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 2014  settembre 29 Lunedì calendario

HI TECH. LA LACRIMA CHE SALVERÀ LA PRIVACY (E IL CONTO IN BANCA)

LONDRA
Piange il telefono, anzi il telefonino: sarà questa la password a prova di hacker? Ne abbiamo ormai così tante, di password, tra bancomat, posta elettronica, cellulare, pc, social network e chi più ne ha più ne metta, che dobbiamo trascriverle da qualche parte per non dimenticarle. Ma le password tradizionali, composte di lettere e cifre, anche se le custodiamo soltanto nella nostra memoria, possono essere facilmente scoperte e rubate dai pirati informatici, in grado di scassinare la cassaforte dei nostri segreti e spesso anche del nostro portafoglio o conto bancario. Perciò da tempo le maggiori aziende digitali sperimentano nuovi sistemi di accesso, considerati più sicuri: la Apple usa le impronte digitali per i suoi iPhone 5 e 6, così come la Samsung per i più recenti modelli del suo Galaxy, la banca britannica Barclays si appresta a utilizzare la particolare mappatura delle vene delle dita, una società di sistemi di sicurezza online americana, Identity-X, sta provando l’identificazione vocale. Ma anche questi codici sono a rischio di furto. Ora però uno studioso sembra avere escogitato una password assolutamente impenetrabile: le nostre lacrime. Stephen Mason, un oftalmologo australiano, ha scoperto che uno scanner delle lacrime di una persona produce il primo pin code biometrico al mondo caquotidiano pace di resistere a qualsiasi tentativo di scasso. Come riferisce il Financial Times, lo scienziato ha concentrato le sue ricerche sulla cornea piuttosto che sull’iride (la quale costituisce invece la norma nelle scansioni), perché nemmeno i più abili criminali cibernetici sarebbero in grado di copiare la maniera del tutto unica in cui le lacrime cambiano i nostri occhi.
Uno scanner può distinguere un individuo da un altro perché ogni cornea ha una mappa differente. Ma se un hacker volesse rubare l’immagine dall’ultima volta che qualcuno l’ha usata per poi usarla di nuovo fraudolentemente per accedere a un servizio e rubarne il contenuto, spiega il della City, l’accesso verrebbe negato perché la mappa della cornea cambia leggermente in continuazione e dunque è diversa ogni volta che viene scannerizzata. «La superficie della cornea è bagnata di lacrime, per cui i dati di identificazione si modificano di continuo da un momento all’altro», afferma il professor Mason. Se una tecnologia di questo genere venisse applicata a telefonini, computer e bancomat, i pirati informatici incontrerebbero quindi un ostacolo apparentemente invalicabile.
Le password sono il punto debole dei network digitali di tutto il Pianeta, la ragione principale per cui i nostri account online vengono penetrati e derubati di informazioni o di denaro. È un business criminale in espansione costante e una seria minaccia alla sicurezza mondiale: basti pensare che cosa accadrebbe se questi pirati digitali azzerassero le banche dati del credito internazionale o, peggio ancora, penetrassero nei sistemi di difesa di centrali ed armi nucleari. Proprio la crescita del cyber crime ha messo in moto negli ultimi anni uno sforzo globale per cercare modi migliori di verificare le identità degli utenti e i codici di accesso informatici. È una caccia alla chiave o alla combinazione che non si possono copiare. Adesso le lacrime potrebbero offrire a privati, governi ed aziende un codice personalizzato a prova di qualsiasi ladro del web. La scoperta dell’oftalmologo australiano è recente e necessiterà maggiori studi e verifiche prima di essere impiegata su larga scala, ma forse è la soluzione del problema. Parafrasando il verso di una vecchia canzone, i nostri dati e i nostri soldi sarebbero per sempre al sicuro, se piange il telefonino.
Enrico Franceschini, la Repubblica 29/9/2014