Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 29 Lunedì calendario

FORZA RAGAZZI E RAGAZZE DAL NUOTO AL GHIACCIO LO SPORT DIVENTA MISTO

ROMA
Presto la chiameremo col suo nome: rivoluzione. Lo sport insegue sempre più ciò che il sociologo Norbert Elias ha definito «la cifra del nostro futuro »: il superamento delle barriere sessuali. Presto udiremo, ad esempio, il suono dolce di un urlo femminino, lanciato mentre un bob scivola sul ghiaccio, uomini e donne, insieme a spingere forte, 30 metri al massimo possibile. Poi dentro, e giù veloci. Vedremo squadre miste di bob. Vedremo il futuro. Vedremo uomini e donne nello stesso sport, nello stesso mezzo, nella stessa gara. Addio guerra dei sessi, sarà la pace nella più rude delle specialità della neve, solo da un quindicennio anche femminile. Si andrà ben oltre quella timidissima concessione. Lontanissimo.
Succedeva, un tempo, solo in certe nicchie dorate. Nel badminton, ad esempio, come nel tennis, dove il doppio misto esiste, assegna anche medaglie olimpiche, ma lascia forte la sensazione di un’incompiuta, nonostante nobilissimi e nobilissime interpreti della specialità. Nel tennis, soprattutto, dove i tornei di doppio misto sono poco più di esibizioni. Nell’equitazione il salto a ostacoli e il dressage non hanno limiti di sesso e richiamano, al contrario, un enorme pubblico: uomini contro amazzoni, alla pari. La mitica Nicole Uphoff vinse quattro ori olimpici gareggiando anche contro uomini. E nella vela, dove Tornado, Finn e 49er rincorrono il vento indifferentemente guidati da rudi mani maschili o più aggraziate dita femminili.
Eccezioni, certo. Ora però si corre verso ben altro. «Ecco - spiega Elio Locatelli, presidente della commissione per la preparazione olimpica del Coni - si va verso uno sport fatto di uomini e donne che combattono dalla stessa parte del campo, assieme, uniti e non divisi dalle loro caratteristiche antropomorfiche. Più semplice che accada in sport basati sulla precisione, sull’eleganza e non sulla forza, è ovvio. Vedremo dove ci porterà, ma è bello che accada, ed è bello ciò che è già accaduto». Che distanza da quell’assunto di De Coubertin, «la donna è fisiologicamente inadatta all’attività sportiva », che costrinse tante atlete a un giro larghissimo prima del loro ingresso ufficiale (Anversa 1920) all’Olimpiade. Durante i Giochi di Londra 2012, le donne rappresentavano il 45% del totale. In meno di un secolo, la parità di genere, almeno dal punto di vista della partecipazione e dell’accesso alle discipline, è diventata pressoché totale. Alcuni sport hanno però dato evidenza plastica alla «cifra del nostro futuro».
Prendiamo il nuoto, per esempio. A Berlino 2014 si sono assegnati per la prima volta i titoli europei della staffetta a squadre miste. La 4x100 sl, con vittoria degli azzurri Luca Dotto, Luca Leonardi, Erika Ferraioli e Giada Galizi, e la 4x100 misti, con trionfo britannico. Le staffette, si raccontava un tempo, sono prova della qualità della scuola di ogni paese. Bene, ora il discorso è ancor più largo: sono prova della qualità complessiva del movimento di ogni paese. E così accade nelle prove a squadre di sci, che da quasi 10 anni assegnano titoli mondiali. Snobbate, spesso, riservate al giorno di chiusura, probabilmente ancora non capite. Sono però il futuro.
Accade nel biathlon, con la sua staffetta mista, e nei tuffi sincronizzati misti, per i quali esiste un’apposita Coppa del mondo. E nel salto con gli sci, per un secolo gara esclusivamente e presuntuosamente maschile, che ha la sua competizione a squadre di uomini e donne dal 2013. C’è però uno sport che si fregia del titolo di unico gioco interamente dedicato alla pace tra i sessi. È il korfball, un po’ calcio e un po’ basket, magnifico modello di integrazione, con squadre di otto tra uomini e donne che si affrontano e si battono duramente. «È uno sport nobile e poco conosciuto - spiega il presidente federale Domenico Bencivenga -, si gioca soprattutto in Belgio e in Olanda, lì è stato inventato nel 1903, sulla spinta dei movimenti per il suffragio femminile, quando la sensibilità verso l’uguaglianza dei sessi s’è sviluppata ed è entrata nello spirito di quello che oggi è il korfball, un gioco che vuole l’integrazione, che vuole il dialogo, che vuole il divertimento puro». In Italia lo giocano in cinquecento tra Piemonte e Lombardia, nel Benelux è un vero fenomeno. Tra il 1920 e il 1928 fu disciplina dimostrativa ai Giochi olimpici. Oggi è momento fisso dei World Games, le Olimpiadi degli sport non olimpici.
Ora, magari, il futuro verrà scivolando su una pista di bob, e forse avrà tra i suoi alfieri Andrea Lo Cicero, mitico pilone della nazionale di rugby azzurra, che dopo il ritiro dall’attività sta cercando altre strade, e forse ne ha trovata una, ghiacciata e stimolante. «Sì, ci sto pensando - racconta il “Barone” -, il bob è semplicemente uno strumento di 200 kg da spingere fortissimo e da portare giù nel più breve tempo possibile. Per spingerlo ci vogliono muscoli, velocità, peso. Almeno 90 kg di potenza. Io ci sono, mi piacerebbe». E con le donne, come la mettiamo? «Uh, sarebbe fantastico, ne servono di brave, di forti, di toste, in tanti sport ce ne sono, dobbiamo saper pescare bene, le porte sono spalancate per loro». E se un tempo si storse in naso di fronte alla parità nei premi di Wimbledon, oggi ci si chiede se l’altezza degli ostacoli nell’atletica, o il peso del disco debbano essere così diversi tra i due sessi, se abbia ancora un senso. «Il mondo sta cambiando pelle - ancora Locatelli -, le donne stanno cambiando pelle, sta crescendo una sensibilità all’inclusione anche da parte degli uomini. Abbiamo capito che il destino della razza umana si baserà sempre più sulla collaborazione tra i sessi, e sempre meno sulle distanza, sulle differenze». E lo sport, come spesso accade, è stato anticipatore ed è già immagine tangibile di questo epocale cambiamento.
Cosimo Cito, la Repubblica 29/9/2014