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 2014  settembre 29 Lunedì calendario

LE SETTE VITE DI DI PIETRO: ORA INSEGNA AI CONTADINI


Alla bell’età di 64 anni (li compie giovedì, auguri in anticipo) Antonio Di Pietro ha già vissuto sette vite come un gattone soriano. È stato operaio in Germania, commissario di polizia, magistrato nel pool Mani pulite, ministro, fondatore e capo di un partito. Cacciato (dagli elettori) dalla politica, si è dedicato all’agricoltura nella natia Montenero di Bisaccia. Ora, e siamo alla settima vita, è addirittura maestro dei contadini del domani. E che c’azzecca Tonino con le conferenze? Lui, che sarà anche giovane nello spirito ma non all’anagrafe, è stato chiamato a descrivere ai futuri agricoltori com’è la dura vita del coltivatore diretto.
«La scorsa notte l’ho passata a far partorire la mucca», ha raccontato in sala consiliare venerdì, durante un incontro di presentazione del Piano di Sviluppo rurale 2014-2020 assieme all’assessore regionale all’agricoltura, Vittorino Facciolla, e a un altro pezzo grosso della regione Molise, il vicepresidente del consiglio regionale nonché delegato alla caccia, Cristiano Di Pietro. Proprio lui, il figliolo. La prossima impresa che attende Tonino il contadino è titanica come quella del parto bovino notturno: «Devo organizzare gli attrezzi per raccogliere l’uva per fare il vino», riferiscono le pagine molisane del quotidiano Il Tempo. Vendemmia tardiva, giacché il sole ha scacciato le piogge soltanto a fine stagione.
E nel frattempo, come si svolge la settima vita dell’ex castigapolitici di Mani Pulite? «Riesco a fare l’agricoltore perché ho un’altra fonte di reddito», ha spiegato Di Pietro, riferendosi probabilmente all’attività di avvocato ripresa pochi mesi fa per difendere l’Italia dei valori in un processo contro Silvio Berlusconi. In realtà le aule di giustizia non sono le uniche sostentatrici dell’ex ministro, che non se la passa così male perché alle parcelle legali aggiunge le molteplici indennità di ex deputato, senatore ed europarlamentare.
È anche per questo doppio lavoro che la masseria di Montenero (16 ettari di proprietà) va a gonfie vele, se è vero che la stalla è in fase di ampliamento e si stanno predisponendo i terreni a nuove colture. Forte di questa esperienza agricola nutrita dall’eredità della politica, Antonio Di Pietro è andato ad arringare gli sventurati compaesani che a malapena arrivano alla fine del mese: «Un povero coltivatore come può fare se gli costa di più la materia prima di quello che riesce a guadagnare?».
Bella domanda. E ha proseguito: «Se per fare un chilo d’olio un agricoltore ci deve mettere anima e sangue e poi venderlo a 3 euro al litro, se per fare un litro di vino ci deve mettere lacrime e sangue e poi lo deve vendere a 2,90 euro al litro, come fa? È un discorso di specificità che deve passare attraverso possibilità da dare ai giovani e a chi innova nell’agricoltura e nella zootecnia». L’articolazione del discorso non lascia dubbi: è tutta farina del sacco dipietresco.
Insomma, la linea verde di Tonino ormai lo assorbe del tutto. Dell’Italia dei valori è presidente onorario, poco più che un soprammobile. Lui stesso non ci crede più. Fra una settimana a Sansepolcro si riuniscono i vertici del partito e Di Pietro ne ha già vaticinato il futuro nero sul proprio sito internet: «Purtroppo, gli attuali sondaggi e scenari elettorali - senza voler imputare colpe ad alcuno se non, semmai, a me stesso - sono tali da farmi ragionevolmente ritenere che Idv rischia di non avere più alcun futuro politico davanti a sé (salvo qualche residuo strapuntino per qualche nostro dirigente locale di turno)». Il figlio?
Gli anni in cui Di Pietro teneva in pugno l’Italia sembrano preistoria: l’epoca di Mani pulite, del terrore giudiziario, delle manette a democristiani e socialisti, dell’«io a quello lo sfascio». Ma è lontanissima anche la stagione della politica, dell’addio alla magistratura e dell’abbraccio con Romano Prodi che lo fece due volte ministro, dell’Idv e del Nuovo Ulivo. L’inchiesta che l’ha condannato all’oblio, quella di Report che ne ha scandagliato il vasto patrimonio immobiliare acquisito forse con denaro del partito, è di due anni fa. Ora gli unici ulivi che restano a Tonino Di Pietro sono quelli piantati nella masseria montenerese.

(ha collaborato Gianpaolo Iacobini)