Marco Sodano, La Stampa 29/9/2014, 29 settembre 2014
L’ITALIA DELLE FORMICHE NELL’ULTIMO ANNO HA MESSO VIA 32 MILIARDI
Governati da cicale, gli italiani si confermano formiche: nell’ultimo anno, uno dei peggiori di sempre per l’economia nostrana, hanno messo da parte la bellezza di 32 miliardi. Complici il timore di nuove tempeste finanziarie, la recessione e l’ansia da balletto fiscale: ora che le cicale non vanno più di moda neppure nella stanza dei bottoni, le tasse cambiano faccia ogni anno e ogni anno si rivelano un po’ più salate di quello prima. Non è il clima ideale per spendere o investire.
Nel luglio scorso, secondo i calcoli del Centro studi di Unimpresa (su dati della Banca d’Italia) la ricchezza messa da parte da famiglie e imprese in banca ha raggiunto quota 1.039 miliardi, 32 in più rispetto ai 1.071 del luglio 2013, il 9% abbondante in più. La crescita non è omogenea, ovviamente. Sono cresciuti i depositi delle aziende (da 189 a 203 miliardi), quelli delle imprese familiari (da 44 a 45,5) e le riserve delle organizzazioni senza fini di lucro: il patrimonio delle Onlus sfiora i 24 miliardi contro i 22 di un anno fa. Si sono invece ristretti i depositi di assicurazioni e fondi pensione, passati da 24 a 23,7 miliardi.
Sono cresciute anche le riserve delle famiglie. A luglio 2013 i depositi erano a quota 849 miliardi, nel luglio scorso avevano raggiunto gli 867 miliardi: d’altra parte gli italiani sono da sempre grandissimi risparmiatori, capaci di bagnare il naso a francesi, tedeschi e americani. Ma il clima di incertezza, naturalmente, pesa anche sulla scelta degli strumenti per gestire il denaro accumulato.
I conti correnti, l’equivalente moderno del proverbiale materasso, hanno registrato la cresciuta più robusta: dai 775,87 miliardi del 2013 ai 818,84 di quest’anno. Segno che davvero si tratta di denaro parcheggiato. È cresciuto anche l’ammontare del denaro circolante (da 158 a 165 miliardi), come quello dei depositi vincolati a breve scadenza: da 165 a 167 miliardi. Sono leggermente calati, invece, i depositi rimborsabili con preavviso: lo stock è passato da 308,2 a 307,6 miliardi.
Il presidente di Unimpresa Paolo Longobardi legge in queste cifre il segno di una sfiducia che incide in modo pesante sull’economia: «Le famiglie, subiscono pesantemente i contraccolpi della crisi: la paura di nuovi scossoni e l’incertezza sul futuro a frenare la spesa e quindi i consumi». Che poi a loro volta deprimono l’economia generando nuova incertezza e così via. Ulteriore incertezza viene poi dal rapporto con il Fisco. Ancora Longobardi: «È diffuso il timore di nuove stangate. Per esempio, mentre non è ancora chiaro come il governo Renzi intenda mettere a punto la Legge di Stabilità, di tanto in tanto tornano voci sull’ipotesi di una patrimoniale. Chiaro che non si è invogliati a spendere».
Unimpresa chiede al governo «un segnale forte» per uscire dal circolo vizioso, «magari proprio con un calo della pressione fiscale. Il giro di vite fiscale degli ultimi anni ha ridotto i consumi provocando inevitabilmente un calo del gettito e la riduzione delle entrate potrebbe aumentare ancora. Allo Stato non conviene alzare troppo l’asticella del fisco», avverte Longobardi.
Governati da cicale, gli italiani si confermano formiche: nell’ultimo anno, uno dei peggiori di sempre per l’economia nostrana, hanno messo da parte la bellezza di 32 miliardi. Complici il timore di nuove tempeste finanziarie, la recessione e l’ansia da balletto fiscale: ora che le cicale non vanno più di moda neppure nella stanza dei bottoni, le tasse cambiano faccia ogni anno e ogni anno si rivelano un po’ più salate di quello prima. Non è il clima ideale per spendere o investire.
