Ma l’oligopolio che controlla il mercato diamantifero da oltre mezzo secolo ha avuto finora una freccia importante al suo arco: quando l’attività langue le miniere marginali vengono chiuse. Dopo un anno, la mancanza di nuovi diamanti sul mercato permette la liquidazione degli stock in cassaforte. E subito dopo scatta una carenza di pietre, soddisfatta dalla riapertura delle miniere. In genere la fase critica dura solo un paio d’anni. L’oligopolio diamantifero tende alla lenta e progressiva ascesa dei prezzi. Evita strappi rialzisti, come avvenuto tempo fa, che vengono bloccati con una immediata fornitura sui mercati di nuove gemme, e non vuole bruschi cali delle quotazioni. L’obiettivo perseguito è una lenta ma progressiva crescita annua di alcuni punti percentuali sopra il tasso di inflazione.

IL PICCO NEL 20l8
Tuttavia questo scenario potrebbe non essere più controllabile in futuro. «Le analisi svolte negli ultimi anni dalla società di consulenza Bain & Co. per la Borsa di Anversa (punto di riferimento internazionale per il mercato dei diamanti), evidenziano un picco della domanda non accompagnato da un analogo andamento della produzione», spiega Marcello Manna, gemmologo Gia, membro della Borsa diamanti di Anversa oltre che partner e amministratore di Investment Diamond Company. «Anche nello scenario più soft ipotizzato dagli esperti di Bain assisteremmo a un crescente gap già a partire dal 2018. E di conseguenza a un progressivo aumento dei prezzi dei diamanti».
Ma quali sono le motivazioni fondamentali alla base di questo scollamento tra domanda e offerta? «Si tenga conto che ormai da un decennio non sono state aperte nuove miniere e che il tempo necessario dall’esplorazione all’avvio della produzione di un sito minerario è in media di 10 anni», continua il gemmologo, «quindi le proiezioni sono accurate e di lungo respiro. Uno dei maggiori gruppi del settore, Rio Tinto, ha lanciato una campagna di ri-esplorazione delle proprie miniere in India, chiuse tempo fa, in vista di una loro possibile riapertura. Invece, sul lato della domanda, un interesse crescente viene dai paesi emergenti, dagli Stati Uniti e dal Sud America».
Per ora tuttavia l’estrazione rimane su livelli stabili, con le due big (il gruppo internazionale De Beers e la russa Alrosa) che hanno mantenuto il proprio outlook per il 2014.

PIETRE GREZZE E TAGLIATE
«Stimiamo che la produzione globale quest’anno rimarrà in linea con il 2013 e forse addirittura un po’ più elevata», dice Avi Krawitz nel report di Rapaport. «Storicamente si registra una debolezza stagionale nel secondo e terzo trimestre dell’anno sul lato della domanda mentre sul lato dell’offerta le scorte sono più alte del solito, sia per le pietre grezze sia per le tagliate. La maggior parte dei grossisti sta cercando infatti di spingere sugli ordini piuttosto che reintegrare le scorte e questo fatto porta all’eccesso di stock. Tanto che gli acquisti di pietre grezze si sono mantenute sostenute, e con prezzi in leggera crescita, a differenza di quelle tagliate, che soffrono di un mercato timoroso». E infatti da un paio di anni i prezzi del grezzo sono più elevati rispetto al tagliato: una situazione particolare verificatasi solo a metà anni 80 e legati alla crisi dell’India e alla svalutazione della rupia.

DIAMANTI E FINANZA
Tutto facile quindi con i prezzi destinati a crescere più o meno velocemente? Non proprio. Al momento, infatti, la finanziarizzazione del settore stenta a partire: ad aprile 2013 sono state avviate le procedure presso la Sec (vale a dire la Consob statunitense) per lanciare sul mercato il primo Etf al mondo sui diamanti, ma a oggi non è ancora partito. Il motivo lo spiega Manna: «L’oro esiste in una sola qualità e quindi è facile costruire su di esso prodotti finanziari, mentre di diamanti ne esistono oltre 16mila categorie, quindi è estremamente arduo ottenere un prodotto omogeneo da legare alla finanza. A Singapore esistono già un paio di fondi di investimento specifici, che però non sono disponibili da noi, ma in Europa ci stiamo attrezzando: come Investment Diamond Company siamo infatti consulenti di una Sgr internazionale per l’avvio di un fondo che investe specificamente sui diamanti». Tecnicamente si tratterà di un Sif, acronimo di Specialized Investment Fund, vale a dire un fondo di investimento regolato dalle leggi del Lussemburgo e destinato unicamente a operatori istituzionali e investitori qualificati (un po’ sulla falsa riga dei fondi hedge) con soglie minime di ingresso fissate per legge a 125mila euro per quota.
L’alternativa, al momento, è quella di investire direttamente in diamanti. Tuttavia le performance evidenziate nel grafico sono ottenibili soltanto da chi abbia la possibilità di acquistare i diamanti a prezzi analoghi a quelli cui avvengono le compravendite tra i grossisti. Possibile se si frequentano le aste dei vari Monti di Pietà o di altre Case d’aste primarie e muniti del bollettino Rapaport, la bibbia del settore che mensilmente segnala le quotazioni internazionali dei prezzi dei diamanti a seconda del colore, della grandezza e del taglio delle pietre. Il prezzo cui avvengono le compravendite tra i grossisti è internazionalmente noto, pur tenendo conto di comprensibili oscillazioni causate dai piccoli ricarichi del venditore. Con in mano il Rapaport, tutti possono calcolare il valore teorico commerciale tra grossisti. «Registriamo però un andamento divergente delle quotazioni delle pietre», interviene Manna. «Quelle di alta e altissima qualità, richieste soprattutto in Europa e Giappone, alla luce della crisi economica degli ultimi anni sono vendute ora a forte sconto, mentre quelle di qualità medio bassa, richieste soprattutto in America e paesi emergenti, si sono apprezzate tanto da avvicinarsi alle migliori». Il fattore principale per chi desideri investire è perciò rappresentato da un acquisto a prezzo interessante (senza dimenticare però che le quotazioni sono in dollari, quindi occorre tener presente anche il possibile effetto cambio): in caso di necessità il realizzo sulla base di prezzi solo leggermente inferiori a quelli quotati da Rapaport è abbastanza agevole. Un diamante è per sempre. Specialmente se è stato comperato bene.