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 2014  settembre 19 Venerdì calendario

Amici cinesi e stile americano così il comunista Jack Ma ha creato il tesoro di Alibaba FEDERICO RAMPINI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK

Amici cinesi e stile americano così il comunista Jack Ma ha creato il tesoro di Alibaba FEDERICO RAMPINI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK . Nove anni sembrano un’era geologica se ti chiami Jack Ma. Oggi è il più ricco dei cinesi, con un patrimonio personale che dopo il collocamentoboom della sua società a Wall Street si aggira sui 25 miliardi di dollari. È balzato fra i primi trenta del mondo. Nel 2005 il fondatore di Alibaba si aggirava, semi-sconosciuto, tra i Vip del World Economic Forum di Davos. Era stato invitato quell’anno come uno dei Young Global Leaders al summit sulle montagne svizzere. Aveva appena compiuto i 40 anni, era una delle tante giovani promesse, un volto sconosciuto per gli occidentali. Non ancora abituato ai riflettori dei media, offriva i suoi biglietti da visita a chiunque volesse degnarlo di attenzione. Lo intervistai, uscì su Repubblica un ritratto del “comunista più ricco”. Il titolo non era una forzatura, uno dei segreti dietro il successo di Jack Ma (vero nome: Ma Yun) è proprio la sua capacità di coltivare eccellenti rapporti con la nomenclatura comunista, pur essendo al tempo stesso il più americano di tutti i grandi imprenditori cinesi. Capitalista rosso, davvero: scrive articoli sul Quotidiano del Popolo, e proprio dalle colonne dell’organo ufficiale del partito comunista ha lanciato uno dei suoi ultimi business, un fondo comune d’investimento per raccogliere il risparmio delle masse. Ma è sensibile alle regole del business che studiò da vicino sulla West Coast degli Stati Uniti. La sua è la perfetta storia del self-made man che incanta il pubblico americano. Quando aveva dieci anni, si faceva 45 minuti in bicicletta ogni mattina, per raggiungere dalla periferia di Hangzhou un hotel del centro dove poteva attaccare bottone coi turisti stranieri, e così imparare l’inglese da autodidatta povero, scroccando lezioni gratis ai viaggiatori venuti dall’America. Quella tenacia gli porta fortuna: è proprio fra i visitatori americani che stringe un’amicizia gravida di conseguenze, Bill Aho, un prof d’inglese che lo invita a casa sua a Seattle. Nella città di Microsoft e di Amazon, a trent’anni Jack Ma ha la sua folgorazione. Non è un esperto d’informatica, anzi a scuola ha sempre avuto pessimi voti in matematica, ma ha il fiuto degli affari. Capisce prima di molti altri, quale potrebbe essere il potenziale sviluppo di Internet in Cina. Di quel soggiorno “iniziatico” in America, gli sono rimasti addosso tanti insegnamenti. Il comunista rosso sa essere “politically correct” come piace ai liberal della West Coast. Ha pubblicamente aderito all’appello di Bill e Melinda Gates, impegnandosi a dedicare in beneficienza almeno la metà del suo patrimonio personale (ha già versato fondi per la ricerca medica). Per piacere agli animalisti americani ha annunciato urbi et orbi che non mangerà mai più la zuppa di pine di pescecane, una prelibatezza della gastronomia cinese. Manda sua figlia alla University of California- Berkeley. E imitando gli exploit alla Richard Branson, per il decimo anniversario della fondazione di Alibaba nel 2009 ha riunito i 16.000 dipendenti in uno stadio di Hangzhou, dove si è presentato con una lunga parrucca bionda e si è lanciato in una interpretazione-karaoke di “Can You Feel The Love Tonight”. Un genio della fusione e contaminazione tra le due culture, cinese e americana. I suoi legami con gli Stati Uniti hanno attraversato crisi tempestose, come i ripetuti litigi con l’azionista Yahoo, che alla fine ha dovuto ridimensionare la propria quota in Alibaba e accettare lo stile dittatoriale con cui Jack Ma dirige il gruppo. In compenso la quotazione di Alibaba ha fatto molto più felici gli americani che i cinesi: il collocamento è andato in larga maggioranza alle banche di Wall Street e ai grandi investitori istituzionali Usa, mentre i piccoli risparmiatori cinesi sono stati tagliati fuori. Il trionfo di venerdì non era scontato, l’ascesa di Jack Ma non è stata priva di incidenti di percorso, anche gravi. La crisi più seria risale a soli due anni fa, nel 2012, quando il titolo Alibaba già quotato a Hong Kong (nel 2007) fu costretto ad abbandonare la Borsa. L’infortunio seguiva una serie di scandali interni, il più importante dei quali fu un episodio di corruzione tra i dipendenti. Ben cento manager di Alibaba vennero licenziati dopo la scoperta che avevano accettato dei venditori disonesti sul sito di commercio online, in cambio di tangenti. Un altro episodio controverso fu lo scorporo di Alipay, la redditizia filiale per i pagamenti online, che Jack Ma si è attribuito come una proprietà personale insieme a pochi amici. L’americano Jack Ma è cinese al 100% quando si tratta di coltivare il “guanxi”, la rete di relazioni su cui ha costruito il suo potere. © RIPRODUZIONE RISERVATA