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 2014  settembre 19 Venerdì calendario

“Debiti dello Stato Mancano rimborsi per oltre 20 miliardi” Artigiani e aziende all’attacco sui ritardi nei pagamenti Il Tesoro: dati non aggiornati, siamo vicini al traguardo Paolo Baroni Il giorno di San Matteo è arrivato, il premier può festeggiare, le imprese italiane un po’ meno

“Debiti dello Stato Mancano rimborsi per oltre 20 miliardi” Artigiani e aziende all’attacco sui ritardi nei pagamenti Il Tesoro: dati non aggiornati, siamo vicini al traguardo Paolo Baroni Il giorno di San Matteo è arrivato, il premier può festeggiare, le imprese italiane un po’ meno. «Entro il 21 settembre – aveva promesso Renzi la scorsa primavera durante una intervista a Porta a porta – pagheremo tutti gli arretrati della pubblica amministrazione». «Il traguardo è ancora distante» ha denunciato invece ieri il presidente di Confartigianato Giorgio Merletti snocciolando tutta una serie di dati: sino a tutto lo scorso 21 luglio risultavano pagati appena 26,1 miliardi di euro su un totale di 47,5 stanziati. Insomma siamo ad appena il 55% del totale: a 163 giorni dalla fine dell’anno gli imprenditori devono ancora riscuotere 21,38 miliardi. Addirittura, secondo la Cgia di Mestre, che basa i suoi calcoli partendo da uno stock di 66,5 miliardi, il «conto» ancora da saldare ammonterebbe a 35 miliardi. E mentre Forza Italia attacca il governo, dal Tesoro, che aggiornerà ufficialmente i suoi dati nei prossimi giorni, arrivano però altre cifre. Negli ultimi 60 giorni sarebbero stati infatti liquidati almeno 5-6 miliardi in più cui vanno aggiunti altri 6 miliardi di crediti che le imprese hanno chiesto di certificare per ottenere la garanzia dello Stato. Insomma, secondo via XX Settembre, dove si è fatto di tutto per accelerare mettendo in campo ogni tipo di strumento, saremmo già a quota 38 ed il traguardo dei 47 sarebbe ormai prossimo. «Nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi due anni, che hanno portato a un calo del 15,4% dei debiti commerciali dello Stato, l’Italia – lamenta invece Merletti - rimane il Paese europeo con la più alta quota di debiti commerciali della Pa, pari al 3,3% del Pil». La colpa dei ritardi? Lo scarto tra fabbisogni assegnati e cifre effettivamente versate, ma soprattutto i tempi richiesti dalle varie procedure e le troppe complicazioni che le imprese, soprattutto le piccole, si trovano a dover affrontare. In tutto, alla data dell’8 settembre, al ministero del Tesoro risultava che fossero 15.613 le imprese registrate sulla piattaforma che certifica i crediti per un totale di 56.189 istanze di pagamento ed un controvalore complessivo di 6 miliardi e 55 milioni. Confartigianato parla di vera e propria «maratona». Dal 24 agosto le registrazioni sono cresciute al ritmo di 49 al giorno, che si traducono in 252 richieste in più al giorno per un controvalore di 22 milioni (importo medio delle richieste 107.762 euro). La quota maggiore riguarda gli enti locali (3,09 miliardi), seguiti da Asl (1,29) e Regioni (885 milioni). Strada in salita, insomma, come rivela anche un sondaggio Ispo/Confartigianato su un campione di piccole e medie imprese interessate al saldo degli arretrati: il 61% degli imprenditori intervistati non conosce l’esistenza della piattaforma governativa. Del restante 39% che invece la conosce, solo il 9% l’ha utilizzata «promuovendola» con un voto più che sufficiente. Tra chi ha deciso di non usarla, prevale lo scetticismo sulla sua efficacia e il timore che la certificazione allunghi i tempi di riscossione. Intanto, rispetto all’inizio dell’anno, si registra un sensibile miglioramento sul versante dei tempi di pagamento della Pa: tra gennaio e settembre si è passati da 104 a 88 giorni, con un “record” di 75 giorni per le Asl (rispetto ai 106 rilevati di gennaio). Più lenti i Comuni (89 giorni contro 104). Soltanto il 15% degli imprenditori intervistati da Confartigianato dichiara di essere stato pagato entro il termine di 30 giorni previsto dalle nuove normativa. In crescita, invece, dal 12% al 19% la percentuale di imprese che segnala comportamenti anomali da parte della Pa come la richiesta di ritardare l’emissione delle fatture, o la pretesa di una loro remissione con la contestazione pretestuosa dei beni e servizi forniti. «Governo e imprese – sottolinea Merletti - ce la stanno mettendo tutta, ora, però, i debiti vanno certificati, e soprattutto, bisogna pagarli. Se perdessimo anche questa occasione, gli imprenditori non saprebbero davvero più a che Santo votarsi per vedersi riconosciuto il diritto ad essere pagate dalla Pa. Da parte nostra, continuiamo a essere convinti che la strada più semplice sia la compensazione secca, diretta e universale tra i debiti della Pa con i debiti fiscali e contributivi che le imprese devono allo Stato». Twitter @paoloxbaroni