Nel luglio scorso, secondo i calcoli del Centro studi di Unimpresa (su dati della Banca d’Italia) la ricchezza messa da parte da famiglie e imprese in banca ha raggiunto quota 1.039 miliardi, 32 in più rispetto ai 1.071 del luglio 2013, il 9% abbondante in più. La crescita non è omogenea, ovviamente. Sono cresciuti i depositi delle aziende (da 189 a 203 miliardi), quelli delle imprese familiari (da 44 a 45,5) e le riserve delle organizzazioni senza fini di lucro: il patrimonio delle Onlus sfiora i 24 miliardi contro i 22 di un anno fa. Si sono invece ristretti i depositi di assicurazioni e fondi pensione, passati da 24 a 23,7 miliardi.
Sono cresciute anche le riserve delle famiglie. A luglio 2013 i depositi erano a quota 849 miliardi, nel luglio scorso avevano raggiunto gli 867 miliardi: d’altra parte gli italiani sono da sempre grandissimi risparmiatori, capaci di bagnare il naso a francesi, tedeschi e americani. Ma il clima di incertezza, naturalmente, pesa anche sulla scelta degli strumenti per gestire il denaro accumulato.
I conti correnti, l’equivalente moderno del proverbiale materasso, hanno registrato la cresciuta più robusta: dai 775,87 miliardi del 2013 ai 818,84 di quest’anno. Segno che davvero si tratta di denaro parcheggiato. È cresciuto anche l’ammontare del denaro circolante (da 158 a 165 miliardi), come quello dei depositi vincolati a breve scadenza: da 165 a 167 miliardi. Sono leggermente calati, invece, i depositi rimborsabili con preavviso: lo stock è passato da 308,2 a 307,6 miliardi.
Il presidente di Unimpresa Paolo Longobardi legge in queste cifre il segno di una sfiducia che incide in modo pesante sull’economia: «Le famiglie, subiscono pesantemente i contraccolpi della crisi: la paura di nuovi scossoni e l’incertezza sul futuro a frenare la spesa e quindi i consumi». Che poi a loro volta deprimono l’economia generando nuova incertezza e così via. Ulteriore incertezza viene poi dal rapporto con il Fisco. Ancora Longobardi: «È diffuso il timore di nuove stangate. Per esempio, mentre non è ancora chiaro come il governo Renzi intenda mettere a punto la Legge di Stabilità, di tanto in tanto tornano voci sull’ipotesi di una patrimoniale. Chiaro che non si è invogliati a spendere».
Unimpresa chiede al governo «un segnale forte» per uscire dal circolo vizioso, «magari proprio con un calo della pressione fiscale. Il giro di vite fiscale degli ultimi anni ha ridotto i consumi provocando inevitabilmente un calo del gettito e la riduzione delle entrate potrebbe aumentare ancora. Allo Stato non conviene alzare troppo l’asticella del fisco», avverte Longobardi.
Governati da cicale, gli italiani si confermano formiche: nell’ultimo anno, uno dei peggiori di sempre per l’economia nostrana, hanno messo da parte la bellezza di 32 miliardi. Complici il timore di nuove tempeste finanziarie, la recessione e l’ansia da balletto fiscale: ora che le cicale non vanno più di moda neppure nella stanza dei bottoni, le tasse cambiano faccia ogni anno e ogni anno si rivelano un po’ più salate di quello prima. Non è il clima ideale per spendere o investire.
Nel luglio scorso, secondo i calcoli del Centro studi di Unimpresa (su dati della Banca d’Italia) la ricchezza messa da parte da famiglie e imprese in banca ha raggiunto quota 1.039 miliardi, 32 in più rispetto ai 1.071 del luglio 2013, il 9% abbondante in più. La crescita non è omogenea, ovviamente. Sono cresciuti i depositi delle aziende (da 189 a 203 miliardi), quelli delle imprese familiari (da 44 a 45,5) e le riserve delle organizzazioni senza fini di lucro: il patrimonio delle Onlus sfiora i 24 miliardi contro i 22 di un anno fa. Si sono invece ristretti i depositi di assicurazioni e fondi pensione, passati da 24 a 23,7 miliardi.
Sono cresciute anche le riserve delle famiglie. A luglio 2013 i depositi erano a quota 849 miliardi, nel luglio scorso avevano raggiunto gli 867 miliardi: d’altra parte gli italiani sono da sempre grandissimi risparmiatori, capaci di bagnare il naso a francesi, tedeschi e americani. Ma il clima di incertezza, naturalmente, pesa anche sulla scelta degli strumenti per gestire il denaro accumulato.
I conti correnti, l’equivalente moderno del proverbiale materasso, hanno registrato la cresciuta più robusta: dai 775,87 miliardi del 2013 ai 818,84 di quest’anno. Segno che davvero si tratta di denaro parcheggiato. È cresciuto anche