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 2014  settembre 29 Lunedì calendario

LA RIVINCITA DI MODI IL DURO “COSÌ SI BATTONO I JIHADISTI”

Si erge a paladino dell’anti-terrorismo, galvanizza il Madison Square Garden, fa sorridere l’Assemblea generale, corteggia l’America. È uno show a tutto campo quello di cui è protagonista Narendra Modi, al suo esordio negli Stati Uniti, dopo l’elezione a Primo ministro indiano giunta lo scorso maggio. Il debutto ha inizio al Palazzo di Vetro, dove pronuncia il discorso in occasione della 69a Assemblea generale, ed esprime il suo pieno appoggio agli sforzi dell’amministrazione Usa nella lotta contro il terrorismo. Senza menzionare esplicitamente il Pakistan, critica quei «Paesi che hanno ospitato gli estremisti internazionali» autori di attentati contro il suo Paese, che definisce «vittima del terrorismo».
«Venti anni fa i leader del Pianeta erano soliti chiamare questa piaga, un problema di ordine e giustizia», mentre solo oggi comprendono le preoccupazioni che l’India ha da tanto tempo. Alcuni Stati «considerano il terrorismo uno strumento funzionale alla loro politica», prosegue Modi, che si candida a paladino della lotta contro l’estremismo islamico. È senza dubbio una sponda a Barack Obama al quale vuole proporsi in una nuova veste da leader moderno, facendo sembrare preistoria il visto a lui negato nel 2005 da George W. Bush, per le sue presunte responsabilità nella rivolta di Gujarat del 2002, quando furono uccise un migliaio di persone, per lo più appartenenti alla minoranza musulmana. E poco importa se una Corte federale americana ha spiccato un mandato di comparizione nei suoi confronti all’arrivo a New York, sulla base di una denuncia di alcuni gruppi per i diritti umani, in relazione agli episodi di dodici anni fa.
«NaMo», questo il soprannome dato dai suoi sostenitori, è forte di una vittoria dilagante nel suo Paese e di un interesse da parte di tutta la comunità internazionale per l’importanza che l’India riveste sul piano geopolitico ed economico. Oltre a un restyling col quale si propone oggi sulla scena mondiale: parla in hindu mantenendo fede allo spirito nazionalista, pur pronunciando alcune parole in inglese. Strappa un sorriso alla grande platea dell’Onu, quando in fatto di clima dice che è necessario «rivedere i propri stili di vita», e pertanto sarebbe utile istituire una «Giornata internazionale dello yoga».
Ma è stato ieri al Madison Square Garden che Modi ha dato il meglio di sé in uno show da rockstar osannato da 20 mila persone. «NaMo» ha dato il tutto per tutto, in un clima Bollywoodiano, per conquistare la comunità indiano-americana. Ma ha anche corteggiato gli Usa, annunciando facilitazioni per i visti permanenti e turistici per gli americani che vogliono risiedere o visitare il suo Paese. Un omaggio a Obama prima del bilaterale di Washington, dove il primo ministro si proporrà al Presidente come un amico degli Usa. Anche se fonti indiane rivelano che potrebbe dire di no all’offerta di Obama di entrare nella coalizione anti Stato islamico.
«Dobbiamo valutare il fatto - dicono le fonti - che 40 nostri connazionali sono stati sequestrati dall’Isis vicino a Mosul». Ma l’amicizia con l’America è comunque necessaria per le mire regionali di New Delhi, e contro la minaccia del neonato gruppo di Al Qaeda nel subcontinente indiano. È anche per questo che Modi, oltre agli incontri con Eric Schmidt di Google, e Lloyd Blankfein di Goldman Sachs, è in Usa per fare shopping in armamenti - elicotteri e missili in particolare - per miliardi di dollari.
Francesco Semprini, La Stampa 29/9/2014